«Crisi dell'aerospazio a Brindisi, serve un tavolo nazionale». L'intervista a Lippolis

Gabriele Menotti Lippolis
Gabriele Menotti Lippolis
di Danilo SANTORO
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Martedì 8 Febbraio 2022, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 11:27

«Preoccupazioni espresse da oltre un anno. Il nostro grido d’allarme è rimasto inascoltato». Così Gabriele Lippolis, presidente di Confindustria Brindisi sulla vertenza relativa all’aerospazio nella stessa provincia.

Presidente, venerdì scorso la mobilitazione dei sindacati. Contestualmente gli appelli al Governo da un fronte politico trasversale. Nell’emergenza “Brindisi” del settore aerospazio, Confindustria che posizione assume?

«Confindustria Brindisi ha espresso da circa un anno in diverse circostanze vive preoccupazioni sul futuro delle Pmi (piccole e medie imprese) del settore aero strutture civili, sulla base di una considerazione molto semplice: quando crolla il mercato, la Grande Azienda committente non ha alternative a quella di internalizzare attività in precedenza commissionate alle Pmi.

Per tali ragioni, era scontata la previsione del rischio di uno tsunami per la filiera delle Pmi aeronautiche del nostro territorio. Purtroppo, il nostro grido di allarme è rimasto pressoché inascoltato, fino al momento in cui la situazione è precipitata. Dovremmo tutti cercare di essere più proattivi, piuttosto che reattivi».

Come?

«Occorre intervenire – tutti assieme nei rispettivi ruoli – prima che gli eventi negativi si verifichino. Come Confindustria Brindisi, in considerazione della presenza in Puglia e in Campania della maggior parte delle aziende dell’indotto aerostrutture civili, abbiamo concordato con Confindustria Caserta di portare questa problematica all’attenzione di Confindustria nazionale, con il risultato di un Position Paper approvato dal Comitato di presidenza di Confindustria (Copre), che ha sensibilizzato sul tema il Ministero dello Sviluppo economico».

Cinquecento posti di lavoro persi negli ultimi anni. Un susseguirsi senza fine di vertenze tra l’indotto. Quali le cause secondo Lei di questa grave situazione? In questa fase pandemica, quale il limite che può frenare nel territorio ogni segnale di ripresa nel settore?

«Al di là della situazione contingente, cioè un forte calo del mercato degli aerei civili, che ha colpito Leonardo, il principale player nazionale e quindi a catena l’intera filiera ad esso collegata, purtroppo vi sono due altri aspetti negativi: gran parte delle PMI sono rimaste ancorate alla logica della monocommittenza; non è mai stato superato l’aspetto culturale dell’individualismo imprenditoriale, nonostante numerose nostre sollecitazioni a realizzare forme di aggregazione fra imprese, al fine di poter cercare nuovi sbocchi di mercato, presentandosi a nuovi potenziali clienti con una dimensione organizzativa e quantitativa interessante. In proposito, abbiamo tenuto in passato importanti manifestazioni, tipo un Focus sul settore aeronautico con la partecipazione dei massimi livelli di Leonardo, Avio Aero e Boeing».

Anche per quello che sta avvenendo per le aziende del territorio, come valutate la mono-committenza con Leonardo?

«È evidente che non si può colpevolizzare Leonardo per il fatto di aver chiuso il rubinetto delle commesse alle nostre PMI, per il semplice fatto che non c’era più acqua. Purtroppo, è proprio questo il limite della mono committenza, cioè una rigidità che nel momento di difficoltà del mercato, diventa molto pericolosa per la sopravvivenza di molte imprese. Superfluo rilevare che al dramma occupazionale si somma anche quello della perdita di know-how imprenditoriale e professionale. Un patrimonio costituito in anni di lavoro e di esperienze, rischia così di essere disperso in breve tempo».

La prospettiva di riqualificare piani industriali e lavoratori, per la crisi del settore dell’aerospazio, può essere una soluzione attuabile nell’immediato? Quali invece le proposte di Confindustria Brindisi per superare questa fase?

«Abbiamo sollecitato – anche a livello nazionale – una maggiore attenzione a questo comparto. Infatti, le aerostrutture civili sono escluse dalle misure di sostegno adottate per i settori più colpiti dalla crisi, con specifico riferimento a quanto previsto dal Pnrr. A conferma di una forte disattenzione verso la grave crisi di tutte le aziende operanti in questo settore, la circostanza che per l’acquisto – sia in forma diretta, sia in leasing – da parte di ITA Airways di numerosi velivoli Airbus, non ci risulta che sia stato previsto alcun accordo di compensazione industriale, come normalmente avviene a livello internazionale. Per tali ragioni, Confindustria nazionale ha chiesto l’apertura di un tavolo governativo, unitamente a tutti gli stakeholders politico-istituzionali, al fine di addivenire ad un piano di settore per l’industria aeronautica civile».

Nell’immediato quale iniziativa ritenete fondamentale?

«Faccio un appello a tutti gli attori politico-istituzionali ed alle organizzazioni sindacali del territorio affinché condividano la richiesta di un tavolo nazionale. Tentativi – circoscritti esclusivamente a livello locale - di soluzioni efficaci e strutturali, temiamo che non possano ottenere i risultati auspicati. Noi abbiamo cercato di guidare le Pmi del territorio a mettersi insieme e fare rete».

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