Comune e Asi vogliono vendere i loro “gioielli”

Comune e Asi vogliono vendere i loro “gioielli”
di F.R.P.
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Giovedì 7 Gennaio 2016, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 18:11
Non si parlerà solo di richieste di fondi pubbici per la realizzazione di opere infrastrutturali questa mattina, durante il prosieguo dell’incontro promosso dal Comune di Brindisi e dal consorzio Asi per riuscire ad inserire anche il capoluogo messapico nel Patto per lo sviluppo del governo Renzi. Oggi, infatti, oltre che dei 14 cantieri ritenuti urgenti dagli organizzatori del vertice, si discuterà anche della proposta di adesione al fondo da 300 milioni di euro creato dall’Invimit (Investimenti immobiliari italiani, società a capitale totalmente pubblico, in mano al Ministero dell’Economia) per la Puglia, con la proposta di cessione di 19 lotti, tra i quali alcuni di particolare pregio come il Castello Alfonsino (che tra l’altro è una proprietà del Demanio) e la Diga del Cillarese.

L’obiettivo è quello di verificare l’appetibilità di alcuni immobili di proprietà pubblica «che non sono ritenuti strategici o funzionali all’attività dell’ente proponente». Invimit, la società in house del Ministero dell’Economia presieduta da Massimo Ferrarese, ha avviato infatti nello scorso mese di ottobre, presso la Regione, l’iter per l’istituzione di un fondo dedicato alla Puglia, con una dotazione di circa 300mila euro, al quale oltre la Regione possono accedere anche i Comuni e le aziende pubbliche.

L’elenco di opere, suddiviso in quattro categorie, sembra più che una bozza il risultato di un percorso di confronto e preparazione. Ad ogni modo, il documento sarà discusso questa mattina. Al suo interno, immobili da valorizzare in ambito turistico e per la ricerca scientifica, proprietà a prevalente valenza patrimoniale da inserire in un fondo immobiliare e proprietà da inserire in un fondo infrastrutture.

Nel primo elenco, quello relativo al turismo, ci sono il campo da golf con villaggio sportivo (attualmente solo un progetto) nelle aree a margine dell’invaso del Cillarese, il recupero e la valorizzazione di Castello Alfonsino, Opera a Corno ed isola di Sant’Andrea, recupero e valorizzazione dell’ex Collegio navale, recupero e valroizzazione della ex polveriera Montenegro, recupero dei capannoni ex Saca, parco del Cillarese, oasi del Cillarese e riqualificazione area costiera Sbitri. «Il turismo moderno - si legge nel documento - ha necessità di servizi adeguati; su questo, purtroppo, c’è ancora molto da fare in primo luogo rendendo adeguata la recettività sul territorio senza la quale, oggettivamente, bisognerà accontentarsi solo del turismo di transito.

Una concreta risposta, per tentare di colmare questa lacuna, articolata su più ambiti e puntando contestualmente a riqualificare diversi immobili, può essere quella offerta dai fondi creati da Invimit, che potrebbero garantire le ingenti necessità finanziarie occorrenti alla realizzazione delle opere».
Sul fronte ricerca, invece, ci sono la riqualificazione del comprensorio della Cittadella della ricerca e del laboratorio agroalimentare della Camera di commercio. Entrambi i lotti dovrebbero essere inseriti nel fondo “i3 Università”.

I beni da inserire in un apposito fondo immobiliare, invece, sono palazzo Montenegro (la residenza del prefetto), l’ex cinema Di Giulio, la scuola Perasso, il palazzo dell’ex Intendenza delle finanze, appartamenti ed altri lotti (uffici, garage e depositi) di proprietà comunale, la ex sede della Croce Rossa, le aree già sede dell’Agenzia delle Entrate (l’idea è quella di destinarle a zone a verde). In particolare, al Comune interessa la valutazione dell’alienazione degli immobili di proprietà, sui quali negli anni passati è stato svolto un lavoro di censimento.

Completano l’elenco, sul fronte delle infrastrutture, la diga del Cillarese e la ex base Usaf (di proprietà del Demanio). «Due beni - si legge nel documento - di particolare strategicità per i quali, molto probabilmente, sarà necessario effettuare ulteriori approfondimenti prima di prendere una decisione definitiva».

Una volta inseriti nel fondo, i proprietari ottengono il 30 per cento del valore stimato da tecnici e periti nominati dall’Invimit. Dopo di che, gli enti che cedono i loro beni entrano a far parte del fondo. Invimit, poi, decide cosa fare dei lotti acquisiti, se valorizzarli e venderli, affittarli o quant’altro. Ma non è chiaro, perché varia anche in base alla tipologia di fondo, quanto possano avere voce in capitolo, in casi come ad esempio quello dell’Alfonsino, gli enti che cedono i beni.
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