I numeri del trasporto pubblico locale in Puglia: il divario con il Nord

I numeri del trasporto pubblico locale in Puglia: il divario con il Nord
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 22 Luglio 2023, 05:00

Nel 2021 a Milano per ogni residente ci sono stati 260 viaggi su un autobus di città. A Lecce soltanto sei. Sarà questione di offerta pubblica, di abitudine, persino di cultura, ma il report dell’Istat sul Trasporto Pubblico Locale dimostra che esistono due “Italie”: una che va in bus, in tram, utilizza il filobus, anche per uscire; e una che continua imperterrita a utilizzare l’auto. E che i mezzi pubblici li vede ben poco. Il Sud. I divari territoriali sono evidenti guardando il rapporto da entrambi i lati: nel Mezzogiorno c’è meno gente che utilizza l’autobus per muoversi nelle proprie città, i mezzi sono di meno e coprono una distanza minore. In qualunque modo la si guardi, secondo i numeri dell’Istituto di Statistica: c’è un problema con il trasporto pubblico. I dati sono impietosi, per quanto il fatto che si riferiscano al 2021 e quindi a un’annata con gli strascichi del covid e delle limitazioni (in alcune zone d’Italia erano ancora presenti dei divieti a inizio 2021, ndr), spiega facilmente un abbassamento dell’utilizzo dei mezzi in tutto il Paese. Resta, però, un fattore: il calo è comune a tutte le città, ma i divari restano. 

La situazione in Puglia

E in Puglia qual è la situazione? Ci si difende bene rispetto al resto del Sud, ma il Nord che va a lavoro in autobus è distante anni luce. Rispetto al numero dei residenti, l’utilizzo maggiore dei mezzi pubblici è un primato che spetta a Venezia (573 corse in un anno per ogni residente). Basti pensare che in Puglia Bari arriva a 34 passeggeri per abitante, mentre Trani e Barletta si fermano addirittura a due. E ancora: a Firenze e Bologna, così come a Roma, superano quota 200. E il calo dovuto alla pandemia per queste città è stato - in percentuale - superiore rispetto a quanto avvenuto al Sud, anche per via dei tanti “emigranti” che sono rientrati a casa, magari potendo lavorare in smart working durante quel periodo. 
Divari, differenze, distanze. Le stesse che ci sono nell’utilizzo dei mezzi per il trasporto pubblico. A Bari, che è la città in una condizione migliore, vengono utilizzati 70 autobus ogni 100mila residenti. A Lecce 49, a Taranto va un po’ meglio e si arriva a 82. Anche qui, prendendo in considerazione i soli autobus: a Milano si arriva a 111/100mila abitanti, a Bologna 102. E dove la metropolitana non c’è, così come in Puglia del resto, i numeri si alzano in modo esponenziale, almeno al Nord: Bergamo raggiunge quota 168, Venezia 124, Trieste 135, e anche Cagliari arriva a 166. In media una città del Sud dispone di 53 vetture - tenendo in considerazione i soli autobus cittadini -, una del Nord 92. 
Il tutto incide, chiaramente, sui posti offerti. Il trasporto pubblico locale di Milano ha offerto nel 2021 ai propri cittadini 22 miliardi di posti (stesso dato della capitale). Quello di Torino 3,6 miliardi, quello di Venezia 2,6 miliardi. A Bari si arriva al miliardo per il rotto della cuffia. A Lecce 131 milioni di posti. Tanto per fare un paragone: il numero è circa un terzo di quello di Bergamo. E un ottavo se confrontato con Padova. 
Pochi mezzi, spesso anche vecchi e con un tasso di inquinamento piuttosto alto. Al di là di Brindisi e Bari, nel 2021 gli autobus a basse emissioni nelle città pugliesi non rappresentavano neppure un quarto della flotta totale. Ma questo è un discorso sul quale un po’ tutti i Comuni hanno investito, sfruttando anche il Pnrr. E gli effetti si vedranno a breve. 
La pandemia ha inevitabilmente messo in ginocchio il settore del trasporto pubblico, ma non è tutto qui. L’Italia resta divisa in due, per svariati motivi. Al Sud c’è meno offerta e meno domanda e la Puglia - fatta eccezione per Bari - lo dimostra. Un fattore che rischia di allontanare il turismo ma soprattutto che abbassa la qualità della vita di chi vive in queste città. Spesso, anzi sempre, bellissime. Ma meglio goderne in auto - con tutto ciò che comporta anche per l’ambiente e per la comodità di chi si sposta -, magari in un ingorgo o a caccia di un parcheggio, che con i mezzi pubblici. Almeno secondo quanto racconta l’Istat.

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