Carburanti alle stelle, per le imprese in arrivo ristori per 2,5 milioni

Pescherecci fermi a Gallipoli
Pescherecci fermi a Gallipoli
di Antonio BUCCI
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Giovedì 17 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:04

Per ora è un salvagente ma si stima che possa valere fino a due milioni e mezzo di euro per il comparto pugliese ed ha già un disco verde. «Mettiamo a disposizione della filiera della pesca e dell’acquacoltura 20 milioni di euro: risorse che potranno essere utilizzate in tempi rapidi per sostenere il settore ittico in difficoltà a causa del caro carburanti», annuncia il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, dopo l’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni sul decreto. L’accelerazione era arrivata già nelle scorse ore, con il dossier nelle mani del sottosegretario forzista all’Agricoltura, Francesco Battistoni, ma si è concretizzata solo nel tardo pomeriggio: 15 milioni di euro saranno stanziati per le imprese del settore marittimo, 3,5 milioni saranno destinati all’acquacoltura e 1,5 milioni per il comparto operante nelle acque interne, attraverso le Regioni e le Province autonome. «La buona notizia c’è e il Governo si è mosso, sono preoccupato per i tempi ma attendiamo di capire come intenda procedere il Ministero», commenta il presidente della quarta commissione di via Gentile, Francesco Paolicelli.

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Le imprese in difficoltà

Le rassicurazioni sull’iniezione finanziaria erano arrivate già in occasione dell’ultimo vertice nazionale, alla presenza del direttore generale, Riccardo Rigillo, ma ora si potrà passare alla fase del bando e rimettere in moto i pescherecci, rimasti nei porti a motori spenti: sul tavolo dell’assessore regionale Donato Pentassuglia dovranno arrivare le dichiarazioni delle marinerie con il rendiconto delle spese degli ultimi tre mesi, sulla base delle quali dar forma ad ulteriori provvedimenti, tanto più visto che è stato lo stesso assessore a chiedere che il maxi pacchetto licenziato dalla Capitale possa essere cumulabile ad altre misure. È il primo jolly che si giocherà oggi in commissione: insieme a lui, ci saranno le associazioni di categoria e degli allevatori pugliesi - da Coldiretti a Copagri a Cna – e sarà lì che si vaglieranno le strade a disposizione. Lo ha chiesto il capogruppo di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, in una panoramica più ampia sugli aiuti e chiamando a raccolta anche il titolare dello Sviluppo Economico, Alessandro Delli Noci. E lo ha fatto lo stesso Paolicelli. Obiettivo, nel secondo caso, fare il punto rispetto al protocollo firmato ormai cinque mesi fa con allevatori e produttori del lattiero-caseario per garantire «un’equa remuneratività a tutti i soggetti della filiera». Vuol dire fare i conti con il pallottoliere: «Sommando tutti i costi, oggi per produrre un litro di latte in Puglia servono non meno di 56 centesimi, mentre il prezzo di vendita alla stalla non supera i 46 centesimi.

Il conflitto internazionale ha portato agli estremi la situazione, costringendo molti allevatori a vendere o addirittura abbattere i capi», spiegano da Confagricoltura. Senza contare l’aumento concomitante dei mangimi. Tutti anelli della stessa catena, se si conta che «sono 120 le stalle che hanno dovuto chiudere i battenti in Puglia nel 2021» e che «la situazione potrebbe peggiorare anche a causa dell’aumento dei costi per l’approvvigionamento energetico», mette in guardia il consigliere altamurano.

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Le altre risorse

In Regione, si corre ai ripari e si studiano panieri dai quali attingere risorse: una strada porta dritti a Bruxelles. Si tratta di contenitori come il Piano di Sviluppo Rurale o il Fondo Europeo per la politica marittima ma serve una deroga ad hoc, dal momento che – come tutti i canali della programmazione comunitaria – prevedono investimenti ma non sussidi. È già stata chiesta e si è in attesa del lasciapassare: se dovesse arrivare, si potrebbe far leva sulla misura 21 del Psr, quella che assicura sostegno temporaneo eccezionale – significa una tantum – per «fornire un supporto forfettario, sotto forma di liquidità, alle aziende attive nella filiera». Esattamente come accaduto in pandemia, così come potrebbe essere esteso il temporary framework per derogare alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato. L’altra opzione, congelata vista la schiarita da Roma, sarebbe quella di usare risorse dal Bilancio ordinario e, a quel punto, servirebbe una legge ad hoc, magari in grado di tenere insieme i vari fronti dell’emergenza. Tutt’altro che alle spalle.

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