Imprenditori e operai dell'indotto dell'ex Ilva di Taranto sono radunati questa mattina davanti alla Portineria C per manifestare contro il rischio che anche Acciaierie d’Italia, come già otto anni fa Ilva spa, finisca in amministrazione straordinaria. Il corteo si muoverà dal siderurgico verso la città. I mezzi si fermeranno a metà strada e torneranno indietro, mentre gli imprenditori proseguiranno sino alla prefettura dove la neo prefetta di Taranto, Paola Dessì, li riceverà in tarda mattinata. Al momento il corteo ha invaso la Statale 7 Appia. La protesta odierna è promossa da Aigi, associazione che raccoglie l’indotto di Acciaierie d’Italia.
«Non sarà un blocco dello stabilimento di cui le imprese sono parte integrante e rappresentano la componente economica più importante della città», afferma Aigi. «Al contrario, l’iniziativa intende mandare un messaggio chiaro al Governo: la fabbrica, che è stata dichiarata di rilevanza strategica nazionale, va salvaguardata e rilanciata.
Non ci sono Fiom e Cgil
Dissentono dall’iniziativa la Cgil e la Fiom. «Le imprese dell’appalto di Acciaierie d’Italia - affermano le due sigle - non fanno alcun cenno sull’attuale gestione del privato, responsabile di aver portato lo stabilimento siderurgico in una fase di criticità sia in termini di produzione che di interventi manutentivi, necessari a garantire la sicurezza dei lavoratori e la salvaguardia degli impianti». «È del tutto evidente che la manifestazione organizzata da Aigi - dicono Cgil e Fiom -, oltre a manifestare preoccupazioni in merito ad una possibile amministrazione straordinaria, rivendichi di fatto ulteriori interventi e risorse pubbliche per saldare i debiti del privato. Infatti, la richiesta degli imprenditori è chiara: saldare i debiti del privato, in questo caso di ArcelorMittal. È ormai un classico della vertenza ex Ilva consegnare i profitti al socio privato e scaricare sulle risorse pubbliche le perdite di una gestione, quella della multinazionale, che non ha nessuna intenzione di investire sul sito di Taranto».