Legittimo il Cda dell'Asi, Rina: «Pronto a portarlo da tre a cinque componenti»

Gli uffici brindisini del consorzio Asi
Gli uffici brindisini del consorzio Asi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
4 Minuti di Lettura
Sabato 24 Febbraio 2024, 05:00

La composizione del consiglio di amministrazione dell’Asi di Brindisi è legittima. A stabilirlo è stato il Consiglio di Stato decidendo sul ricorso presentato dal consorzio dopo la decisione del Tar di Lecce che, in primo grado, aveva dato ragione alla Camera di commercio.

Le contestazioni sulla composizione

L’ente camerale, infatti, aveva contestato il fatto che l’assemblea dei soci, nel nominare il cda, non avesse inserito al suo interno un rappresentante delle imprese insediate all’interno della zona industriale. Diritto previsto dalla legge e dallo statuto dell’Asi e sul quale si era espresso favorevolmente il Tar annullando la nomina. Il Consiglio di Stato, dal canto suo, ha annullato la sentenza di primo grado, dichiarando poi che la giurisdizione sulla questione appartiene al Tribunale ordinario.

Il possibile accordo

A questo punto, però, se il caso dovesse chiudersi qui, dunque di fatto se la Camera di commercio rinunciasse a portare il ricorso in Tribunale, il presidente dell’Asi Vittorio Rina potrebbe portare a termine, su mandato dei soci, la modifica allo statuto che prevede un cda composto da cinque e non più da tre membri. Lo stesso Rina si dice soddisfatto perché «l’eccezione che abbiamo avanzato sull’incompetenza del giudice amministrativo è stata accolta. Ma anche perché è stata annullata quella sentenza del Tar, che poteva essere molto dannosa per il consorzio, perché cancellava anche il Piano triennale delle opere pubbliche ed il Pef, pilastri su cui si regge l’economia dell’ente. Sarebbe stata, quindi, una iattura, Per il resto, vedremo cosa accadrà. Io ho già detto che, se non c’è la pendenza del giudizio, posso tranquillamente ottemperare alla volontà dei soci di portare il cda da tre a cinque componenti». Il Consiglio di Stato, aggiunge, «cancella una sentenza che sotto tanti profili creava dubbi e perplessità sulla legittimazione o meno del cda. Questi dubbi non ci sono più: il cda è pienamente legittimo, così come tutti i suoi atti».

Il ricorso dell'Authority sul caso Edison

Un messaggio che sembra diretto all’Autorità di sistema portuale che, proprio nel ricorso al Tar contro le comunicazioni a Edison sulla necessità di adeguarsi alle prescrizioni dell’Asi, ha sostenuto che all’epoca delle due lettere il cda non fosse legittimato. «Non sono un luminare - ammette - ma ritenevo he il Tar potesse annullare solo atti amministrativi come le delibere. Quelle contestate sono invece due note che ho inviato a Ediso ed agli altri enti controinteressati per richiamare le prescrizioni date nella conferenza dei servizi del 26 luglio 2021, che hanno superato intonse tutto il procedimento autorizzativo. Tra l’altro sembra davvero strano, dal punto di vista della legittimazione, che questo consorzio faccia delle prescrizioni ad un’azienda privata ed a queste prescrizioni interponga ricorso un ente pubblico come l’Autorità di sistema portuale.

Tra l’altro viene a mancare uno dei presupposti del ricorso dell’Autorità, ovvero il fatto che il cda fosse decaduto e privo di legittimazione. Così non è».

Le rassicurazioni agli operatori

Non c’è nessuno, sottolinea poi, «a parte l’interpretazione di qualche associazione o dell’Autorità portuale», a proposito delle prescrizioni, richiamate dal decreto interministeriale, dall’intesa Stato-Regione e dal Nulla osta di fattibilità, parli «di invalidità o di inefficacia o di infondatezza. Non c’è nessuna dichiarazione scritta in tal senso». Agli operatori portuali, preoccupati dei possibili effetti sui loro traffici della tesi dell’Asi, Rina dice che «possono stare tranquilli, a meno che non vogliano costruire un manufatto o una casa vicino ai binari. Possono, invece, tranquillamente continuare a portare avanti le loro attività. La legge prevede che le costruzioni debbano stare ad almeno trenta metri. Ma questo è in vincolo derogabile. E chi lo può derogare? Secondo me Rfi, anche se loro hanno detto di non avere competenza. Ma lo può fare anche l’Autorità portuale, che deve rilasciare l’autorizzazione unica. Deve, però, dire che un impianto di stoccaggio di combustibile può stare a cinque metri dai binari. Insomma, basta che qualcuno si assuma la responsabilità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA