Le indagini: lo scontro con gli Strisciuglio e la pista della movida. Sparita l'auto della vittima, insieme a lui una donna

Le indagini: lo scontro con gli Strisciuglio e la pista della movida. Sparita l'auto della vittima, insieme a lui una donna
di Nicola MICCIONE
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 12:03

Tre colpi di revolver alla testa e uno alla spalla per cancellarne vita e memoria in una città, Bari, in cui «la pax mafiosa è saltata», è il ragionamento degli investigatori. Per chi indaga l'omicidio di Raffaele Capriati, 41enne della città vecchia conosciuto come «Lello», lascia ipotizzare che qualcosa si sia rotto, almeno fino al prossimo accordo di "non belligeranza", sul «tavolo delle mafie baresi». E sullo sfondo potrebbe esserci questa volta il piatto della movida, tutto da raccontare, ora, secondo i codici degli affari. Un sistema che non è un'eccezione, ma una regola.

L'agguato 


Non c'è alcun dubbio, infatti, sulla matrice mafiosa dell'agguato nel quale è caduto, la sera di Pasquetta a Torre a Mare, il figlio di Sabino Capriati, in passato considerato un componente del gruppo di fuoco del clan di suo zio Tonino, oggi invece ritenuto «il pacifista della famiglia» mafiosa contrapposta a quella degli Strisciuglio.

E proprio nei confronti degli uomini della «Luna», ieri, sono scattati controlli e perquisizioni: gli agenti della Questura di Bari hanno effettuato verifiche su alcune persone e setacciato luoghi e abitazioni a Carbonara e Adelfia, centri sotto l'influenza proprio degli Strisciuglio. Altre ispezioni sono state effettuate nella notte fra lunedì e martedì a Bari vecchia. Un passaggio inevitabile, una prima scrematura per cercare di stringere il cerchio e individuare possibili piste percorribili. Ancora nessun indagato, ma le indagini, dirette dal pubblico ministero antimafia Grazia Errede, si fanno sempre più blindate.

L'esecuzione


«Lello» è stato ucciso con le tipiche modalità dell'esecuzione mafiosa: l'uomo, con ferite multiple tra testa e torace, è morto dopo essere stato trasportato al Policlinico. L'agguato è avvenuto in una strada buia di Torre a Mare, in via Bari: da quanto ricostruito uno o più uomini, arrivati in sella ad uno scooter di grossa cilindrata, si sarebbero accostati all'auto condotta da Capriati e, impugnando un revolver, avrebbero esploso almeno quattro proiettili, per poi scappare via, probabilmente imboccando la tangenziale. Il luogo dell'omicidio, infatti, dista 200 metri dall'incrocio per lo svincolo verso la strada statale 16. All'arrivo degli agenti delle Volanti dell'auto di Capriati non c'era più neanche l'ombra, tanto che risalendo alla targa e al modello, gli inquirenti stanno cercando di comprendere che fine abbia fatto e se, come si vocifera, Capriati non fosse da solo in auto. Ma con una donna. Diversi, dunque, gli elementi investigativi che mancano all'appello per scalfire la complessità dell'omicidio. Chi ha agito non ha lasciato tracce. Per questo, oltre alle risultanze della scientifica che sul luogo ha repertato quattro bossoli di grosso calibro (9 o 45), considerato una firma degli ambienti mafiosi, saranno fondamentali le immagini di videosorveglianza che gli agenti della squadra mobile, coordinati dal primo dirigente Filippo Portoghese, stanno recuperando su un percorso più ampio, vista l'assenza di occhi elettronici nella strada dell'agguato. Per comprendere la direzione dei colpi esplosi, se la distanza sia stata ravvicinata e quale colpo di pistola abbia determinato la morte di Capriati, sarà invece necessario attendere l'esito dell'autopsia sul corpo dell'uomo - l'incarico è stato affidato al medico Francesco Vinci - che sarà svolta all'istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. E poi bisogna considerare la zona: Capriati abitava a Bari vecchia, a tredici chilometri dal luogo dell'omicidio, avvenuto a Torre a Mare.

Il fratello ucciso nel 2018

Cosa ci facesse lì, a due passi da Japigia, feudo dei Parisi e dei Palermiti, il territorio dove, il 21 novembre 2018, fu ucciso il fratello di Raffaele Capriati, Mimmo, è ancora un mistero. Un delitto, per cui furono arrestati Maurizio Larizzi e Domenico Monti, che per alcuni componenti della famiglia viene considerato un affronto da regolare col sangue, mentre per altri viene considerato una questione da accantonare, in nome degli affari. In particolare quelli legati alla vita notturna, con annessi e derivati, al mondo delle discoteche e del giro dei buttafuori nei locali notturni, un servizio di sicurezza che funziona e fa profitti solo grazie alla mano della criminalità. Dai locali alla droga, il business si accende al calar del sole. E proprio in questa prassi Raffaele Capriati potrebbe aver preso il posto di suo fratello Mimmo. Fatto sta che «Lello», in questi mesi, non si sentiva in pericolo. Non aveva la scorta e neanche i guardaspalle. Eppure c'è qualcosa che potrebbe aver sconvolto gli equilibri criminali. E non viene escluso un collegamento con la sparatoria della settimana scorsa a Carbonara, feudo degli Strisciuglio, che ha portato al ferimento di un 19enne e un 20enne.
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