L'intervista/Melucci: «Provo una grande rabbia, vorrei incontrare il bimbo che sparava»

L'intervista/Melucci: «Provo una grande rabbia, vorrei incontrare il bimbo che sparava»
di Paola CASELLA
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Lunedì 4 Gennaio 2021, 02:22 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 10:38

Sindaco Melucci, come inquadrare gli episodi negativi di Capodanno per evitare di dare un'immagine distorta di Taranto e dei tarantini?
«Un bambino che viene filmato da un familiare mentre insulta il Presidente del Consiglio e usa un'arma da fuoco; due uomini che lanciano dal balcone un ingombrante elettrodomestico e se la ridono, per fortuna senza che nessuno si sia fatto male: tutto questo fa rabbia, ci fa interrogare, specie quando coinvolge i più piccoli, che sono il nostro futuro. Quelle nefandezze non meritano nemmeno tutta questa eco sui media, soprattutto in considerazione degli sforzi che la comunità tutta sta compiendo per risalire la china. Ma questi atteggiamenti tribali non prevarranno e non passeranno impuniti. La città è un'altra ormai, quella fotografia appartiene a sacche di degrado sempre più piccole. Abbiamo già rintracciato i responsabili, stiamo attivando Questura e Servizi Sociali. Quel bambino mi piacerebbe incontrarlo, per capire, per tentare di non farlo passare alla storia per quel video becero. I tarantini sono ben altra cosa, non arrendiamoci. Taranto è sempre di più quella del concerto di Capodanno dell'Orchestra Magna Grecia alla Biblioteca Acclavio».
L'anno appena trascorso cosa lascia in eredità?
«Noi non abbiamo voluto attendere la fine della pandemia, l'attenuarsi della crisi o la soluzione definitiva dei problemi ambientali. Abbiamo lavorato tutto l'anno senza sosta, con l'obiettivo che chiedevano i cittadini, quello di avviare la trasformazione di Taranto. E credo che oggi la comunità è nel complesso più consapevole, più pronta, ha voglia di ripartenza e il 2021 sarà l'anno della svolta, in termini economici, culturali e infrastrutturali».
Quale augurio rivolge ai tarantini per il 2021?
«Di ricordare sempre chi sono veramente, quale storia hanno alle spalle, di cosa sono capaci se restano uniti e operosi. Auguro a tutti, specie ai più giovani, di tornare orgogliosi e innamorati della loro magnifica città».
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