Parco eolico a San Cataldo, i balneari: «Non diciamo di no, ma limitiamo i danni»

Parco eolico a San Cataldo, i balneari: «Non diciamo di no, ma limitiamo i danni»
di Katia PERRONE
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Sabato 26 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 09:19

Parco eolico di fronte a San Cataldo, i titolari degli stabilimenti balneari - che potrebbero essere costretti ad accogliere i loro ospiti con all’orizzonte 98 pale eoliche - restano cauti, anche se preoccupati: «La direzione non può che essere quella delle energie rinnovabili, ma valutiamo bene il progetto per limitare i danni».

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Il progetto depositato al ministero


Salento: il sole, il mare e il vento.

Più che un detto popolare, diventato negli ultimi anni quasi uno slogan di promozione turistica, l’espressione sembra quasi essere diventata una condanna. Sole, mare e vento diventano sempre più risorse da sfruttare per la produzione di energia rinnovabile. Con gli impianti fotovoltaici e i parchi eolici, per terra e ora anche per mare. Da nord a sud. Da Brindisi fino a Santa Maria di Leuca, con due tappe obbligate: Otranto e San Cataldo. Perché non fanno in tempo i salentini a disquisire sull’impatto del primo impianto eolico offshore che dovrebbe sorgere tra Castro e Otranto, che già si ritrovano a dover valutare l’utilità o meno di un secondo impianto che dovrebbe sorgere, secondo un progetto depositato al Ministero della Transizione ecologica dalla Falck Renewables, nelle acque al largo di San Cataldo. Numeri alla mano, il progetto presentato al ministero e soggetto a Valutazione di Impatto Ambientale, riguarda l’istallazione di 98 pale eoliche alte al massimo 300 metri del parco eolico offshore flottante, distanti dalla costa tra gli 8.7 chilometri e i 21.9, e con una profondità compresa tra i 70 metri e 125 metri circa.

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I dubbi dei balneari


Un progetto che nel giro di poche ore ha impensierito, e non poco, gli imprenditori della zona. Soprattutto quelli balneari, sorpresi da un progetto del quale non sanno nulla ma che, data la situazione attuale e la crisi tra Russia e Ucraina, con conseguenze di costi e rincari anche per l’Italia, non sentono di bocciare a priori. Una soluzione, e la maggior parte di loro è d’accordo su questo, si deve comunque trovare. 
«Se le politiche energetiche, nazionale e mondiale – commenta Alfredo Prete – titolare di Lido York a San Cataldo – spingono verso questo tipo di soluzioni mi sembra difficile che si prendano altre strade». Ed il recente passato forse ci ha insegnato qualcosa. «Eravamo tutti contrari alla Tap – aggiunge Prete – ,alla fine l’opera è stata realizzata e la multinazionale è andata via senza darci un minimo di ristoro. Dobbiamo stare molto attenti nel dire no a prescindere, perché se poi accade quanto accaduto per Tap, si rischia per l’ennesima volta di essere beffati. Sicuramente si tratta di progetti impattanti, cerchiamo almeno di capire come fare per poter subire meno danni possibili, anche economici».
Il progetto indubbiamente è da valutare, ne sono certi gli imprenditori, almeno dopo aver avuto la possibilità di consultare tutta la documentazione. «È chiaro che non possiamo dire no a prescindere – aggiunge Giuseppe Mancarella, presidente provinciale di CNA Balneari – abbiamo detto troppi no su tutto e oggi ci ritroviamo, vista la situazione attuale, a dover dipendere da altri Stati. Sicuramente dovremo valutare l’impatto visivo di questo tipo di impianto, anche se con una distanza di 10 chilometri dalla costa non credo che dovrebbe essere un problema. Vogliamo valutare con documenti alla mano. Di questo progetto non sappiamo nulla e non penso sia nato dall’oggi al domani, e che per puro caso sia stato individuato questo tratto di costa tra Brindisi e le marine leccesi». Quanto mai urgente, quindi, diventa un confronto con le Amministrazioni coinvolte. «Sicuramente chiederemo un incontro ai due sindaci Salvemini e Rossi – conclude Mancarella – per capire da quanto tempo erano a conoscenza di questo progetto e che cosa hanno fatto fino ad ora. Nessuna delle comunità interessate è stata coinvolta, ed era un nostro diritto essere informati». Secco Mauro Della Valle, titolare del lido Sole Luna. «A noi balneari ci stanno cacciando mentre poi accolgono nel nostro mare una multinazionale con un impianto di simile portata».

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