Sud-Est, ogni giorno un “buco nero” da 336mila euro

Sud-Est, ogni giorno un “buco nero” da 336mila euro
di Maddalena Mongiò
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Sabato 21 Novembre 2015, 00:54 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 11:25

Un po’ più di mezzo miliardo di euro. Questa la somma che la Regione Puglia ha speso lo scorso anno per il trasporto pubblico su ferro e gomme: treni e autobus, per intendersi. Circa il 26 per cento di questa torta è destinata a Ferrovie Sud Est, che ha incassato 123.743.611,81 euro. Ovvero 336mila euro al giorno. Se poi si mette in parallelo il costo, l’efficienza del servizio, il parco mezzi, il famoso binomio prezzo-qualità non trova il bilanciere in equilibrio.

Quindici giorni fa, l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Giovanni Giannini, ha ridimensionato le somme e nel corso di un’audizione nella V Commissione regionale Trasporti ha affermato che in realtà la Regione ha erogato a Fse solo, si fa per dire, 74 milioni di euro annui.

I costi che la Regione affronta per il trasporto pubblico e per le Fse nello specifico, sono documentati nel Piano triennale di trasporto pubblico regionale e locale 2015/2017 stilato dalla Regione per valutare le esigenze del trasporto parametrando il potenziale di utilizzo di treni e bus in base alla popolazione residente, ai livelli occupazionali e alla frequenza di scuole e università.

E la Regione promuove i treni: «La rete ferroviaria regionale risulta teoricamente estremamente competitiva anche in termini di accessibilità pedonale: la popolazione che dista a non più di 500 metri da una stazione ferroviaria è infatti pari a 643.671 unità (16 per cento della popolazione regionale)».

Di tutt’altra opinione i viaggiatori. Nuovo Quotidiano di Puglia ha deciso di toccare con mano cosa accade nella giornata di un pendolare, ma anche e soprattutto di raccogliere le testimonianze di chi ha bisogno del trasporto pubblico per andare al lavoro o per raggiungere la propria scuola piuttosto che la sede universitaria. Per non parlare poi dei turisti che devono sopportare la penitenza di percorrenze su treni vecchi e trascurati. Le testimonianze parlano chiaro e non lasciano dubbi.

Si viaggia addossati gli uni agli altri, sulle tratte più trafficate, oppure si rimane a terra se non c’è spazio neppure per far salire a bordo una taglia 40. Per non parlare poi dei bus che al mattino arrivano alle ultime fermate già carichi di passeggeri e agli autisti non rimane altro che tirare dritto lasciando al palo chi aspettava di arrivare a destinazione. Una circostanza esasperante, anche perché non è infrequente che gli studenti debbano rinunciare ad andare a scuola, e che ha spinto alcuni genitori a presentare denuncia ai carabinieri.

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E non basta. Perché ci sono i danni che lamentano gli universitari: lo status di studente fuori sede non viene riconosciuto a chi è residente in un comune che dista dalla sede dell’Università un tempo di percorrenza pari o inferiore a 65 minuti. E la stragrande maggioranza delle distanze è pari o inferiore ai famosi 65 minuti, «ma solo sulla carta», lamentano i gli studenti fuori sede costretti a prendere casa nella città dove ha sede la loro università, proprio per le inefficienze dei trasporti. Così si sentono doppiamente beffati: per i ritardi che non vengono calcolati e per i benefici che non possono ricevere.

I numeri. Il servizio di trasporto regionale offerto dalla Fse è regolato da un contratto di servizio che scade il prossimo 31 dicembre, ma è stato già rinnovato sino al 2018. In base a questo contratto Fse ha diritto a percepire 123 milioni 457mila euro l’anno: 38,79 milioni per i servizi ferroviari; 49 milioni e 786mila euro per la gestione dell’infrastruttura ferroviaria; 34 milioni 874mila euro per il trasporto su gomma. A fronte di queste somme Fse deve garantire una percorrenza di 3.657.547 chilometri su rotaia e 12.391.039 con i bus. Il tutto per un costo a chilometro di 11,79 euro per i treni e 2,99 per i bus. Tutto questo con un parco macchine che è tutto da raccontare.

A documentare è sempre il Piano triennale di trasporto pubblico che riporta i mezzi delle Fse che viaggiano sulle rotaie. Quattro locomotive sono del 1959, una del 1969, una del 1970, tre del 1988, due del 2006, tre del 2008, una del 1970, una del 1971. Quindici automotrici sono del 1978, sette del 1959, 2 del 2000, otto del 2002. Le vetture sono più “giovani”, datano dal 1998 al 2011. Il tutto alla modica cifra di 444.330 euro e qualche decimale al giorno.