Ex Opis, una mostra racconta la memoria dell'ospedale psichiatrico leccese

Ex Opis, una mostra racconta la memoria dell'ospedale psichiatrico leccese
di Marinilde GIANNANDREA
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Mercoledì 20 Luglio 2022, 05:30

Era uno dei più grandi ospedali psichiatrici in Italia, è stato chiuso nel 1996 in seguito alla legge Basaglia, l’ex Opis di Lecce (Ospedale Psichiatrico Interregionale Salentino) riaffiora dall’oblio della rimozione nelle fotografie di Loredana Moretti con una mostra che approda oggi nello spazio dell’off gallery del Must di Lecce e che la fotografa barese cura insieme a Gianfranco Torro (inaugurazione ore18:30). Si riaprono all’improvviso le porte di un luogo quasi dimenticato e un edificio chiuso e costrittivo si trasforma in un deposito di memorie, in un racconto intimo e ravvicinato. Spesso il fine documentario delle immagini è usurpato dai media digitali ma questo lavoro dichiara ancora una volta la forza che la fotografia d’autore ha nel mostrare le contraddizioni della realtà sociale, nella denuncia delle ingiustizie, nella messa in luce del pregiudizio e delle paure non confessate. In questo caso l’effetto straniante non è dato dalla presenza umana, dal contatto con la diversità e con la malattia mentale, ma piuttosto proprio dalla sua assenza. Il lavoro risale al 2000, pochi anni dopo la sua chiusura dell’ex Ospedale psichiatrico, quando era ancora un luogo pieno di testimonianze, oggetti, tracce. Vi vivevano ancora nove pazienti assistiti dalle suore ma era ormai sostanzialmente abbandonato. Le brande allineate, i servizi igienici in comune, i materassi che sembrano conservare le tracce dei corpi, le pentole accatastate nelle cucine, le sbarre alle finestre, tutto ci parla, come scrive Loredana Moretti nel catalogo della mostra, «del dolore straziante, del coraggio infinito di chi ha resistito, del vuoto di chi ci ha lasciato». La scelta di fotografare nelle ore meridiane, a “piena luce”, accentua la verità degli scatti che non hanno modificato nulla di quel momento e di quel luogo.

La mostra nelle sale del Must di Lecce

Le 43 fotografie sono di medio formato per consentire al visitatore un avvicinamento e sono accompagnate da una serie di polaroid che si concentrano sui dettagli.

Ci sono gli spazi esterni, tra alberi secchi, siepi incolte e panchine distrutte, e quelli interni in un attraversamento che conduce il “visitatore” fino alla chiesa dei Frati Alcantarini, intorno alla quale nel 1901 era stato costruito l’antico edificio del Manicomio di Terra d’Otranto. Trasformato in ospedale psichiatrico nel 1931, arrivò a contenere oltre 1400 pazienti ben oltre i suoi limiti di spazio. Cosa rimaneva vent’anni fa di questa moltitudine? Il contenitore vuoto di un vecchio televisore, un’immagine sacra appesa a un muro di piastrelle bianche, i locali per le docce comuni, una sedia contro un muro verde sotto una finestra da cui entra la luce. Le fotografie di Loredana Moretti nella loro estrema cura per le cose silenziose, secondarie e ordinarie ci ancorano all’essere, perché sono le cose che parlano di differenze, patologie, isolamenti, chiusure. Fotografa dal 1990, diplomata in pianoforte, anche architetto di interni e docente di sostegno, la sua ricerca fotografica ha sempre una forte temperatura sociale, ama i luoghi dimenticati «le strade di campagne, le provinciali dove non si incontra più nessuno», come testimonia “Le vie del ferro”, il lavoro dedicato alle Ferrovie Sud Est del Salento ed esposto recentemente a Bari.

La ricerca nelle aree marginali

Ancora una volta il Salento (sua madre è di origine leccese), ancora una volta il mondo ai margini, ma in questo caso anche vitale e creativo, in una ricerca lenta e ravvicinata che ci costringe almeno per un momento a estraniarci dall’ossessione per la rapidità dell’informazione e della comunicazione. Come quando nella sala conclusiva della mostra possiamo leggere le parole di un paziente su un disegno abbandonato o vediamo la fotografia dell’ultimo apparecchio per l’elettroshock. 
La mostra dedicata all’ex Opis approda a Lecce dopo essere stata esposta in Italia e all’estero, è sostenuta dall’assessorato alla Cultura del Comune di Lecce e durante l’inaugurazione interverranno l’autrice, la psicologa, poetessa, Sonia Fanuli, e Gianpaolo G. Mastropasqua, psichiatra, poeta e maestro di musica, che dal 12 agosto curerà nel cortile de Must una serie di appuntamenti di musica, poesia e letteratura legati dal tema della diversità. La mostra è aperta fino al 30 agosto; orari: dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 21, chiusura il lunedì. 

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