Sud Est, pochi vagoni vecchi e sporchi. E c'è chi chiama i carabinieri

Sud Est, pochi vagoni vecchi e sporchi. E c'è chi chiama i carabinieri
di di Maddalena MONGIÒ
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Venerdì 30 Ottobre 2015, 23:13 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 12:08

Stazione di Lecce, binari 5 e 6. Da lì partono e arrivano i treni delle Fse che collegano le province di Lecce, Brindisi e Taranto. Ma non siamo al crocevia di scenari suggestivi, così come sono stati descritti in pagine della letteratura indimenticabili: non c’è penna che possa dare smalto ai treni non vetusti, e quindi degni di ammirazione, ma semplicemente usurati dal tempo e dall’utilizzo. Da qui, invece, ogni giorno arrivano e partono – tra gli altri – tanti studenti delle scuole superiori o universitari che vivono sulla loro pelle i disagi di un trasporto pubblico, in questo caso delle Fse, che non riesce a dare un servizio rispondente alle loro esigenze.

Lezioni saltate per gli studenti rimasti a terra causa sovraffollamento (alcuni genitori hanno fatto anche segnalazioni nelle locali stazioni dei carabinieri), lesione del diritto allo studio (per gli studenti universitari che si vedono negato lo status di fuori sede perché i tempi di percorrenza non sono – sulla carta – superiori ai 65 minuti, requisito per farsi riconoscere lo status), igiene scarsa, finestrini che non si aprono, cattivi odori, costo troppo alto del biglietto o dell’abbonamento, ritardi a go-go e poi il gioco dell’oca di chi vive in comuni che non hanno una stazione ferroviaria e, per questo, sono costretti a prendere prima un autobus per raggiungere il centro più vicino provvisto di stazione.

Un classico, per lo studente pendolare, riguarda la richiesta di ingresso posticipata perché i ritardi sono all’ordine del giorno e la campanella che squilla alle 8.10 non sempre trova pronto a entrare anche chi arriva dalla provincia. Un problema che riguarda gli studenti delle superiori, mentre gli universitari si trovano a dover fare i conti con i collegamenti delle Fse interprovinciali: possono servire sino a due ore per l’andata e altrettante per il ritorno per coprire la distanza tra la propria abitazione e la facoltà. Certo che gli studenti ai primi anni delle superiori raccontano il “calvario” ridendo e scherzando, i più grandi aprono una riflessione a largo raggio, ma sono tutti accomunati dal pollice verso indirizzato alle Fse; manco a parlarne di soddisfazione del cliente.

Bagni sporchi, carrozze che dovrebbero essere rottamate e continuano ad andare su e giù sulle rotaie, soste per interminabili minuti – nel mezzo della corsa – senza che i viaggiatori comprendano la ragione della sosta. Non mancano le lagnanze sul costo del biglietto: troppo alto, lamentano, specie se correlato alla qualità del servizio.

Ma l’aspetto più spinoso riguarda le assenze dalla scuola che gli studenti sono costretti a fare. Un problema particolarmente sentito a Campi Salentina, legato in modo particolare agli autobus delle Fse, ma che non lascia indenni neppure i treni. In sintesi gli studenti – stando a quanto riferiscono – sono costretti a vedersi sfrecciare davanti autobus troppo carichi e, perciò, impossibilitati a far salire a bordo altri passeggeri. Una circostanza che si verifica anche per i treni della Fse, ma in questo caso è legata a fatti imprevisti e non è la norma.

È usuale, invece, che sul vagone si viaggi a mo’ di “sardine in scatoletta” e i racconti degli studenti sono conditi da racconti che, se non fosse una cosa grave per chi sopporta il disagio, sarebbero umoristici tanto quanto una barzelletta. «Quando arriva il caldo e il sole picchia impietoso sulla lamiera del treno – racconta Chiara da Campi Salentina – le carrozze diventano camere a gas per i cattivi odori che, inevitabilmente, si originano in un piccolo spazio dove non possono essere aperti neppure i finestrini».

Quel che è certo? Siamo al chi più ne ha, più ne metta. Con tanti distinguo. Simone Pizzi viene da Manduria ed è uno dei tanti studenti dell’Università del Salento (frequenta il corso di laurea magistrale in Economia) che, proprio per evitare i disagi legati al trasporto pubblico, ha deciso di prendere una casa in affitto a Lecce e utilizza il treno per andare e tornare a Manduria nel fine settimana. Pone una questione molto sentita tra gli studenti “costretti” a prendere casa a Lecce, pur essendo residenti in città non molto lontane.

