Palloncini e silenzio: addio a Serena nel paese sgomento per il dolore

La casa di Serena Nahi
La casa di Serena Nahi
di Maria DE GIOVANNI
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Venerdì 26 Aprile 2019, 09:12
Ieri nel primo pomeriggio si sono tenuti i funerali di Serena Nahi, la ragazza morta durante un tragico incidente nella serata di pasquetta. Nella giornata di mercoledì la sua salma era stata restituita alla famiglia e lei era tornata nel suo paese, Melendugno. Ore intense vissute dalla famiglia, circondata da tante persone, da tutti gli amici di Serena, da tutti coloro che tanto la amavano. Il suo cane, Kira, ha girovagato per ore, nella disperazione di non vederla. Adesso è seduta in un angolo con gli occhi tristi, forse ha capito che Serena non tornerà più. La bara bianca coperta di rose è stata portata a braccio dai suoi amici del Bar Aurora, il locale frequentato dalla ragazza; il passaggio del feretro è stato accompagnato da striscioni, foto e palloncini bianchi. Un clima surreale per una vita spezzata, tanti giovani hanno urlato il suo nome, fra le lacrime in un pianto continuo. Al corteo erano presenti fra l'altro molte persone di Vernole, paese d'origine della sua mamma, oltre a tante persone giunte dai paesi limitrofi per dare l'ultimo saluto a Serena. Presenti il primo cittadino di Melendugno Marco Potì e tutti i componenti dell'amministrazione comunale.
«È triste quando una vita così giovane vola via - ha commentato Annaelisa Prete, assessore ai Servizi sociali - Non ci sono parole di conforto che possano alleviare un dolore così grande, quale la perdita di una figlia. È innaturale per un genitore assistere a una simile tragedia, ancora più straziante quando quella figlia è unica. Noi tutti siamo vicini alla famiglia, già gravata da altre sofferenze».
La funzione funebre è stata celebrata dal parroco di Melendugno, don Salvatore Scardino, insieme con don Cosimo Marullo, parroco della frazione Borgagne «È un momento difficile - ha iniziato don Salvatore nell'omelia durante la messa - siamo di fronte a un mistero grande, quello della morte della nostra cara Serena, e seppure cercheremmo una spiegazione, una logica delle cose, stiamo in silenzio nel rispetto di questo momento, lacrime, dolore, ma soprattutto invece di sforzarci di dire qualcosa forse dovremmo solo rispettare il dolore straziante di due genitori che hanno perso la loro unica figlia». Una messa partecipata, carica di sofferenza, carica di dolore, uno di quegli eventi in cui ci si rende conto del filo sottile fra la vita e la morte. «Non si poteva non volerle bene - ha continuato don Salvatore - per i suoi occhi color cielo, per il suo bel sorriso, per la sua capacità di vivere con ironia la vita, il suo mettersi a disposizione della famiglia. La liturgia cristiana ci aiuta ad accettare la morte di Serena, seppur con tanta rabbia ma senza mai perdere la speranza sulla vita: quella speranza per cui niente è perduto ogni percorso fatto di gioie e dolori ma comunque vita vissuta».
Al termine della sua omelia ha ricordato le parole di Ton Tonino Bello, quando anche egli si trovò a celebrare i funerali per un giovane: «Povere parole umane! Che cosa possano mai significare di fronte alla tragica realtà di questa bara, al di là di una condoglianza stereotipata, al di là di un'espressione cordiale d'impotente compassione? Ma se le parole degli uomini si frantumano in fredde sillabe prive di vigore, le parole di Dio hanno il sovrumano potere di alleggerire il peso di ogni sconfinato tormento e di illuminare di gioia anche il mistero della morte». Al termine del rito la salma è stata portata nella camera mortuaria del cimitero di Melendugno, aspettando la chiamata dai responsabili del crematorio di Foggia, dove Serena sarà cremata; le sue ceneri verranno poi successivamente sparse in mare. Quel mare che tanto amava.
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