Scuola: posti vacanti, cattedre ai supplenti

Scuola: posti vacanti, cattedre ai supplenti
di Maddalena MONGIO'
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Mercoledì 9 Dicembre 2015, 08:22
Nomine ancora in corso, nelle scuole pugliesi, per supplenze fino al 30 giugno sui posti rimasti vacanti alla chiusura della fase C delle immissioni in ruolo previste con la riforma della scuola approvata lo scorso luglio. E a complicare il tutto i ricorsi che stanno arrivando a sentenza. È il caso del ricorso vinto dall’avvocato dello Snals, Simona Manca, che apre la porta a migliaia di aspiranti docenti che erano stati cancellati dalle Graduatorie ad esaurimento (Gae) non avendo chiesto di rimanere in elenco allo scadere del rinnovo della graduatoria. Il Tribunale di Lecce ha sentenziato che la cancellazione è illegittima e ora si apre un portone per i tanti che erano rimasti fuori. In sintesi l’applicazione della riforma cosiddetta della “Buona scuola”, al momento non sta portando i vantaggi promessi. Le supplenze non sono state eliminate, anzi si stanno decuplicando ampliando la platea dei precari e, contestualmente si è aperta la strada a tanti contenziosi per diritti che i prof hanno ritenuto siano stati violati.
Quindi? L’Ufficio scolastico regionale ha emanato una circolare per rendere noto che sono rimasti posti vacanti a conclusione della fase C e, entro il prossimo 14 dicembre, sarà pubblicato l’elenco delle convocazioni per le supplenza sino al 30 giugno. Le cattedre rimaste vacanti, sulle 4.028 complessive toccate alla Puglia per la fase C, sono il frutto o di un rifiuto della nomina o – per la stragrande maggioranza dei casi – perché il prof nominato aveva già una cattedra con supplenza annuale. Circostanza che si è già verificata con la fase B quando – sulla scia delle forti proteste che arrivavano dal mondo della scuola – il Governo diede lo “zuccherino” di rinviare al prossimo anno scolastico la presa di servizio nella sede assegnata nel caso che il docente immesso in ruolo fosse stato nominato per una supplenza annuale. Paradossi all’italiana, insomma. Una situazione che è stata denunciata anche dal segretario regionale della Uil scuola, Giovanni Verga: «Siamo di fronte ad un’altra lotteria: dopo quella della Fase B, che ha visto i docenti con maggior punteggio andare al Nord e quelli con minore punteggio rimanere nella provincia di residenza, si sta verificando che il dirigente scolastico più “fortunato” avrà coperti i posti assegnati alla propria scuola, mentre il dirigente “sfortunato” non avrà la possibilità di nominare supplenti sui posti rimasti vacanti». Ora ci pensa l’Usr.
E poi ci sono i ricorsi che, quando sono favorevoli ai prof, ingrossano le fila delle Gae. Sventolano il segno di vittoria dallo Snals dopo la sentenza del giudice del Lavoro di Lecce dello scorso 19 novembre che ha dichiarato illegittima la cancellazione dalle Gae dei docenti che non hanno presentato domanda di permanenza o aggiornamento negli anni successivi al 2006/2007 e ha condannato il Miur (Ministero dell’Istruzione dell’Università della Ricerca) al pagamento delle spese legali. Il ricorso è stato presentato da un gruppo di docenti inseriti nelle Gae della provincia di Lecce sin dall’anno scolastico 2006/2007 e successivamente cancellati per non aver presentato ogni anno, domanda di aggiornamento.
«Secondo il Collegio – spiega l’avvocato Manca – il nuovo sistema di reclutamento dei docenti ha reso non più modificabili le Gae, ponendo il divieto di nuovi inserimenti, diversamente dal passato allorquando si chiedeva ai docenti già iscritti di presentare nuova domanda di permanenza delle medesime Gae, pena la cancellazione (peraltro non irreversibile). Pertanto, non essendo più previsto l’inserimento di nuovi docenti a partire dall’anno scolastico 2006/2007, non possono trovare applicazione norme relative a graduatorie che, con effetto dell’entrata in vigore della legge numero 296 del 2006 (legge finanziaria 2007, ndr) sono state trasformate in graduatorie “ad esaurimento” immodificabili nominativamente e solo aggiornabili in base al punteggio».
Da qui la possibilità per i tanti che magari avevano abbandonato l’idea dell’insegnamento e che oggi potrebbero essere tentati da un posto fisso nel pubblico. Più che nella buona scuola ormai siamo al “buona fortuna”.