Boom di laureati, ma i ragazzi preferiscono studiare fuori Regione

Boom di laureati, ma i ragazzi preferiscono studiare fuori Regione
di Giuseppe ANDRIANI
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Venerdì 29 Aprile 2022, 05:00

Fuga dalle università della Puglia. I residenti che si laureano aumentano, ma sempre più spesso lo fanno altrove. È la fotografia della situazione legata all’università pugliese che emerge dai numeri diffusi dal Ministero per l’Istruzione e la Ricerca. Nel 2020, nell’anno falcidiato dal covid, i residenti in Puglia ad aver conseguito il titolo di laurea (tra triennali, magistrali e magistrali a ciclo unico) sono stati 25.202 persone, ma di questi solo 14.046 hanno studiato in un ateneo pugliese. Vi sono, cioè, 11mila residenti nella nostra Regione che hanno deciso di andare altrove per studiare. Lo stesso dato, effettuando la sottrazione tra i due numeri, nel 2014 faceva segnare un timido 8.331. In sette anni la situazione è peggiorata, si è aggravata: una vera e propria fuga. 

Due precisazioni: la statistica, tra i laureati negli atenei pugliesi, tiene conto chiaramente di coloro che vengono da fuori Regione, ma il saldo non cambia, sintomo evidente che l’ingresso di studenti non compensa minimamente la fuga a cui invece si assiste ormai da diversi decenni. Altro discorso da tener presente è che l’analisi dei laureati chiaramente riflette delle dinamiche legate alle iscrizioni di almeno tre anni prima, in caso di triennali e di due o cinque in caso di magistrali. 
Eppure a conti fatti, il saldo resta negativo.

Vi sono almeno 11mila studenti che nel 2020 si sono laureati altrove. E rappresentano quasi la metà degli studenti pugliesi che sono riusciti a raggiungere il prestigioso traguardo in quell’anno. A dimostrazione di ciò il fatto che nonostante il numero dei laureati pugliesi sia in costante crescita da oltre dieci anni, coloro che lo fanno in Puglia sono gli stessi, con qualche picco (2016 e 2019, per esempio) ma neppure chissà quanto sostanzioso, attestandosi comunque in una forbice compresa tra le 14.000 e le 15.000 persone. Discorso diverso per i residenti in Puglia (uno studente fuori sede solitamente non sposta la propria residenza) che si laureano: erano 22.151 nel 2010, sono 3.100 in più nel 2020, nonostante una stagione complicata a causa della pandemia. 

Come fermare l'emorragia?

Il piano della Regione promosso l’anno scorso per il rientro dei cervelli ha funzionato? Sembra ancora presto per dirlo, ma va considerato che una prima, parziale e sommaria analisi sulle immatricolazioni nel 2021/22 non restituisce una fotografia ricca di aumenti, anzi l’università più grande e popolosa, quella di Bari, ha perso il 7% degli iscritti al primo anno.
Una fuga di cervelli che diventa preoccupante. E che per ora è un’emorragia senza freno. Le politiche di recupero sono in atto, dall’incremento di alcuni corsi (fondamentale quello di Medicina a Lecce, per quanto gli effetti si vedranno probabilmente tra almeno cinque anni; così come la volontà di istituire anche Infermieristica in Unisalento) al post-laurea, con dottorati e master che sono innegabilmente aumentati negli ultimi due o tre anni e per cui il Pnrr costituirà un investimento fondamentale. La vera domanda è: basterà? 
Eppure non è tutto un cumulo di macerie. C’è anche chi è cresciuto, sul fronte del numero dei laureati: è il caso dell’Università di Foggia, la più piccola per iscritti tra le quattro pubbliche pugliesi, ma anche quella con un’espansione più rapida. Se nel 2015 si laureavano nel capoluogo dauno 1493 persone in un anno, cinque anni più tardi, nonostante la pandemia, hanno conseguito il titolo esattamente 400 ragazzi in più. Ancora un dato: ovunque le donne che si laureano doppiano gli uomini (fa eccezione la Iulm di Casamassima, ateneo privato). Ma il problema più grande resta capire come tornare a essere attrattivi e come sfruttare i due anni vissuti a casa per abbassare il saldo di coloro che decidono di andare a studiare altrove. Altrimenti continuerà a essere un’emorragia.
 

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