Brindisi, mancata bonifica nella zona industriale, nei guai tre dirigenti Asi

Il terreno di proprietà dell'Asi interessato dalla vicenda giudiziaria
Il terreno di proprietà dell'Asi interessato dalla vicenda giudiziaria
di Erasmo MARINAZZO
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Domenica 30 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:20

Due funzionari in servizio nel consorzio Asi ed uno in pensione indagati nell'inchiesta condotta e chiusa dal pubblico ministero della Procura di Brindisi, Pierpaolo Montinaro, che contesta la mancata bonifica del terreno di 75mila metri quadrati di proprietà dello stesso consorzio Area di sviluppo industriale, situato vicino al porto e ricadente nella Zes.

La presunta inerzia ed i suoi effetti su economia e ambiente

Sullo sfondo di quella che viene configurata come una presunta inerzia istituzionale, l’impossibilità della società concessionaria Iais di realizzare una struttura per la movimentazione delle merci e di servizio alle attività portuali. Zone contaminate, sostiene il fascicolo degli inquirenti anche alla luce dell’acquisizione degli atti delle procedure avviate negli anni scorsi per la bonifica che qualificano l’area situata nella zona industriale, in via Ettore Majorana, come sito di interesse nazionale potenzialmente inquinato che per questo obbliga l’ente gestore alla bonifica. «Fonte di contaminazione primaria dei terreni e della falda sotterranea per percolazione», indica il capo di imputazione. Due le circostanze rilevate negli accertamenti condotti con la guardia di finanza: in un caso si sostiene di non avere dato seguito alla richiesta del 21 settembre 2015 del ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare di predisporre entro sei mesi un progetto per liberare l’area dai rifiuti speciali e pericolosi.

Il secondo aspetto di questa indagine riguarda il presunto spargimento di questi rifiuti, piuttosto che la rimozione e lo smaltimento nella centrale Fri-El Ionica di Manduria.

Gli indagati e le accuse nei loro confronti

Si parla in quest’ultimo caso di attività non autorizzata di gestione di rifiuti pericolosi e non pericolosi aventi differenti caratteristiche merceologiche e della loro miscelazione. Di questo capo di imputazione rispondono Domenico Bianco, 56 anni, di Francavilla Fontana (avvocato di fiducia Domenico Attanasi), nel ruolo di presidente dell’Asi; Pietro Palma, 65 anni, di Brindisi, ora in pensione, per gli incarichi rivestiti di direttore generale, vice direttore generale, dirigente capo del Servizio tecnico, dirigente e commissario straordinario dell’Asi; e Fausto De Milito, 54 anni, di Mesagne, funzionario tecnico con compiti di manutenzione dei terreni e del verde del consorzio Asi. La mancata bonifica, il ripristino ed il recupero dello stato dei luoghi viene contestato a Bianco e Palma.

In attesa della verità processuale

Si tratta della sola ricostruzione della Procura - è bene ricordarlo - e, dunque, di una ricostruzione parziale. Gli indagati possono ora presentare una memoria o chiedere di essere interrogati per fornire la loro versione su come si sia sviluppata negli anni questa vicenda. Per la verità, la verità processuale, occorrerà attendere l’ultimo pronunciamento del giudizio, fino a quel momento per tutti vale la presunzione di non colpevolezza. Al momento la Procura ritiene la sussistenza dell’ipotesi di reato di attività non autorizzata di gestione di rifiuti pericolosi e non pericolosi poiché l’intervento del 9 giugno del 2020 della Guardia di finanza rilevò in quell’area la presenza di una motopala che movimentava e spianava cumuli di terra e rifiuti stratificati, sminuzzandoli e lasciandoli sul posto. Riguardo alla mancata bonifica, oltre a richiamare il sollecito del ministero dell’Ambiente, il pubblico ministero ha citato anche gli articoli del decreto legislativo sull’obbligo della rimozione delle zone contaminate.

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