L'allarme del procuratore De Castris in Commissione antimafia: ​«Evidenti rapporti tra organizzazioni criminali e candidati»

L'audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia

L'allarme del procuratore De Castris in Commissione antimafia: «Evidenti rapporti tra organizzazioni criminali e candidati»
L'allarme del procuratore De Castris in Commissione antimafia: ​«Evidenti rapporti tra organizzazioni criminali e candidati»
4 Minuti di Lettura
Martedì 7 Novembre 2023, 15:10 - Ultimo aggiornamento: 16:42

«Preoccupa che in ogni periodo precedente o successivo a una tornata elettorale» dalle attività di intercettazione emergono «evidenti rapporti tra organizzazioni criminali e candidati. Ciò riguarda le elezioni amministrative e tutte le forze politiche. È un campanello di allarme che mi sento di rivolgere». Lo ha affermato Leonardo de Castris, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia

Leone de Castris ha poi riferito che «c'è una grande corruzione nella pubblica amministrazione, a parte quello che avviene con la politica.

Certo la corruzione è endemica nel nostro Paese. A Lecce, ad esempio, veniamo da indagini sul distretto (giudiziario, ndr) di Bari, con sentenze che venivano vendute in cambio di contanti. Non avrei mai potuto immaginare una cosa del genere». «C'era chi vendeva le proprie sentenze per comprare le armi clandestine. Stiamo peggiorando - ha concluso - nell'etica della cosa pubblica. Il principio del servizio è un pò venuto meno». Il riferimento di Leone de Castris è soprattutto all'inchiesta relativa all'ex gip del tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis, condannato dalla Corte d'appello di Lecce a 9 anni di reclusione per traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, del relativo munizionamento e di ricettazione. In un altro processo il gup del Tribunale di Lecce, in primo grado, ha condannato De Beneditcis a 9 anni e 8 mesi di reclusione per quattro episodi di corruzione in atti giudiziari relativi a presunte tangenti intascate in cambio di scarcerazioni. 

Il fenomeno del riciclaggio

«Il fenomeno dell'estorsione e del pizzo, da noi, salvo in alcune realtà degradate della provincia di Foggia, alcune zone di Taranto e residualmente alcune del Brindisino, è quasi del tutto scomparso o residuale» ha aggiunto il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. «Sono ridotte le rapine e quasi scomparsi i fatti di sangue, quest'anno con una leggera controtendenza», ha continuato. Il procuratore ha tuttavia sottolineato il «massiccio e preoccupante fenomeno del riciclaggio» di denaro considerata anche «l'enorme liquidità che deriva dal traffico di stupefacenti».

Il problema delle carceri

In carcere «solo a Lecce lo scorso mese» abbiamo eseguito il sequestro di «36 cellulari, microtelefonini e telefoni criptati. Bisogna intervenire sia sull'efficacia dei controlli che sull'accesso dei droni nei perimetri carcerari», continua il procuratore osservando che molti telefoni «arrivano in prossimità delle sbarre» proprio attraverso i droni.

Da parte delle organizzazioni criminali, ha detto ancora, c'è un «ricorso massiccio alle piattaforme informatiche che consentono conversazioni criptate». E ha sottolineato che «la gran parte delle transazioni internazionali che riguardano le sostanze stupefacenti riguardano queste piattaforme».

La questione migranti

Il fenomeno migratorio sulla costa pugliese di Santa Maria di Leuca «è poco noto anche perché non ci sono i numeri a cui siamo abituati a Lampedusa. Da noi arrivano barche a vela con 50-60 persone a bordo, il ma traffico è costante e riguarda, come zone di partenza, la Turchia e in parte anche la Grecia». Leone de Castris ha rimarcato che quella stessa rotta porta «a seconda dei venti» allo sbarco sulla «costa pugliese (Santa Maria di Leuca) o sulla costa jonica calabrese». Il procuratore pur sottolineando che «non c'è accostamento tra il fenomeno migratorio e il terrorismo», ha osservato tuttavia che si tratta di «una rotta che riguarda soggetti provenienti da Siria, Iraq, Iran, Pakistan, al momento cuore dello jihadismo». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA