Da giovedì la settimana sociale a Taranto, monsignor Santoro: «Non si guardi solo al profitto, si segua un’ecologia integrale»

Da giovedì la settimana sociale a Taranto, monsignor Santoro: «Non si guardi solo al profitto, si segua un’ecologia integrale»
Da giovedì la settimana sociale a Taranto, monsignor Santoro: «Non si guardi solo al profitto, si segua un’ecologia integrale»
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 19 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:35

«Papa Francesco ci ha chiaramente indicato la strada illustrandoci con l’enciclica Laudato si’ il concetto di ecologia integrale che è un invito a una visione globale della vita, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso e che l’uomo deve sanare la frattura che egli stesso ha causato per l’ambizione di superare i limiti naturali con la tecnica e ritornare a essere centro del sistema con il suo lavoro e la ricerca del bene comune. Ma non solo. Nella Fratelli tutti ci ha chiesto di avere una capacità di dialogo, ascolto e attenzione per tutti e che il dialogo abbia come riferimento l’icona del buon samaritano che anch’io avevo utilizzato all’inizio di questo anno pastorale per un passaggio dall’io chiuso in sé stesso al noi. Questo ci dà un di più di umanità anche se costa il sacrificio di aprire il cuore e di tendere la mano».

La prossima Settimana sociale - da giovedì a sabato - avrà luogo a Taranto, città simbolo di uno sviluppo industriale ai danni della persona. Il tema è quanto mai attuale e abbraccia ogni campo della società. “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”. Monsignor Filippo Santoro, arcivescovo della città jonica, è il presidente del Comitato scientifico e organizzatore.

Monsignor Santoro, non succede spesso che un’enciclica come Laudato si’, a diversi anni dalla sua pubblicazione, sia così attuale e oggetto di valutazione e analisi di politica, filosofia e sociologica: c’è il bisogno di una nuova consapevolezza della quotidianità?

«C’è tra i cittadini una nuova sensibilità che va coltivata. I consumatori, che in molti casi dispongono di ampi margini di potere d’acquisto, ben al di la della soglia di sussistenza, possono notevolmente influenzare la realtà economica con le loro libere scelte tra consumo e risparmio. La possibilità di influire sulle scelte del sistema economico è nelle mani di chi deve decidere sulla destinazione delle proprie risorse finanziarie».

A proposito di sistema economico: il Pnrr dà una grande importanza alla Transizione ecologica e all’accorciamento dei divari tra Mezzogiorno e le altre aree. Lei ha vissuto gli ultimi in Brasile e nel sud dell’Italia: possono essere sufficienti solo nuove risorse economiche o occorre qualcosa di diverso?

«Il Pnrr è l’occasione imperdibile perché progetti di sviluppo durevoli inizino ad essere realizzati per segnare quell’energica ripresa di cui il Sud ha bisogno. È nell’interesse dell’intero Paese che il Mezzogiorno cresca non solo appena un po’. Tutto il territorio dell’Italia meridionale è interessato dalla povertà infrastrutturale dalla quale consegue la povertà economica che in diversa misura tocca tutte le regioni. Questa potrebbe essere ridotta se, dotando il territorio di migliori infrastrutture soprattutto nel campo della mobilità, si riuscissero finalmente a realizzare più attività produttive legate alle nuove frontiere dello sviluppo così da garantire nel medio-lungo periodo, livelli occupazionali rassicuranti. Al Sud il lavoro può essere degno, solidale, partecipativo, creativo e soprattutto segnato dalla legalità. La presenza delle organizzazioni malavitose potrebbe essere seriamente ridimensionata se alla meritoria azione della magistratura e delle forze dell’ordine si affiancasse un concreto piano di sviluppo».

Lei ha detto: “Il lavoro è per la vita, non può essere per la morte”. Eppure aumentano le morti sul lavoro e la Puglia ne è tristemente protagonista.

«Gli appalti che usano unicamente il criterio del massimo ribasso, per fare un esempio, sono un implicito incentivo allo sfruttamento del lavoro, all’elusione o evasione fiscale che aiuta a ridurre i costi dell’offerta dell’impresa in gara a spese della sicurezza dei lavoratori. La rivoluzione della cultura della generatività e dell’impatto sociale “trasformativo” devono arrivare alle regole di appalto con le quali le amministrazioni, coerentemente con il loro obiettivo statutario, devono premiare prodotti e servizi con il massimo impatto sociale ed ambientale.

Non basta, sebbene sia un passo intermedio fondamentale, allargare a nuovi settori i criteri minimi ambientali e sociali e dimostrare con la formazione delle stazioni appaltanti che la semplificazione non può e non deve essere in contrasto con la centralità dell’uomo. Insomma, il profitto fine a sé stesso, lo sfruttamento legato all’assenza del lavoro, chiedono risposte da ognuno di noi e che vadano nella direzione di quella “ecologia integrale” che non può essere solo uno slogan».

La Settimana sociale a breve sbarca a Taranto, luogo simbolo per una riconversione ecologica e ambientale: “È tempo di scelte coraggiose” ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, come si può declinare per la città?

«Quello dell’ex Ilva è un esempio macroscopico di come ambiente e lavoro siano stati per decenni antinomici, perché l’ecologia integrale e la transizione ecologica si concretizzino in modo efficace è necessario orientare ad esse i comportamenti delle imprese e adeguare il loro sistema interno di incentivi. Ad oggi gli indicatori che orientano premialità per la forza lavoro e bonus dei manager incorporano raramente indicatori sociali e ambientali. Per fare un esempio: un manager può ricevere un bonus anche se - insieme ai profitti – aumentano gli incidenti sul lavoro e le emissioni di Co2 dell’azienda per la quale lavora. Con la riforma degli indicatori di performance, quel manager dovrebbe essere premiato solo se i profitti aumentano in presenza di un miglioramento o almeno di un non peggioramento di indicatori sociali ed ambientali predefiniti, come incidenti sul lavoro, emissioni di Co2 e altro».

Come arrivare a questo? 

«In tale direzione, una nuova centralità riveste la contrattazione sindacale e la detassazione delle misure coerenti con la presenza di chiari indicatori sociali e ambientali presenti nei rinnovi contrattuali dei Ccnl. Le aziende che applicheranno quegli indicatori e le misure previste nei nuovi Ccnl diretti a promuovere la produttività durevole e responsabile, l’armonizzazione “vita privata-formazione-lavoro” e l’integrazione “tempo di cura per familiari-tempo di lavoro” potranno ricevere incentivi anche per gli investimenti strutturali. Di questo e di molto altro parleremo durante la Settimana di Taranto».

“Consumare la suola delle scarpe” è il titolo della sua intervista-biografia: non è stanco di queste battaglie, dall’Amazzonia ai malati di Taranto, che sembrano invincibili?

«Nella parabola del buon samaritano ognuno può rivedere sé stesso che nelle diverse situazioni della vita incappa nei briganti, perdendo la sicurezza della salute, dei beni, patendo lo smarrimento come anche l’indifferenza e l’inutilità degli aiuti degli altri uomini. La debolezza, il dolore, l’umiliazione, muove a compassione il cuore del buon samaritano. È così che il malato attira il medico, la miseria la misericordia, il peccato la salvezza. Come Pastore della città ho accolto sotto il manto della Chiesa questa comunità dolente e, nello stesso tempo, ho spronato essa e le amministrazioni che la rappresentano a impegnarsi nella costruzione di un futuro diverso, più sostenibile per il pianeta e che capovolgesse la visione: un passaggio fondamentale “dall’io al noi”».

Papa Francesco in questi anni ha fatto scelte forti, l’ultima su Memores Domini la riguarda con la nomina a vertice di qualche giorno fa: sente la responsabilità di far parte di quel percorso di cambiamento?

«Ho accolto con obbedienza e gratitudine la nomina del Santo Padre come suo delegato speciale per l’associazione laicale Memores Domini con l’impegno di dirigerla temporaneamente ad nutum della Sede Apostolica. Svolgerò questo compito assegnatomi incontrando e ascoltando le persone e tutte le diverse componenti dell’associazione, in modo da poter compiere un cammino comune a partire dal cuore del carisma in sintonia con quanto Papa Francesco chiede per tutti i movimenti e associazioni ecclesiali. Monsignor Giussani ha voluto che il carisma, nato dall’azione dello Spirito, fosse consegnato nelle mani del Santo Padre attraverso l’allora Pontificio Consiglio per i laici. Quindi, in questa circostanza, mi muoverò a partire dall’ascolto delle persone e seguendo i passi indicati dal Decreto papale».

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