«Ad oggi – spiega Pizzi -, la distinzione tra lo status di fuori sede o pendolare scaturisce dal calcolo del tempo di percorrenza media tra il paese di residenza dello studente e la sede universitaria. Ma i dati di cui si tiene conto per la definizione dello status di studente fuori sede non corrispondono alla situazione reale. I tempi di percorrenza sono più lunghi rispetto a quanto dichiarato ufficialmente nelle tabelle di marcia. È necessario procedere ad un ricalcolo di tali medie, in particolar modo sulle tratte che collegano Lecce alle province di Taranto e Brindisi».

Francesco De Micheli, consigliere della facoltà di Ingegneria, viene da Casarano e punta il dito sull’inefficienza dei trasporti quale causa, tra le altre, della scelta di frequentare l’università al Nord, piuttosto che al Sud. «Molto spesso ci troviamo di fronte ad un servizio al di sotto degli standard: ritardi, eccessivo affollamento dei mezzi e molto spesso condizioni igieniche precarie. Purtroppo non è un caso, se la gente decide di abbandonare le università del Sud, anche a causa di un servizio di trasporti pubblici abbastanza inefficiente».

Va e viene ogni giorno da San Donato di Lecce, Marta Evangelista, studentessa a Unisalento dove frequenta Mediazione linguistica: «Ogni giorno ci sono forti ritardi, che riguardano tutte le fasce orarie, e creano disagio a chi - come la sottoscritta - è pendolare e ha orari da rispettare. Un ulteriore punto critico delle linee Fse è costituito dai mezzi ormai obsoleti e spesso privi di aria condizionata. Il personale non sempre è informato sugli orari e non è assolutamente in grado di fornire alcuna spiegazione agli stranieri che vogliono raggiungere destinazioni di particolare interesse culturale, come ad esempio Gallipoli oppure Otranto. Inoltre abbiamo assistito ad un aumento del costo del biglietto, a fronte di un miglioramento del servizio nullo, se non addirittura di un peggioramento, molto evidente in queste ultime settimane».

E poi arriva la richiesta di supporto. Giulio Agnusdei, referente dell’associazione Obiettivo Studenti, viene da Manduria, anche lui pendolare nel weekend e chiede alla governance dell’Università un aiuto per chi è fuori sede: «L’Università dovrebbe supportare gli studenti pendolari con borse premio. Sarebbe un investimento indiretto sui trasporti in grado di garantire - agli studenti bisognosi e meritevoli – il diritto allo studio. Le società di trasporto pubblico potrebbero e dovrebbero coordinarsi di più tra di loro cercando di garantire un servizio efficiente e che eviti la sovrapposizione di corse negli stessi orari». Dalila, arriva da Calimera e frequenta il secondo anno al De Pace: «Prendo spesso il treno, anche se è complicato. Per andare a scuola prendo l’autobus, anche perché a Calimera non c’è stazione. A pomeriggio vado in treno a casa delle mie amiche e prima devo prendere un autobus per venire in stazione a Lecce».

Altra storia quella raccontata dalla quasi diciassettenne Chiara. Frequenta il terzo anno del Liceo artistico Ciardo-Pellegrino e fa su e giù da Campi Salentina. «Solitamente prendo la corriera – racconta Chiara – ma il servizio è pessimo sia in treno che in autobus. Capita di rimanere a casa perché non si riesce a salire sul treno o sull’autobus. Mio padre ha anche fatto la segnalazione ai carabinieri, ma sappiamo che ci sono state molte denunce per questo problema. Quando va bene, arriviamo a scuola in ritardo».

E non mancano le ragioni degli studenti-lavoratori. Andrea Muti, 24 anni, lavora come vigilante in Prefettura, ma è anche uno studente di Ingegneria meccanica dell’Università del Salento e da otto mesi fa il pendolare tra Lecce e Brindisi. «Ai ritardi abbiamo fatto l’abitudine – ironizza Muti – ma ci sono cose scandalose. Non è giusto che nei giorni di sciopero non si possa utilizzare l’abbonamento sui treni delle Ferrovie dello Stato. Poi non trovo corretto che il controllore chiuda un occhio se capita l’extracomunitario senza biglietto e sia inflessibile con chi dimentica l’abbonamento a casa multando la persona che poi è costretta ad andare in stazione per farsi annullare la sanzione. Le regole devono essere uguali per tutti».