“Tuta blu”, la rabbia di un operaio del Sud. Torna il libreria il romanzo di Tommaso Di Ciaula

“Tuta blu”, la rabbia di un operaio del Sud. Torna il libreria il romanzo di Tommaso Di Ciaula
di Eleonora MOSCARA
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Venerdì 14 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:22

Un caso editoriale che ha fatto la storia della letteratura e racconta la classe operaia italiana nei tempi più difficili nella storia della rivendicazione dei diritti dei lavoratori. Parliamo di “Tuta blu. Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud” scritto nel 1978 con la prefazione autorevole di Paolo Volponi da Tommaso Di Ciaula, poeta e scrittore operaio pugliese che è riuscito a farsi ascoltare ben oltre i confini regionali e nazionali, grazie a diverse traduzioni della sua opera letteraria in Paesi come Germania, Francia, Russia, Spagna e Messico.

«Maledetta fabbrica! – si legge nel romanzo - Eppure l’avevo tanto sognata. Il primo giorno di lavoro pensavo a tutti i lavori fatti fino al giorno prima, lavori faticosi ed ingrati: tagliare la legna, cogliere le cipolle, governare le bestie, raccogliere i piselli… Pensavo a queste cose e ridevo». 

Il racconto dell’industrializzazione a cottimo nel meridione contadino

Il romanzo è una pietra miliare che racconta l’industrializzazione a cottimo del meridione contadino. Un testo, avversato dai quadri sindacali del tempo, proprio perché descriveva in maniera poetica sì, ma dettagliata la condizione lavorativa e umana degli operai. 

Tommaso Di Ciaula è stato uno scrittore, poeta e sceneggiatore italiano, di origini contadine. Ha vissuto fin dall’infanzia a Modugno dove iniziò a lavorare in giovane età in piccole officine meccaniche baresi e poi venne assunto come tornitore meccanico presso Pignone Sud, un’azienda dell’Eni.

«Mio padre fu molto duro con i sindacati che, a suo avviso, non rappresentavano realmente, i lavoratori e i loro diritti – racconta Davide Di Ciaula, figlio dello scrittore Tommaso – per questo motivo il libro non venne apprezzato dalla categoria. Dopo le grandi conquiste dell’“autunno caldo”, i sindacati e i partiti iniziarono ad allentare la presa sul consolidamento di quelli che sembravano dei passi avanti. Ecco perché il libro fu una delle ultime grida di rivendicazione dei diritti di questa classe. Mio padre è rimasto sempre critico e diffidente verso la politica che si incarica di queste problematiche». 

La riedizione a 45 anni dalla prima uscita, curata dalla casa editrice Alegre, è arricchita da riproduzioni di immagini e lettere che documentano anche la storia editoriale del libro, prima proposto a Garzanti e poi accolto nei Franchi Narratori di Feltrinelli nel 1978.

«Quando ho proposto la ristampa di “Tute blu” ad Alberto Prunetti, direttore della collana “working class” della casa editrice Alegre, si è mostrato subito entusiasta – sottolinea Davide Di Ciaula – meriterebbe un premio per aver dato voce a questo tipo di scrittura diretta. D’altronde lui è conosciuto proprio per aver scritto il libro “Amianto” in cui racconta la storia del padre Renato, deceduto a causa dell’esposizione a quel metallo». 

Con l’aumento della conflittualità sociale, tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, alcuni scrittori vollero spiegare gli elementi soggettivi della classe operaia: il vissuto, la vita quotidiana, il tempo libero. Tra loro colpiscono, sia in poesia che in prosa, autori come Luigi Di Ruscio, Tommaso Di Ciaula e Ferruccio Brugnaro.

Subito ribattezzati in maniera un po’ naïve come “i selvaggi”. 

«Nella descrizione della vita dura di fabbrica, emerge anche nel racconto di mio padre lo smarrimento - continua Di Ciaula - la vita contadina per quanto povera era una vita pura. Se da una parte c’era lo stipendio dall’altra c’era l’industrializzazione fatta di alienazione, ritmi ripetitivi e rischio di infortuni che portarono ad una perdita di quei rituali tipici della società meridionale».

Dal libro al cinema, con Alessandro Haber protagonista

Il libro venne anche adattato al cinema nel 1987 con Alessandro Haber nei panni del protagonista in un film del regista tedesco Florian Furtwängler, dal titolo “Tommaso blu”, realizzato su sollecitazione del sociologo dell’Università di Urbino Peter Kammerer e in cui comparve, in un cameo, lo stesso autore del libro.

Quella di Tommaso Di Ciaula fu una scrittura con squarci lirici e invettive che colpisce l’ideologia lavorista dell’andare-camminare-lavorare assunta anche da una parte della sinistra. Procede per accumulazioni, lavorando di tornio attorno a questioni fondamentali come il contrasto tra mondo contadino e industriale o le nocività e gli infortuni di fabbrica, tra metallo arrugginito, orli di sole e spicchi di mare. 

«È un testo ribelle - conclude il figlio dello scrittore - che invita, attraverso le vicende di un operaio, alla ribellione e alla mobilitazione. Sarebbe bello che i giovani lo scoprissero e lo prendessero come esempio di lotta per la rivendicazione dei loro diritti».

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