Lo striscione esposto davanti al Palazzo di città di Taranto lo dice chiaramente: “Il turismo non è cemento nel mare ma natura da amare”. In calce c’è la firma del comitato San Francesco degli Aranci, che da anni si oppone alla realizzazione del porticciolo nell’area di Torre Blandamura, su un lembo di pineta di pino d’Aleppo, arbusti di lentisco, fiori di cisto e vegetazione alofila. Un tratto di costa dove da oltre un mese sono ripartiti i lavori di costruzione del porto turistico ricettivo con annesse strutture e servizi (e con essi le proteste).
Il corposo gruppo di residenti della zona (e non solo) si è dato appuntamento ieri in piazza Municipio per un sit-in informativo, affinché la loro battaglia contro l’opera diventi quella della comunità. Proteggere e salvare un luogo che prima era frequentato, mentre adesso è inaccessibile. La zona è delimitata, il cantiere è in attività. Le ultime immagini postate sui social (Salviamo la nostra pineta San Francesco degli Aranci) mostrano ruspe e mezzi pesanti a pochi passi dal mare (i cui fondali sono ricchi di Posidonia), operai che brandiscono martelli pneumatici affondandoli nella scogliera.
L'incontro
Per questo nei giorni scorsi i comitati (tra cui quello per il parco regionale del mar Piccolo) hanno incontrato il commissario prefettizio del Comune di Taranto Vincenzo Cardellicchio, che ha garantito controlli approfonditi. C’è stata anche la richiesta di accesso agli atti, per avere visione di un progetto che prevede 210 posti per imbarcazioni ai moli e 90 a terra, oltre alle infrastrutture, «che porterebbe alla distruzione di tutta la vegetazione e alla cementificazione della scogliera», nonché alla temuta e contrastata «privatizzazione». Che significa accesso libero al mare negato.
Tutto questo «a fronte di remoti vantaggi economici per i privati e la comunità, attuando ancora una volta un modello di sviluppo obsoleto ed ormai superato».
La petizione
Intanto è già partita una petizione online che ha raggiunto quota 35mila firme in pochissime settimane. La partecipazione al sit-in è stata numerosa, maggiore anche rispetto all’appuntamento di metà gennaio sulla spiaggia di Porto Cupo. Resta inoltre in piedi l’ipotesi di un esposto.
Sotto accusa ci sono le concessioni, le autorizzazioni ai lavori, notevolmente impattanti («la realizzazione di stradine hanno determinato il taglio e lo sradicamento di vegetazione protetta»), sulle quali ci sono verifiche in corso.
Alcuni volantini sono stati distribuiti dall’associazione culturale Gruppo Taranto, dall’associazione Italia Nostra Taranto e dal Comitato per la qualità della vita. «Nessuno tocchi Torre Blandamura». «Fermiamo questo scempio». «Fermiamo l’inciviltà».