L'appello delle aziende «Le dosi anche a noi altrimenti falliremo»

L'appello delle aziende «Le dosi anche a noi altrimenti falliremo»
di Pierpaolo SPADA
4 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Aprile 2021, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 14:56

La terza ondata devasta. Sede di focolai, anche i luoghi di lavoro ora trasudano panico. Perché, veloce, il contagio travolge. Operai, impiegati e dirigenti, in ginocchio, spengono la fabbrica, come già accaduto e rischia di ripetersi senza l'apposizione dell'unico possibile argine contro il virus che gli imprenditori invocano a squarciagola: la vaccinazione dei lavoratori. Da tempo se ne discute. Ma, pur sollecitata e verbalmente accolta, l'intuizione non ha ancora trovato sfogo in un'applicazione normativa. E le conseguenze sono diventate, purtroppo, già ben quantificabili, perché in Puglia come al Sud e in molte parti d'Italia, fabbriche e comunità si fondono.

Un Sos dai distretti industriali


Nei distretti industriali più assortiti, dove l'intensità produttiva e occupazionale è elevata, le aziende denunciano una situazione ormai insostenibile. Non è un caso che Confindustria Puglia, a fine marzo, si sia affannata a pubblicare l'elenco di quelle già dichiaratesi disponibili a riservare i propri spazi all'allestimento di hub vaccinali: 200 in tutto, 30 delle quali operano in provincia di Lecce, territorio dal quale, però, una voce ha appena inteso elevarsi al di sopra delle altre per indurre Stato e politica allo scatto di reni. Amministratore di Leo Shoes e, da qualche mese, anche della Antonio Filograna, Antonio Filograna Sergio ha inviato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, nonché alle istituzioni territoriali e alla Confindustria, per ottenere quella considerazione che potrebbe salvare, con tante vite, un intero tessuto produttivo, a Casarano (terra in cui l'imprenditore opera) come nel resto della regione. Leo Shoes è sinonimo di lusso, oasi di produzione per i brand più importanti del mondo. Cuore del distretto calzaturiero casaranese, l'azienda è da tre anni sul podio italiano fra quelle con il maggior tasso di crescita del fatturato. Con la neonata Antonio Filograna, occupa 900 dipendenti: escluso un call center, non c'è nel Salento realtà più corposa. Nemmeno la seconda ondata era riuscita a ostruirne la ripresa. Eppure, da oltre una settimana qualcosa la sta seriamente insidiando. Ed è lo stesso Filograna, con la lettera inviata il primo aprile, a raccontare a Mattarella, Draghi e al presidente Emiliano di cosa si tratti. «Da sempre siamo fieri di vivere e far vivere ai nostri collaboratori un'esperienza lavorativa quanto più serena possibile all'interno delle nostre aziende, orgogliosi di essere una grande, grandissima famiglia.

Ma detta serenità, a causa dell'emergenza sanitaria in corso - ammette -, si sta purtroppo sgretolando rapidamente, lasciando spazio ad ansia, sgomento e paura. Nelle ultime settimane l'elevato aumento dei casi di positività sta generando un impatto devastante sulle nostre attività imprenditoriali. Nelle nostre aziende consideriamo la vita un bene estremamente importante da proteggere e salvaguardare ad ogni costo, ma alla luce degli ultimi dati legati alle positività siamo costretti a rivedere le nostre programmazioni di lavoro, con effetti che potrebbero diventare deleteri se non si riuscirà a trovare una soluzione esaustiva a tale problematica».

L'investimento non basta

L'imprenditore spiega di aver investito in dispositivi di protezione e tecnologie avanzate in chiave anti-Covid. Ma, davanti alla paura manifesta negli occhi dei suoi collaboratori, Filograna chiede aiuto: «Chiediamo a tutti Voi - recita la lettera - un immediato sostegno, ognuno per il proprio alto profilo di responsabilità, un risoluto supporto che permetta una rapida vaccinazione di tutto il personale, operante all'interno delle nostre aziende. Abbiamo già offerto la nostra disponibilità a Confindustria e Asl e in questi giorni stiamo continuando ad effettuare tamponi molecolari a tappeto, ma questo - dice - non è più sufficiente. Ci auguriamo che questa nostra accorata richiesta di supporto non venga tralasciata, perché - conclude l'imprenditore - la vita di tutti è un bene collettivo, che ognuno di noi ha il radicato dovere di difendere e proteggere in ogni momento e a salvaguardia dell'intera comunità».
Un grido d'allarme, relativo invece alla chiusura delle attività oltre che alle critiche del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci sul Dl Sostegni, è lanciato dalla presidente di CasaImpresa Taranto, Francesca Intermite: «Pur ribadendo all'infinito che va salvaguardata la sicurezza in un simile contesto, siamo certi del fatto che imporre la chiusura a tante attività che si sono uniformate alle misure anti-Covid, non ha senso ed è con grande evidenza devastante sul piano economico ed occupazionale. I riflessi di questa emergenza possono produrre finanche conseguenze con riferimento alla esposizione degli imprenditori alla criminalità, altro aspetto che il primo cittadino di Taranto ha giustamente evidenziato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA