Affitti brevi ed evasione: da gennaio il giro di vite

Affitti brevi ed evasione: da gennaio il giro di vite
di Rita DE BERNART
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Martedì 20 Dicembre 2022, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 09:31


Affitti brevi e sommerso: il Governo prova a mettere un argine all'illegalità dilagante. Un fenomeno che, con l'esplosione di nuove formule di alloggio e della piattaforma Airbnb, ha fatto registrare un'escalation in tutto il Paese e che quest'anno dopo un calo del 60% dovuto alla pandemia, tornerà a 950mila abitazioni locate.

La Puglia è già corsa ai ripari


La Puglia non fa eccezione, anzi, proprio per la forte presenza del turismo che non appare, la Regione si è portata avanti nel 2020 introducendo l'obbligo del CIS, codice identificativo di struttura per poter pubblicizzare gli alloggi.

La strada intrapresa dalla Comunità Europea e dall'Italia è ora quella di una normativa più stringente. Il Consiglio dei ministri, il primo dicembre scorso, ha approvato il decreto legislativo di recepimento della direttiva Dac7 sulla cooperazione amministrativa nel settore fiscale. Ottenuti i pareri necessari, le nuove norme dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio: i codici fiscali dei locatori, i redditi percepiti e i dati catastali degli immobili affittati dovranno essere comunicati all'agenzia delle Entrate; gli host che non metteranno a disposizione questi dati rischieranno di essere «bloccati».

Gli obblighi in vigore


Giovedì inoltre la Corte di giustizia europea farà definitivamente chiarezza sull'obbligo da parte di Airbnb di effettuare la ritenuta fiscale sui pagamenti; restano inoltre gli obblighi già in vigore in Italia: la ritenuta fiscale del 21% sui canoni riscossi per i locatori, la trasmissione dei dati alle Entrate entro il 30 giugno dell'anno successivo e l'obbligo di comunicare i dati degli alloggiati alla questura. La formula della locazione breve spopola soprattutto nelle grandi città ma anche in molte località balneari. Un giro d'affari milionario che resta in larga parte non tracciato. Ma quanto costa affittare su un portale online? Non è poi così economico: Milano è la più cara d'Italia, un monolocale in centro arriva a costare 150 euro a notte, 95 in zona semi centrale; un bilocale invece ne costa 200 in centro e 140 in zone più distanti. Seguono Venezia e Roma, rispettivamente a 145 e 140 per un monolocale in centro, a Firenze costa 115, a Venezia, Verona e Matera 100. Tra le Pugliesi troviamo Bari dove per un monolocale in centro si paga circa 75 euro a pernottamento e per un bilocale 95, più economica Taranto dove con 50 euro si può prendere in affitto un monolocale in centro, con 45 in altre zone, mentre ne sono sufficienti 60 per un bilocale.

Gli imprenditori


Soddisfazione tra gli imprenditori che da tempo chiedono un intervento deciso sul tema. «Si tratta di un fenomeno che non può essere lasciato alla deriva commenta Massimo Salomone, coordinatore di Confindustria Puglia turismo. Già quest'anno su segnalazione delle associazioni di categoria ci sono stati diversi controlli ed in Puglia abbiamo già fatto dei passi importanti con l'introduzione del Cis. Purtroppo in questo caso i controlli poi spettano ai Comuni che non hanno abbastanza personale. Ma questo è un fenomeno che va regolamentato perché non è tracciabile e non crea indotto; inoltre ha alimentato il fenomeno sociale dello svuotamento dei centri storici».
Insomma il sommerso fa male al settore alberghiero, alle politiche abitative dei territori e anche agli stessi operatori del segmento dell'extralberghiero che operano nella piena legalità. «La lotta all'evasione dice Raffaele Bitetti, rappresentante dell'associazione Alea dell'extralberghiero Lecce- parte dall'unione di tutti i provvedimenti che si stanno per adottare, l'incrocio dei dati finalmente sarà determinante: con le comunicazioni degli ospiti in Questura, le transazioni provenienti dalle OTA (Airbnb, Booking), la registrazioni di tutte le locazioni turistiche con il Codice identificativo (alcune regioni lo hanno già istituito), l'Agenzia delle Entrate avrà tutti gli strumenti per intercettare ogni produzione di reddito da locazione. Resta però sempre da sottolineare come lo sviluppo in termini di nuove aperture sia sempre crescente e ciò non perché i proprietari abbiano voglia di crearsi una nuova fonte di reddito proveniente dallo sfruttamento immobiliare turistico a danno di quello residenziale, ma per tutelarsi dalla scarsa considerazione della figura del proprietario di casa rispetto a quella dell'affittuario di lunga durata con classico contratto di locazione. In sede giudiziale i proprietari di immobili vuoti, preferiscono destinarli al mercato del breve».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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