Ex Ilva, colonne doriche bardate a lutto per le vittime dell'inquinamento e sindaci pronti a riconsegnare le fasce tricolori al prefetto: «Il Governo si fermi»

Ex Ilva, colonne doriche bardate a lutto per le vittime dell'inquinamento e sindaci pronti a riconsegnare le fasce tricolori al prefetto: «Il Governo si fermi»
di Alessio PIGNATELLI
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 12:05 - Ultimo aggiornamento: 20:51

Fasce di rappresentanza riconsegnate al prefetto di Taranto, espressione del governo sul territorio, come segno di protesta per la gestione dell’esecutivo del dossier Ilva. E poi bandiere a mezz’asta e colonne doriche listate di nero in segno di lutto per le vittime dell’inquinamento industriale. 


Nel giorno in cui è saltato in extremis il tavolo istituzionale sulla proposta di Accordo di programma, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e il presidente della Provincia Giovanni Gugliotti scelgono un coup de theatre per essere ascoltati da Roma. Ma la strada è più che tracciata: in queste ore, Invitalia per conto del governo e ArcelorMittal firmeranno l’accordo per il coinvestimento dello Stato nell’azienda siderurgica. Questa la sintesi della convulsa giornata di ieri che si è aperta cronologicamente con una marcia indietro. A mezzogiorno doveva iniziare la videoconferenza convocata dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e dal primo cittadino di Taranto: erano state invitate tutte le parti in causa con lo scopo di insediare il Tavolo dell’accordo di programma per un percorso alternativo a quello prefigurato dall’intesa governo-multinazionale.

Solo che, a un’ora e mezza dall’inizio, da Palazzo di Città arrivava una stringata nota: “A seguito di richiesta di rinvio della riunione specificata in oggetto, per ragioni organizzative e di agenda da parte della presidenza del Consiglio dei ministri, si comunica il rinvio della stessa che verrà prontamente riaggiornata non appena sarà resa nota la disponibilità della suddetta presidenza del Consiglio dei ministri”. 


La call che si sarebbe dovuta tenere per discutere di un’alternativa al pacchetto confezionato da governo e Am veniva quindi stoppata su richiesta del governo stesso. Il differimento a data da destinarsi non si concilia tra l’altro con i tempi: tra oggi e domani, a meno di altre novità clamorose, è prevista l’ufficializzazione del ticket paritario Invitalia-Mittal che prospetta un piano con il mantenimento dell’area a caldo affiancata da tecnologie meno impattanti. 


Ma è nel pomeriggio di ieri che è arrivato il gesto a effetto del sindaco Melucci e del presidente Gugliotti. In segno di denuncia per ciò che si sta compiendo hanno consegnato al prefetto di Taranto, Demetrio Martino, le proprie fasce di rappresentanza. Non solo. Le colonne doriche accanto alla sede del Comune sono state bardate di nero “in memoria delle tante vittime del passato e col cuore rivolto a chi ancora in questi giorni si ammala e continuerà ad ammalarsi a causa dell’ex Ilva”. 


«Spero che nelle prossime ore il governo rinsavisca - ha proseguito Melucci - capisca che si deve sedere al tavolo con gli enti locali e progettare un futuro diverso per lo stabilimento. Il prefetto è qui soltanto come rappresentante del governo sul territorio, è un gesto molto forte che lo ha turbato, non credo che lui possa esprimersi da un punto di vista politico e istituzionale su questo. Di sicuro abbiamo presentato al prefetto che al governo deve arrivare forte questo dissenso. Non violento, pacifico, ma molto deciso». Il presidente della Provincia Gugliotti ha ribadito che c’è stata una necessità di accelerare visto che il governo, «contravvenendo alle nostre richieste anche formali, ha deciso di andare avanti tranquillamente, anche se speriamo sempre che ritorni sui suoi passi». 


Alla consegna delle fasce tricolori non tutti i sindaci jonici hanno potuto aderire ma «sino a domani - ha detto il presidente - il prefetto avrà qui le 29 fasce perché è l’intero territorio compatto su questa vertenza. Pensavamo di essere stati chiari, quando, in occasione dell’ultimo accordo, arrivammo a chiedere le dimissioni dei commissari perché non ci avevano coinvolto nella trattativa e nella discussione. Purtroppo ci siamo resi conto che non avevano capito niente». Il messaggio finale è ancora di Melucci: «Vogliamo semplicemente che il governo si fermi e non chiuda accordi che non coinvolgono il territorio e che non vanno, secondo il nostro punto di vista, per le poche informazioni che abbiamo, nella direzione di salvaguardare la salute ed un modello di sviluppo equilibrato, sostenibile, per mezzo milione di residenti di questa provincia. Non parliamo solo dei lavoratori diretti Ilva, ovviamente dobbiamo tutelare interessi più grandi».

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