Uccise il marito durante il litigio con una coltellata: condannata a 14 anni

Uccise il marito durante il litigio con una coltellata: condannata a 14 anni
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Giovedì 22 Settembre 2022, 20:20

La Corte di Assise di Appello di Bari ha confermato la condanna a 14 anni di reclusione per la 29enne Nancy Lucente, ritenuta responsabile dell'omicidio volontario del marito 30enne Francesco Armigero, ucciso il primo agosto 2019 ad Acquaviva delle Fonti.

Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesco Bretone, la donna accoltellò il marito al culmine di un litigio nel vano scale del palazzo dove i due, che si stavano separando, abitavano su piani diversi dello stesso palazzo, proprio ad Acquaviva delle Fonti. Al piano superiore l'uomo risiedeva con la nuova compagna. Proprio un litigio tra le due donne per un rimprovero alla figlia della coppia avrebbe causato l'alterco culminato nell'omicidio. I giudici, in primo grado, avevano riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulla contestata aggravante dell'aver ucciso il coniuge.

Cosa successe

La Procura aveva chiesto la condanna a 16 anni di reclusione. I giudici condannarono la Lucente anche a risarcire le costituite parti civili, la curatrice dei tre figli minorenni e la mamma della vittima, stabilendo provvisionali di 150mila euro per ciascun figlio e di 80mila euro per la ex suocera. «Non volevo ucciderlo» dichiarò la Lucente nelle ore successive all’omicidio avvenuto sotto gli occhi delle figlie. Secondo il racconto della 29enne, difesa dall'avvocato Maurizio Tolentino, fatto al Gip nell'udienza di convalida dell'arresto, la lite con la convivente dell'uomo sarebbe scoppiata perché questa avrebbe schiaffeggiato una delle due figlie minorenni.

L'ex marito e la convivente di quest’ultimo, come detto, abitavano nello stesso stabile, ma su due piani diversi e quella sera si erano ritrovati tutti e tre sulle scale. Proprio lì, al culmine di una burrascosa lite, riferì di essere stata presa per i capelli e di aver ricevuto un pugno dalla vittima.

A quel punto, secondo il suo racconto, la donna sarebbe entrata in casa e avrebbe preso il coltello da cucina con il quale avrebbe poi ucciso l'uomo. Secondo la sua versione dei fatti la Lucente avrebbe agito per legittima difesa ma il tutto sarebbe poi dipeso dagli esiti dell'autopsia e dalle testimonianze delle persone presenti (la convivente del marito, sua madre, la madre della donna e le sue figlie) che definirono la dinamica dell'aggressione. In passato la donna aveva già denunciato il marito per maltrattamenti. Nancy Lucente fu anche sottoposta a una perizia psichiatrica che doveva stabilire se la 29enne era capace di intendere e volere quando uccise il marito. Stando alla consulenza di parte, eseguita dalla psicologa Emanuela Soleti incaricata dalla difesa dell’imputata, la 29enne soffrirebbe di una «depressione cronica» e di un «disturbo di personalità paranoide», che sarebbero «verosimilmente esito di violenza psicologica e fisica grave e ripetuta, iniziata in età adolescenziale e perpetrata per 14 anni».

La donna, fu trasferita, in regime di arresti domiciliari, in una comunità. In occasione del primo grado la difesa dell’imputata chiese che la sua assistita venisse giudicata con il rito abbreviato, ma poiché il codice di procedura penale non lo consentiva per i delitti punti con l’ergastolo, il legale annunciò che avrebbe sollevato la questione di incostituzionalità, perché «la norma viola – spiegò all’epoca il difensore – i principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza». Per l’avvocato, infatti, le nuove disposizioni, si dovevano applicare ai fatti commessi successivamente al 20 aprile 2019 (data di entrata in vigore del provvedimento).

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