«Gli invalidi nel Mezzogiorno? La salute l’ho persa nei campi»

«Gli invalidi nel Mezzogiorno? La salute l’ho persa nei campi»
di Nicola Quaranta
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Martedì 5 Aprile 2016, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 19:36
LECCE - «Pensionati costretti a vivere con meno di 700 euro al mese? Siamo in tanti. Tutti si scandalizzano ma è una storia assai nota. E hanno pure il coraggio di rendere pubblici questi dati». Rosa Russo, 75 anni, originaria di Calimera e residente a Melendugno, alle spalle una vita nei campi e nel sindacato, in prima linea in passato nelle lotte al caporalato. Nel cuore tanto rabbia. In tasca l'essenziale per affrontare le emergenze quotidiane. 
Cosa prova dinanzi ai dati pubblicati dall'Inps?
«Tanta rabbia. Leggo tanto e ascolto spesso i dibattiti in Tv e non accetto che lo stupore di fronte a questi numeri. E da tempo che denunciamo le nostre difficoltà. E la cosa che più mi fa innervosire è che poi si punta il dito contro il Sud».
In che senso?
«Puntualmente emergono dati che attestano l'elevato numero di pensioni di invalidità nel Meridione. Se ci sono delle irregolarità è giusto che vengano a galla. Ma una cosa deve risultare chiara: Al Sud le condizioni di lavoro storicamente sono sempre state più pesanti rispetto al Nord. E meno garantite. Donne e uomini, braccianti che impegnati per una vita nei lavori nei campi portano i segni sul loro corpo della fatica e dello sfruttamento. E che raggiunta l'età della pensione si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano per continuare a campare».
Anche lei ha lavorato a lungo nei campi?
«Certo, nella raccolta delle oliva come nella fabbrica dei tabacchi. Ho lavorato sino al 2001. oggi percepisco una pensione di 680 euro. E con quella vado avanti. Mio marito, invece, ha svolto l'attività di pescatore. Altre condizioni di lavoro pesanti, per le quali paga lo scotto sul piano della Salute. Oggi, nonostante abbia regolarmente versato i contributi, prende una pensione di 480 euro al mese. E 80 euro ogni tre mesi è la somma che percepisce per aver lavorato un anno e mezzo in Germania». 
E oggi tirate avanti?
«Insieme. Per fortuna abbiamo una casa, realizzata con il sudore e con i risparmi. Mio marito ha venduto il peschereccio e abbiamo potuto mettere su un appartamento anche per nostra figlia. É paradossale. Ma le nostre pensioni, già basse, sono persino un ammortizzatore sociale per i nostri figli. Quando possiamo diamo una mano, a costo di rinunciare ad ogni tipo di svago. Mai una sera a cena fuori e neppure una pizza d'asporto: sono piccole cose, non è vero? Per altri. Per noi sono un lusso».
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