«Morti ma assistiti, basta con gli sprechi»

«Morti ma assistiti, basta con gli sprechi»
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 09:14

«Hanno soldi per “curare” chi è già morto e non ne hanno per curare chi sta sulla terra. E ora basta con gli sprechi».

È sarcastico il commento di Anna Maria De Filippi, presidente regionale del Tribunale per i Diritti del Malato: il riferimento è ai 164 deceduti che sono ancora assistiti attraverso il rimborso erogato ai medici. Una cifra svelata dall’inchiesta di Quotidiano che incrocia i dati dei centenari realmente in vita (secondo l’anagrafe dei Comuni) e quelli “falsi” nei registri dell’Asl. Una cifra che potrebbe essere ancora maggiore: i 164 sono la sommatoria del distretto di Lecce (dieci Comuni compreso il capoluogo) e della cittadina di Squinzano, ma simili discrepanze sono segnalate anche in altre zone del Salento.

L’Asl paga la quota per assistito (48 euro l’anno lorde) ai medici di famiglia che li hanno in carico.

E quella dei centenari potrebbe essere solo la punta dell’iceberg: oltre al problema dei defunti viventi, c’è quello di un’anagrafe che non riesce a stare dietro ai trasferiti arrivando anche al paradosso – reso noto dal segretario regionale dello Snami, Antonio Chiodo – di un medico di famiglia che si è visto sforbiciare il suo elenco assistiti di 95 persone che, secondo la Asl, si erano trasferiti a Palermo.

Il caso è al vaglio della magistratura e la Procura, nelle prossime ore, valuterà se ci sono gli estremi per aprire un’inchiesta. Un’anomalia che, va detto, non riguarda solo il Salento, ma è un’autentica piaga nazionale. La Procura, ma non solo. Nelle prossime ore le cifre saranno valutate anche dall’Asl di Lecce, come pure, ad assicurare maggiori controlli, c’è l’Ordine dei medici.

«Lo spreco – afferma de Filippi – non è soltanto quello della famosa siringa che al Sud costa molto più che al Nord. Non è ammissibile che ci siano defunti in vita e che si spendano risorse per chi non c’è più. Come Tribunale per i Diritti del Malato stiamo accanto a tante persone che non riescono ad accedere alle cure e fa male che ci sia una gestione disattenta delle risorse. Vediamo gli anziani e i loro parenti, così disorientati dall’organizzazione caotica che regna nella Asl che ormai non sanno più quali sono i loro diritti. Siamo all’assurdo – rincara la presidente del Tribunale per i Diritti del Malato – bisogna che il sistema delle informazioni nella pubblica amministrazione sia circolare. È così difficile?».

Se la comunicazione dell’avvenuto decesso fosse fatta contestualmente a tutte le anagrafi, tramite sistemi informatici in rete, non si arriverebbe a situazione “monstre”. Questa la tesi della De Filippi che richiama i cittadini a un ruolo attivo per aiutare che gli iter nella pubblica amministrazione siano corretti. «Anche il cittadino deve essere attivo e farsi parte diligente comunicando alle varie amministrazioni l’avvenuto decesso di un parente». Questa la convinzione della responsabile del Tdm che racconta come lei stessa, alla morte del fratello, ricevette dalla Germania l’assegno della pensione che restituì perché «era morto il 10 e non avevamo diritto all’intero mese».

Restituì tutto e dalla Germania risposero facendole i complimenti: il gesto non è di quelli che sono consueti, almeno in Italia. E poi arriva la bordata finale: «Dicono di recuperare le somme dai medici curanti? A ognuno deve andare il giusto perché altrimenti si ledono i diritti dei veri malati. Se non riusciamo ad avere un modello informatico che con i controlli incrociati renda giustizia a tutti, ci saranno sempre meno risorse e spazio per i furbetti».

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