«Anche la pizza è un lusso per me che ho lavorato tutta una vita»

«Anche la pizza è un lusso per me che ho lavorato tutta una vita»
di Nicola Quaranta
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Martedì 5 Aprile 2016, 06:23 - Ultimo aggiornamento: 19:49
«Come si vive con una pensione media di 750 euro? Anche una cena in pizzeria è un lusso che non ci si può permettere. E pensare che c'è chi, dopo una vita di lavoro, percepisce anche meno». Abramo Toma, 67 anni, di Ruffano, si ritiene persino un “privilegiato” rispetto a tanti suoi coetanei. E per una semplice ragione: lui a casa insieme a una pensione elargita dalla Stato Italiano di 502 euro, può contare anche su un'ulteriore indennità pensionistica di 279 euro: una pensione estera maturata grazie agli 11 anni trascorsi da emigrante in Svizzera. 
Sacrifici alle spalle. Ed oggi che è pensionato?
«Vivo facendo i conti al centesimo. E devo benedire proprio quella pensione estera di 279 euro, frutto dell'esperienza lavorativa in Svizzera. Lì mi sono specializzato, come perito tessitore».
Rientrato in Italia?
«Ho aperto un'attività di commercio ambulante di frutta e verdura, portata avanti per 17 anni. Come lavoratore autonomo ho regolarmente versato e integrato i contribuiti. In definitiva ho raggiunto i requisiti per beneficiare della pensione di anzianità. E dopo aver versato ben 1.936 contributi, il risultato è questo: lo Stato Italiano mi riconosce soltanto 502 euro al mese. Soltanto grazie alla pensione estera di 279 euro riesco a entrare tra i pensionati che godono, per così dire, di una pensione che ruota attorno alla media nazionale: 780 euro al mese». 
Una vecchiaia, dunque, in salita?
«Io ho la fortuna, grazie a una vita di sacrifici in Italia e all'estero, di possedere comunque una casa. Ciononostante devo fare i conti con le spese sanitarie, le tasse, le bollette. Al netto delle uscite, lascio immaginare cosa può restare in tasca. Mai uno svago fuori, di viaggi non ne parliamo. Oggi trascorro le giornate dedicandomi da volontario anche all'attività del sindacato. E' una maniera per battermi, nel mio piccolo e al fianco della Cgil Spi, affinché ai pensionati siano riconosciuti diritti e condizioni di vita migliori. Ma le prospettive sono persino peggiori. E mettono i brividi».
Lei ha figli?
«Due, entrambi sposati. E lavorano». 
E per loro, da pensionati, quale futuro vede?
«Non vedo futuro, non vedo neppure garantita quella “miseria” che oggi lo Stato riesce a liquidare ogni mese. E' questo l'aspetto che più mi angoscia. Oggi un giovane inizia a lavorare più tardi e con contratti, a tempo determinato o part time, assai diversi rispetto a quelli del passato. Cosa possono accumulare in termini di contributi? Nulla. Certo che si può fare ricorso alla pensione integrativa. Ma per accedervi dovresti godere comunque di un reddito che ti consenta di mettere da parte qualche risparmio. Ecco perché se penso al futuro mi assale l'angoscia».
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