Depuratore a Porto Cesareo, la Regione prende tempo: c'è un nuovo progetto

Depuratore a Porto Cesareo, la Regione prende tempo: c'è un nuovo progetto
di Francesco DE PASCALIS
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Venerdì 28 Maggio 2021, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 22:32

Ennesima commissione regionale Ambiente sul depuratore di Porto Cesareo ed ennesimo colpo di scena, con nuovo rimando dell’autorizzazione provvisoria allo scarico a mare a Nardò, soluzione indicata anche dal Ministero della transizione ecologica. Ma invece spunta un nuovo progetto di “barriere drenanti” da discutere in un tavolo tecnico l’8 giugno con i Comuni di Nardò e Porto Cesareo. Benzina sul fuoco delle già roventi polemiche quindi, con prese di posizioni tanto del sindaco di Porto Cesareo Silvia Tarantino che dei consiglieri regionali Fabiano Amati e Paolo Pagliaro. Soddisfazione invece per il vicepresidente del consiglio regionale, il neretino Cristian Casili. 

Spunta un nuovo progetto: le barriere drenanti

 

«Ancora una volta la Regione decide di non decidere – attacca Paolo Pagliaro - continuando lo sconcertante gioco dei rinvii e negando l’autorizzazione provvisoria all’entrata in esercizio del nuovo depuratore di Porto Cesareo, completato e collettato ma ancora fermo». Oggetto della discussione la proposta dell’assessore Raffaele Piemontese: delle barriere o trincee drenanti. «Noi diciamo no a questa ipotesi, perché sarà solo un’ennesima perdita di tempo - conclude Pagliaro – . Bastava autorizzare lo scarico in battigia e dare il via agli allacci di 600 utenze già censite, liberando Porto Cesareo dall’incubo dell’inquinamento ambientale e dall’infrazione da parte della Corte di Giustizia europea».

La rabbia del sindaco

Tanta la rabbia dal sindaco Silvia Tarantino e dall’assessore all’ambiente Eugenio Sambati, che a più riprese hanno ricordato il calvario di 42 anni di progetti approvati e poi bloccati: «Siamo alla farsa finale. Non credevamo alle nostre orecchie quando ci hanno illustrato la quarta ipotesi progettuale pur di non autorizzare nell’immediato l’autorizzazione provvisoria allo scarico e mettere in sicurezza il territorio. Un’ipotesi progettuale sulla cui fattibilità esistono molte riserve, anche perché dove realizzata non ha prodotto gli effetti sperati, tipo Fasano. Siamo stanchi e pronti alla mobilitazione a difesa di un territorio sotto continua minaccia dell’inquinamento ambientale, per colpa di scelte politiche e tecniche miopi e che hanno come solo ed unico obiettivo quello di allungare i tempi».

La bocciatura di Amati

 

Pesante la posizione di Fabiano Amati consigliere del Pd che sostiene la maggioranza di Michele Emiliano. «Non ci siamo, la depurazione posta al servizio di cause politiche, peraltro infondate, non può essere sostenuta - attacca forte Amati -. Non si può tergiversare: si vuole evitare oppure no l’inquinamento di Porto Cesareo e Nardò con un’autorizzazione provvisoria allo scarico? Sia chiaro che ogni ulteriore ipotesi di modifica dello schema idraulico, introducendo le trincee drenanti, non comporta la modifica del recapito finale, ed a mio avviso non è sostenibile.

Qualsiasi fantasia o lungaggine nasconde la necessità di assecondare dispute politiche infondate». 

Soddisfatto Casili

Soddisfatto invece il consigliere neretino Cristian Casili del M5S. «Condivido l’ipotesi idraulica presentata in Commissione, che supera le criticità del recapito finale delle acque trattate dal depuratore di Porto Cesareo. Il nuovo progetto si presenta come soluzione alternativa per cercare di superare l’impasse con il ministero dell’Ambiente relativa al precedente progetto dello “scarico zero” che prevedeva il riuso integrale in agricoltura e per altri usi civili ed industriali ed eco-filtri sul suolo, che ha portato all’odierna situazione di stallo. Uno stallo superato dall’attuale previsione di un progetto».

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