Lecce, Giannini spinge D’Aversa: «Ha carisma e fame»

L’ex bandiera ha allenato il nuovo tecnico dei giallorossi a Gallipoli, in serie B

Lecce, Giannini spinge D’Aversa: «Ha carisma e fame»
di Antonio IMPERIALE
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Lunedì 10 Luglio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:53

Il “Via del Mare”, casa mia. Da calciatore, da allenatore. «Uno stadio dal doppio fascino. È accaduto a me, sta per accadere al mio amico Roberto». Il “Principe” racconta il passato, quello suo, e si proietta sul futuro, quello di D’Aversa. «Da calciatore - ricorda, dalla sua Roma, Giuseppe Giannini - ho vissuto l’entusiasmante promozione del Lecce in serie A, stagione 1998-99; in panchina ho trascorso la movimentata stagione fra i cadetti con il Gallipoli che avevo portato in serie B con Vincenzo Barba e che, non disponendo di uno stadio idoneo, mise casa al Via del Mare, in quel tormentato 2009-2010. In quel Gallipoli c’era un centrocampista speciale, Roberto D’Aversa. Il ragazzo era andato via a fine gennaio, alla Triestina. Adesso in quello stadio alimenterà i sogni suoi e dell’intero Salento giallorosso guidando la squadra che ha appena lasciato Baroni». Non viene da tempo nel Salento, Giannini, e confessa di avere una voglia maledetta di rituffarsi fra questa che considera la sua gente. «Vedi, Roma, Lecce e Gallipoli sono le tre città che mi porto nel cuore. Ho vinto in tutte tre». E, adesso che fa il responsabile del settore tecnico giovanile del Monterosi Tuscia, confida una speranza: «Mi piacerebbe che mi invitassero con i miei ragazzi a Gallipoli per il Torneo di Carnevale. Ci tornerei con entusiasmo e so che vivrei straordinarie emozioni». 

D'Aversa e Giannini

D’Aversa e Giannini, D’Aversa e il Lecce. «Il D’Aversa re della panchina dello stadio dove ha giocato dodici importanti partite da leader, segnando anche un gol, si conquisterà presto l’ammirazione dei tifosi. Sa che vivrà, dopo i tempi felici di Lanciano e di Parma, la grande opportunità di prendersi la rivincita sulla vicenda ligure con la Sampdoria. Il modulo? 4-3-3 o altro? Non mi piace entrare nel merito. Conta imporre il gioco, saper leggere l’avversario, saper leggere la partita. Conterà la condizione psicologica, tenendo fuori la squadra dalla zona pericolo. Conterà il carattere della nuova compagine e già sotto questo aspetto, Roberto è una garanzia. A mio avviso ha poi il grande vantaggio di avere alle spalle un uomo di riconosciuta sapienza e cultura calcistica come Corvino, il quale lo ha voluto perché evidentemente crede in lui. D’Aversa lo ricordo molto bene per il carisma che lo contraddistingueva in campo, per la capacità di prendere la squadra per mano, per i consigli importanti che dava ai compagni. In sintonia con lui Corvino saprà attrezzargli una squadra che faccia bene come quella dello scorso campionato e magari qualcosa in più». E spiga, Giannini: «Corvino è stato straordinario nel portare Umtiti, sfruttando la situazione particolare con il Barcellona, adesso punterà ad assicurare, magari con la cessione di Hjulmand, quello che serve al Lecce per attrezzare di nuovo la squadra che già conta su giocatori di valore. A me piace fra gli altri Di Francesco. Ci sono giovani che possono esplodere definitivamente come Banda». E guarda avanti, Giannini: «Ho letto che il Lecce, campione d’Italia Primavera, porterà in ritiro undici ragazzi. È un grande segnale della fecondità del lavoro che guarda al futuro con il settore giovanile. Bravissimo Delvecchio, bravi gli altri. Ci sono stati peraltro contatti per un nostro ragazzo». Un’altra Nazionale, l’Under 21, ancora fuori dall’Europeo. C’è una crisi giovanile? «Quando si dice che mancano i talenti si dicono cose non vere - ribatte Giannini -. Su Roma ho visto almeno quattrocento ragazzi. Vanno aspettati e soprattutto dobbiamo essere bravi ad esaltare il piano tecnico, il colpo di testa, lo stop e tiro, più che quello tattico». Subito una romana, la Lazio, per il Lecce, poi la Fiorentina, per un avvio abbastanza duro. «Due grandi squadre, due grandi allenatori. Una partenza difficile. Ma forse è meglio affrontarle subito le grandi che, guardando agli impegni europei, magari partono con una preparazione più lenta, mentre le piccole possono avere maggiore rapidità nelle gambe».

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