Omicidio Capriati, le ipotesi: scontro fra clan o faida interna. La doppia pista degli inquirenti

Omicidio Capriati, le ipotesi: scontro fra clan o faida interna. La doppia pista degli inquirenti
di ​Luigi LUPO
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 06:59

L’agguato a Raffaele Capriati, meglio conosciuto come Lello, nipote del boss indiscusso di Bari, riaccende i fari sulla mappa della criminalità nel capoluogo pugliese. Dopo le numerose parole spese sui Palermiti-Parisi, colpiti dalle misure cautelari della maxi inchiesta “Codice interno”, l’omicidio di Torre a Mare sposta l’attenzione sugli equilibri tra le consorterie, appesi al filo di una tregua che si pensa potrebbe cedere posto a un conflitto armato. Il duro colpo ai Palermiti-Parisi potrebbe aver spinto nuove cosche a occupare gli spazi lasciati liberi dopo il blitz? È un interrogativo che ricorre in queste ore nel tessuto sociale barese. Ma è noto, allo stesso tempo, il clima di frizioni interne vissuto dai Capriati. 

La relazione della Dia


Secondo l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia, relativa al secondo semestre del 2022, «all’interno della fazione si vivono elementi di tensione che risentono degli ambiziosi tentativi di scalata al potere avviati da alcune giovani leve».

Bari Vecchia è il quartier generale dei Capriati, a partire dallo storico boss Tonino, attivo dagli anni ’90 e ora in carcere dove sta scontando l’ergastolo. I Capriati – lo dice anche la Dia – sono tuttora attivi nel borgo antico e, mediante alcune articolazioni, anche «nei quartieri San Girolamo-Fesca e San Cataldo nonché in provincia di Bari e nella Bat». Federati con i Diomede – ex Mercante – devono fare i conti con le mire espansionistiche degli Strisciuglio, clan dedito principalmente al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e alla gestione del gioco d’azzardo e che potrebbe essere coinvolto nell’agguato mortale a Lello Capriati. Le presunte mire espansionistiche dei clan sono, al momento, una delle ipotesi più accreditate dagli inquirenti, ma non l’unica.

L'altra pista

Resta in piedi anche quella relativa a dissidi interni alla famiglia Capriati. Ma non bisogna escludere, anzi, i dissidi interni che, nella storia di questo clan, sono stati anche all’origine di episodi eclatanti. È accaduto, per esempio, il 21 novembre 2018 quando Domenico Capriati, 49enne nipote del capoclan, venne ucciso nel quartiere Japigia, sotto la sua abitazione proprio perché - secondo gli inquirenti - avrebbe tentato di ritagliarsi un ruolo di primo piano all’interno del clan, entrando in conflitto con gli interessi di Larizzi che aveva iniziato a ritagliarsi spazi più ampi all’interno del sodalizio mafioso. Così, Capriati era in macchina con la sua famiglia di rientro da Bari vecchia, quando fu colpito e poi raggiunto e finito con un colpo alla testa. La Dda di Bari parlò di “un’azione chirurgica”. Finirono in carcere Domenico Monti, 62 anni, detto “Mimmo u Biund”; Maurizio Larizzi, 38 anni, detto “u guf” - entrambi ritenuti esponenti di spicco del gruppo mafioso dei Capriati - e Christian De Tullio, 30 anni, detto “U'acidd”. 
Nel 2021, dopo l’arresto dei presunti killer di Domenico Capriati, il procuratore della Dda di Bari, Francesco Giannella, invitò a tenere alta l’attenzione. E adesso la giustizia e le forze dell’ordine tornano a preoccuparsi per l’agguato a un altro Capriati, uscito dal carcere appena un paio di anni fa e freddato nella serata di Pasquetta. Ora si temono ritorsioni e vendette.
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