Casarano sotto scacco tra roghi, bombe e racket. La paura delle gente: «Stanno alzando il tiro»

Casarano sotto scacco tra roghi, bombe e racket. La paura delle gente: «Stanno alzando il tiro»
di Roberta GRASSI
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Giovedì 29 Dicembre 2022, 05:00

L’albero di Natale al centro della piazza è altissimo, e gli addobbi sono i pensierini dei bimbi contro la guerra, contro la mafia. «Se ci diamo una mano, i miracoli si faranno». Il messaggio non ha nulla a che vedere con i raid incendiari, sei attentati in un mese: auto bruciate, l’azienda dei rifiuti nel mirino e come se non bastasse pure una bomba.  Eppure ricalca, inconsapevolmente, l’appello del comitato cittadino di Libera, contro tutte le mafie: «C’è bisogno di unità. Di consapevolezza. Dobbiamo unirci. Abbiamo bisogno di un segnale, di sentire le istituzioni al nostro fianco. Siamo preoccupati». 

L'albero di Natale e la ruota panoramica nella città "deserta"

Anche a Casarano è tempo di feste.

Il Natale è arrivato anche qui, nonostante gli incendi. Addobbi ovunque. Alberelli, fiocchi e le canzoncine di Natale. E c’è persino la ruota panoramica. Ma gira a vuoto. I negozi sono aperti, però le strade sono deserte: del resto è mezzogiorno, di un giorno infrasettimanale a cavallo tra Natale e Capodanno. Parlare degli attentati, è un tabù. In giro, un sentimento misto: assuefazione e paura. Il film è già visto: «Anni fa - racconta qualcuno a mezza voce- si cominciò con gli incendi, le bombe, e alla fine ci fu un omicidio». Il riferimento è all’esecuzione di Augustino Potenza, nel parcheggio di un centro commerciale. Anno domini 2016. Ma nessuno, nel formulare ipotesi e congetture, ritiene che la questione roghi sia da ricondurre a controversie private. Il pensiero che possa trattarsi di spiccioli battibecchi regolati col fuoco non sfiora la testa di chi è nato lì e ci ha vissuto l’intera esistenza. 

L'escalation degli attentati tra roghi e bombe 

L’opinione diffusa è che la città, una cittadina dalla caratura imprenditoriale e commerciale di livello, seconda solo al capoluogo di provincia, sia tornata sotto scacco. Lo dice la Direzione investigativa antimafia, lo sanno i commercianti, le persone normali. Gli amministratori, il sindaco. Gli ex. L’ultimo boato risale alla vigilia di Natale. Nel mirino il gestore di una pizzeria d’asporto che fa anche l’operaio. Contrada “Palla”, zona periferica. Ma nell’elenco che conta sei attentati in un mese, c’è anche una Bmw bruciata in corso Vittorio Emanuele, la strada che si percorre per arrivare nella piazza principale. I bagliori hanno illuminato a giorno la zona, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre. 

La denuncia di Libera: «Stanno alzano il tiro»

«Stanno alzando il tiro, è evidente - spiega Libera Francioso, di Libera - sono azioni eclatanti come non se ne vedevano da tempo». «Il fenomeno è ripreso - aggiunge Marco Mazzeo, della stessa associazione - forse per un cambio di leadership. Noi non siamo eroi, vogliamo solo essere ascoltati, coinvolti. Vorremmo poter avere un incontro con il prefetto, con i carabinieri, con le forze dell’ordine per programmare interventi. Vorremmo che le istituzioni ci prendessero per mano». 

Prestiti, denaro e droga: gli interessi della mafia

Si parla di prestiti, di denaro, di droga. Di parchi pubblici inaccessibili al calar della sera in una realtà che non fa del turismo la propria bandiera, ma che inizia ad accogliere i primi bed & breakfast e a valorizzare la vicinanza al mare (sono appena 15 chilometri) e la bellezza del centro storico: «Una città che vuole respingere le infiltrazioni mafiose non può accettare che ci siano dei luoghi inaccessibili in particolari momenti della giornata» racconta Remigio Venuti. È stato sindaco di Casarano dal 1999 al 2009. Finito il secondo mandato, è toccato anche a lui: «Misero una bomba sulla basculante del garage. Si sentì il boato, ci furono danni. Anche una vetrata all’interno dell’abitazione crollò in mille pezzi. Ma più del resto, ricordo lo choc. Sono episodi in seguito ai quali si rimane scossi nel profondo. Cosa feci? Andai dai carabinieri, dal tenente, e dissi tutto quello che sapevo. Spiegai tutto per filo e per segno, senza remore. Questo deve fare un cittadino, specie se è o è stato un rappresentante delle istituzioni. E invece io ho l’impressione che in questi anni la società non veda nell’istituzione un baluardo della legalità». Venuti ha scelto di non ricandidarsi più dopo l’ultima esperienza. Continua a fare politica, ma soprattutto a fare il suo lavoro di veterinario della Asl. Ha chiesto un confronto pubblico al primo cittadino, dopo che si sono sollevate polemiche per un maxi finanziamento perduto che doveva essere destinato alla realizzazione di un parco su un bene confiscato: «Si parla sempre di colpe dei predecessori. Per questo l’ho fatto». L’opposizione ha chiesto la convocazione di un consiglio comunale monotematico. Tra le vittime di attentati c’è una azienda, la Tekneko che lavora con la pubblica amministrazione, si occupa della raccolta dei rifiuti solidi urbani per l’Aro Lecce 9. Si sa che il settore è borderline, lo sanno tutti è la chiosa. 

L'allarme del sindaco De Nuzzo: «Controlli rafforzati e più telecamente per la sicurezza»

«Certo che c’è allarme - dice il sindaco in carica, Ottavio De Nuzzo, appena finita la riunione della giunta comunale - altrimenti non avrei chiesto al prefetto un incontro. E devo dire che sono stati rafforzati i controlli. Stiamo anche partecipando a un bando per le telecamere di sicurezza, attualmente ce ne sono una cinquantina, ma il wifi fa le bizze se c’è vento forte». 
«Non credo però che la situazione di Casarano sia diversa da tante altre nel Salento. È un problema diffuso, un problema di mentalità». Tra un incendio e l’altro, dare il via ai lavori su un bene confiscato sarebbe stato un bel segnale: «Non so cosa sia accaduto, la nostra istruttoria era completa. Ma, sono certo, troveremo la maniera di recuperare quei fondi». I ragazzi di Libera hanno bussato alla porta, in mattinata. E sono stati ricevuti. Il bollettino, che non è un bollettino di guerra ma ci assomiglia, è fermo a sei notti di fuoco, più una settima a Matino, un tiro di schioppo da Casarano. Mentre ci si augura che l’elenco non si allunghi ulteriormente, si chiede una risposta forte. E immediata. 
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