Antonio Montinaro: la strage di Capaci e la frattura tra fratelli. La verità di Matilde: «Il dovere della testimonianza per dare voce a chi non l'ha più»

"La qualità della vita non risiede nel tempo vissuto, quanto piuttosto nel tempo utilizzato per farsi amare e per amare"

Antonio e Matilde Montinaro
Antonio e Matilde Montinaro
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Sabato 8 Ottobre 2022, 17:02 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 18:45

Un mese dalle cerimonie per i 60 anni che avrebbe compiuto Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci col giudice, la moglie e gli altri due agenti. Ma anche un mese dalla polemica sollevata dalla lettera con cui Brizio Montinaro, uno dei fratelli del poliziotto, ha comunicato i motivi per cui non sarebbe stato presente alle manifestazioni di Calimera (qui la lettera inviata al questore per spiegare le ragioni della propria assenza) organizzate per l'occasione. Passati tutti questi giorni, arriva la replica della sorella, Matilde Montinaro, indicata come responsabile della spaccatura in famiglia in virtù di un atteggiamento "egotico e narcisista" in occasione della costituzione dell'associazione "Nomeni per Antonio Montinaro".

La lettera di risposta

Matilde Montinaro, attraverso l'avvocato Elisabetta Civino, spiega: «La rottura del rapporto di fratellanza con Brizio non è avvenuta per mia volontà, bensì per il carattere spigoloso che lo ha portato a rompere i rapporti non solo con me, ma anche con le altre sorelle, per motivi a lui ben noti.

Credo che Brizio abbia un po’ le idee confuse e dimentichi che l’Associazione “Nomeni per Antonio Montinaro” è stata fortemente voluta dal signor Vito Bergamo. Infatti, tutto ha avuto inizio nel 2007, quando proprio Vito Bergamo ha avuto l’idea di presentare un progetto nelle scuole, istituendo un Premio nel nome di Antonio: ne parlò con nostra madre e, su consiglio della stessa - forte della volontà espressa da lei - decise di coinvolgermi, presentandosi a casa mia e chiedendomi di far parte di quel progetto. Il lavoro svolto nelle scuole fu straordinario e Vito pensò di continuare quel percorso istituendo un’Associazione che portasse il nome di Antonio».

La nascita dell'associazione

Nella lettera si spiega come «mai e ripeto mai da parte di Brizio, né di qualcun altro, c’è stata la volontà di far parte dell’Associazione; né tanto meno se ne parlò a Palermo, nel maggio 2008. È inconcepibile e molto irrispettoso, inoltre, nei confronti della dottoressa Rossana Roma che Brizio si arroghi il merito di essersi attivato per l’elaborazione dello statuto associativo; tale documento fu redatto, infatti, dalla stessa Rossana, con lo sguardo attento del compianto amico Luigi Russo. Per la realizzazione del logo, invece, chiedemmo a Brizio di suggerirci un grafico che lo realizzasse ad un prezzo modico e lui gentilmente ci suggerì il nome di un suo amico, che infatti lo realizzò gratuitamente. Nel settembre 2008 si diede lettura dello statuto dell’Associazione alla presenza delle Istituzioni e della famiglia: si tesserarono come soci sostenitori dell’Associazione. Brizio e Donata erano sempre e costantemente presenti agli eventi nel periodo immediatamente successivo. Donata, soprattutto, mi appoggiava e m’incoraggiava ad andare avanti perché, a suo dire, ero l’unica, a quei tempi, ad avere il tempo (e non solo) per poterlo fare».

Le assenze e la testimonianza

Commemorare la memoria di Antonio Montinaro, spiega nella lettera la sorella Matilde in risposta all'assenza di Brizio a Calimera, «è un dovere morale che prescinde da contrasti familiari e da chi organizza gli stessi; inoltre, nessuna frase scomposta e sguaiata potrà mai macchiare la bellezza del percorso della nostra Associazione: mai - e ripeto mai - essa fermerà la mia voce, che non è solo mia, ma è anche e soprattutto quella di Antonio, che voce non ha più. Io continuerò a raccontare di Antonio, della sua breve ma intensa vita, del ricordo che ci ha lasciato e che so bene non appartenere solo a me, ma ad ognuno di noi fratelli e, anzi, direi all’Italia intera. Ricordare è importante perché ci fa riflettere, ci ripropone dei “pezzi” del passato per utilizzarli al meglio per l’oggi e per l’avvenire. Quel passato io lo ritrovo incontrando i figli di Antonio, sua moglie, il nipotino che porta il suo nome e quanti lo hanno conosciuto in quegli ultimi anni a Palermo: così, io provo ad aggiungere, come in un mosaico, i tasselli mancanti a quel passato, in cui ognuno di essi racconta una storia diversa, che non conosco, che non conosciamo e che, nella sua interezza, costituisce un unico capolavoro: la Storia di Antonio.  Antonio diceva sempre che la qualità della vita non risiede nel tempo vissuto, quanto piuttosto nel tempo utilizzato per farsi amare e per amare».
 

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