Cozze di Taranto da record, volano sul mercato

Nella foto Luciano Carriero
Nella foto Luciano Carriero
di Nicola SAMMALI
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Martedì 9 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:05

La cozza tarantina è tornata prepotentemente sul mercato, ed è andata a ruba in tutta Italia. È stata un’annata positiva per la mitilicoltura a Taranto, trainata anche dal marchio di qualità Slow Food che ha dato più forza a un prodotto unico.
L’intera produzione 2022 è andata completamente esaurita, e già si lavora a quella del 2023: ora è attesa la cozza «settembrina», dal caratteristico taglio più piccolo. 

Il brutto ricordo

L’estate scorsa, nello stesso periodo, soltanto il 20 per cento della produzione era stata venduta, mentre il restante 80 per cento è andato perduto per il caldo e per la concorrenza sleale della cozza proveniente dalla Grecia, che veniva immersa nelle acque del Mar Piccolo e spacciata per locale.
«Non si riusciva a vendere la cozza tarantina, che così moriva, mentre si comprava la cozza della Grecia: ora questo gioco non si può più fare». 

L'effetto slow food


L’effetto Slow Food si fa notare, così come l’intensa attività di contrasto all’illegalità. 
La produzione ecosostenibile e la certificazione di qualità hanno reso di nuovo la cozza tarantina la regina dei piatti tipici. «Abbiamo ridato dignità e identità alla cozza tarantina», ha commentato Luciano Carriero, presidente della categoria “Pesca e Mitilicoltura” di Confcommercio Taranto.
«Con il marchio Slow Food abbiamo rilanciato il settore: a livello nazionale è arrivata una grande richiesta per la nostra cozza, quindi c’è stata una vendita maggiore rispetto agli altri anni. I produttori hanno terminato tutta la loro produzione», ha evidenziato Carriero. «Negli impianti adesso c’è solo il seme per l’anno prossimo, mentre ora stiamo vendendo la “settembrina”, che è la cozza tarantina di taglio più piccolo». 
La cozza adulta tarantina «è riconoscibile sul mercato: abbiamo raggiunto un risultato importantissimo. Il presidio Slow Food per la nostra cozza e per i produttori è stato una manna dal cielo. Di solito la cozza tarantina la vendevamo a 40/50 centesimi al chilo: quest’anno a 1 euro, 1,10 euro all’ingrosso, quindi c’è stato un 100% di aumento sul prodotto. In pescheria la cozza tarantina è stata venduta a 3 euro, anche a 3,50 euro, per la prima volta nella storia». 
Il settore è in risalita, nonostante l’aumento dei costi per la produzione (il prezzo delle reti è cresciuto), e questo ha permesso di non impattare sull’occupazione: «Abbiamo salvato circa 500 posti di lavoro: c’era chi tra i produttori voleva abbandonare, ma adesso vede la luce in fondo al tunnel», ha ricordato Carriero, che plaude gli sforzi fatti. 

La ricerca della qualità 


«I mitilicoltori di Taranto stanno puntando sulla qualità della cozza. In che modo? Eliminando la plastica dagli allevamenti e utilizzando reti biodegradabili, materiali come il Mater-Bi e la canapa: abbiamo già testato il Mater-Bi e più del 50 per cento della produzione di Taranto si basa su questo sistema. Ben 24 cooperative - ha proseguito - hanno aderito al disciplinare Slow Food, che impone l’allevamento ecosostenibile delle cozze. Elimineremo completamente la presenza di plastica negli allevamenti del Mar Piccolo, e punteremo su un prodotto di altissima qualità: la cozza tarantina è la più controllata al mondo, in assoluto, e per questo è la più sicura». 
Diversi stand della cozza tarantina Slow Food sono presenti ai festival di enogastronomia in Puglia, come a «Torre Guaceto».

L’ultimo aspetto toccato da Carriero riguarda il tema della legalità: «I mitilicoltori di Taranto ringraziano la Polizia di Stato e la Capitaneria di porto per il controllo del settore, a difesa del nostro lavoro e della salute dei consumatori. Le persone devono sapere ciò che stanno mangiando: ecco perché il marchio Slow Food è importante». 

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