Lopalco, duro atto di accusa: «Ospedali in affanno, ve lo avevo detto. E in Regione volevano mettermi al rogo...»

Lopalco, duro atto di accusa: «Ospedali in affanno, ve lo avevo detto. E in Regione volevano mettermi al rogo...»
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Domenica 9 Gennaio 2022, 12:54 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 07:06

Il suo post suona come un rimprovero ma l'ex assessore regionale alla Sanità Pierluigi Lopalco torna a occuparsi della questione più scottante in questi giorni di quarta ondata Covid che rischia di travolgere il sistema sanitario pugliese.

Il post su Facebook

«Già prima della scorsa estate, con le coperture vaccinali ormai promettenti, avevo provato a suggerire un cambio di strategia di vera convivenza con il virus nei nostri ospedali. Ovvero di preparare nei reparti non-Covid, aree Covid in cui ricoverare pazienti portatori del virus. E sì, perché con la progressiva endemicizzazione del virus i portatori saranno sempre più numerosi e supereranno di gran lunga i malati».

Lo scrive su Facebook l'ex assessore alla Sanità della Regione Puglia, il professore Lopalco, affrontando il problema degli ospedali in affanno nei ricoveri. «Con l'avvento di omicron - prosegue - questa situazione è diventata drammatica ed il sistema ospedaliero non sa più dove mettere chi si ricovera per un motivo qualsiasi e all'ingresso in ospedale scopre di essere portatore del virus».

Secondo Lopalco, chi arriva in ospedale per un'altra patologia e risulta positivo al tampone dovrebbe essere messo in isolamento in aree create apposta all'interno degli ospedali stessi. «Io lo proposi nella mia Regione e per poco non mi arsero sul rogo come eretico», sottolinea. «Siamo ancora in tempo - conclude - a preparare i nostri reparti e i nostri operatori a gestire SARS-CoV-2 come dovrebbe essere gestito qualsiasi altro microrganismo respiratorio.

Se non altro perché non possiamo mica tenere aperti ospedali Covid per tutta la vita. La strategia di convivenza con il virus significa questo. A beh, certo, però serve una strategia ed il coraggio di attuarla». 

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