La Taranta spariglia e scompiglia. Svolgere il classico compitino sarebbe stato più facile: affidarsi a un nome internazionale collaudato o a un intoccabile della canzone d'autore, risultato assicurato e tutti contenti. Funziona, ma non sempre lascia traccia. Meglio sorprendere, avrà pensato il Ragno: capire come va il mondo e lasciarsi ipnotizzare dai nuovi linguaggi. Anche rischiando. Meglio azzardare che non averci provato.
La scelta di Shablo come maestro concertatore della Notte 2024 va in questa direzione: il produttore-dj (e molte altre cose) è il filo rosso che, più di ogni altro, tiene insieme le multiformi espressioni della nuova scena italiana negli ultimi 15 anni. Rap, trap e elettronica messi insieme senza steccati e con gli artisti più noti. Basta un "giro" su Youtube o Spotify, provare per credere: dietro c'è spesso questo italo-argentino con origini lucane pronto a ricordare il nonno che gli faceva ascoltare la tarantella. Ecco: tradizione e contemporaneità. Shablo è la chance per dare un futuro alle radici. Per far rivivere il cuore popolare della pizzica nei nuovi linguaggi.
La scommessa
La scommessa è molto ambiziosa, ma gli elementi comuni giocano a favore. Il disagio sociale e psichico delle tarantolate non è molto diverso dal disagio che muove oggi i ragazzi (dalle metropoli ai borghi) a comporre rime d'amore e di rabbia: è l'aspetto "curativo" della musica a cui ha accennato Shablo nel "discorso" d'investitura come maestro concertatore. La pizzica può guarire. Come fanno rap e trap quando non ci sono altre vie d'uscita.
Il senso del ritmo è l'altro comune denominatore: di là il battito ancestrale del tamburello, di qua il battito elettronico dei sintetizzatori.
Si ballava cento anni fa al chiaro di luna tra i vigneti, si balla ora tra beat e groove: è la chiave per agganciare le nuove generazioni e la presenza come direttore d'orchestra di Riccardo Zangirolami (appena 23 anni, ma già tanti successi) è la ciliegina sulla torta.
Fin qui l'operazione culturale. Poi, dopo i buoni propositi, toccherà alla musica mantenere le promesse: farsi carne viva, lacrime e sudore quando si accenderanno le luci del palco. Il pericolo che tutto diventi marketing è sempre in agguato, ma sotto le stelle di Melpignano capiremo se sarà ancora magia, oltre l'ordinario. Un'altra rinascita. Come se fosse la prima volta.