Incidente sul lavoro, chiesa gremita per l’ultimo addio a Gianfranco, l’operaio deceduto sul lavoro

Incidente sul lavoro, chiesa gremita per l’ultimo addio a Gianfranco, l’operaio deceduto sul lavoro
di Antonio SOLAZZO
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Sabato 16 Marzo 2024, 21:20 - Ultimo aggiornamento: 21:21

«Nessuno di noi muore per combinazione, se qualcosa accade è perché c’è un progetto chiaro, cartesiano, da parte di Dio». Si sono svolti oggi pomeriggio nella gremita chiesa della Santissima Addolorata di Tuturano i funerali di Gianfranco Conte, il 37enne deceduto mercoledì scorso nell’incidente sul posto di lavoro: l’intera comunità di Tuturano , ancora sconvolta per l’accaduto, si è stretta per l’ultimo saluto all’uomo, marito e padre di famiglia prematuramente scomparso alla vigilia del suo compleanno. Forte il dolore della moglie Erika, delle figlie e dei famigliari tutti, dai genitori Ada e Franco al fratello Aldo.

Chi era

Operaio presso lo stabilimento Jindal di Brindisi, Gianfranco Conte ha subito lo schiacciamento del torace mentre stava effettuando lavori di sbobinamento di film di propilene, operazione che gli è stata fatale e che, di conseguenza, ha nuovamente acceso i riflettori sul tema della sicurezza sul lavoro.

Si tratta, infatti, della seconda tragedia consumata nel mese di marzo nel capoluogo adriatico.

«Il Vangelo di oggi dice che non dobbiamo avere il cuore turbato, ma com’è possibile non essere turbati quando il Signore prende con sé una persona cara e che si è fatta tanto amare in vita?», esordisce don Antonio Merico nella sua omelia. «Tutto dipende dalla nostra visione. Una cosa è vedere la vita nell’ottica della fede, un’altra è vederla nell’ottica della ragione. Nel primo caso noi accogliamo Cristo e la sua Parola, quindi abbiamo fede e il nostro cuore non può essere turbato perché sappiamo che incontreremo Lui. Se la nostra visione è prettamente umana, invece, ci rattristiamo profondamente», continua il sacerdote. 

Solare, sempre sorridente e generoso - aggettivi con i quali viene descritto da chi lo conosceva - ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità che lo ha accompagnato numerosa in quest’ultimo saluto stringendosi ancora alla sua famiglia. «Una chiesa così piena è la testimonianza di quanto Gianfranco ha saputo volere bene, al punto tale da vedere tutta questa presenza in un momento così importante dal punto di vista della fede», prosegue l’omelia. «La chiave è proprio questa, noi dobbiamo avere fede: passato, presente e futuro non ce lo giochiamo con le parole ma con i fatti, con la vita e con la testimonianza, quindi dobbiamo avere questo atteggiamento perché il Signore ci vuole bene. Non ho una grande conoscenza di Gianfranco, ma da quanto mi è stato comunicato, lui era un uomo sempre allegro e di buon umore, sempre schietto e sincero, un giocherellone in modo particolare con le sue figlie. Era amico di tutti. Non sono qui per fare un elogio funebre, evidenzio solamente un modello di vita, un punto di riferimento per tutti noi. Si tratta di caratteristiche idonee per prendere non la strada ma l’autostrada verso il regno dei cieli».

Oltre all’aspetto umano, poi, c’è anche quello lavorativo, riconosciuto anch’esso da tutti, a partire dai colleghi presenti in chiesa. Sul finale dell’omelia, poi, il messaggio di don Antonio: «Anche nel dolore, nella malattia e nella sofferenza, problematiche che tutti in un modo o nell’altro sperimentiamo, bisogna cercare di cogliere il positivo. A volte la vita è difficile, ma dobbiamo provare a vederla e a leggerla a colori. Oggi Gianfranco sta vedendo Dio faccia a faccia, il Dio che ha amato e seguito nella sua terrena. Questa è una grande consolazione. Cerchiamo di fare nostri gli insegnamenti che ci ha trasmesso nel corso della sua vita», la chiusura dell’omelia.
In corso l’inchiesta della Procura di Brindisi per l’ipotesi di reato di omicidio colposo per inosservanza delle norme sulla sicurezza dei lavoratori. Contro ignoti, nessun indagato al momento. Gli inquirenti non hanno ritenuto necessario effettuare l’autopsia perchè l’esame esterno del medico legale e la documentazione sanitaria non hanno lasciato dubbi sulle cause: lo schiacciamento.

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