L'analisi del Ministero: nel 2034 banchi più vuoti. Dall’asilo alle Superiori “perduti” 114mila scolari

L'analisi del Ministero: nel 2034 banchi più vuoti. Dall’asilo alle Superiori “perduti” 114mila scolari
di Giuseppe ANDRIANI
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Venerdì 16 Dicembre 2022, 05:05

I bambini che non sono nati negli ultimi 18 anni sono gli studenti che nei prossimi 18 non ci saranno. L’inverno demografico che ha investito l’Italia porta conseguenze anche su scuole e università. Non è un caso che il numero degli iscritti sia in costante decrescita ormai da anni e che la situazione andrà a peggiorare, almeno per i prossimi anni (e poi chissà). E non c’è più nemmeno da sorprendersi. Eppure i dati, anticipati da un’analisi del Ministero dell’Istruzione e del Merito sul dimensionamento scolastico (per porre ordine nel marasma di voci che si susseguono), colpiscono. Solo in Puglia, ad esempio, da qui al 2034 ci saranno 114.000 ragazzi in meno nell’età compresa tra i 3 e i 18 anni. Di fatto oltre centomila scolari o studenti in meno: dai 551.635 residenti del 2023 ai 437.952 del 2034. A livello nazionale si perderanno quasi un milione e quattrocentomila ragazzi. A tutto ciò va aggiunto il tasso di dispersione scolastica che resta drammaticamente alto, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Il calo di nascite, per quanto possa essere un dato sorprendente, investe più il Sud che il Nord. È uno dei cliché dell’Italia del dopo guerra che viene annullato, quasi capovolto. E gli effetti si riflettono su tutto ciò che c’è attorno.
Il calo degli studenti si legge facilmente con il calo delle nascite: a differenza dei numeri che riguardano i residenti da diciotto anni in su, infatti, è minimo il dato su coloro che emigrano all’estero o in altre regioni. La Puglia perde il 20% dei propri ragazzi. Un problema che riguarda tutti ma che in un contesto quello del Meridione, rischia di diventare ancora più drammatico. Per avere un impatto visivo con la notizia basterebbe entrare in una qualunque scuola e sapere che tra dodici anni un quinto dei ragazzi che vi sono all’interno non ci saranno più. 

I dati inseriti dal Miur sulle iscrizioni


I dati inseriti dal Miur all’interno del report, che è servito a Valditara per spiegare il dimensionamento scolastico e le misure che il Ministero renderà operative già nelle prossime settimane (con alcuni tagli contestati da docenti e sindacati), prendono in esame le proiezioni dei residenti in un’età compresa tra i 3 e i 18 anni nelle varie regioni. La decrescita è di circa 12.000 ragazzi all’anno per i primi cinque anni, a seguire poi il calo dovrebbe essere “attenuato”, arrivando a circa 10.000 studenti in meno da un anno scolastico all’altro. Ed è esattamente quanto è successo - dati reali alla mano - negli ultimi due anni. Gli iscritti a scuola - tenendo conto però anche della dispersione scolastica e di chi ha deciso, a vario titolo, di abbandonare gli studi o si è trasferito altrove - in meno sono stati 20.000 dal settembre 2020 al settembre 2022, di cui 11.000 soltanto nell’ultimo anno scolastico. E il calo maggiore riguarda gli iscritti alla primaria, mentre è sicuramente più attenuato per quel che riguarda il secondo grado della scuola secondaria, tra licei, istituti tecnici e professionali.
La popolazione scolastica pugliese nel 2022/23 si divide così: 72.575 per la scuola dell’infanzia, 157.825 per la primaria, 109.239 per la scuola media e 201.155 per le superiori. C’è da registrare negli ultimi anni un calo drastico soprattutto per scuole per l’infanzia e primarie, mentre per quel che riguarda alcuni specifici indirizzi delle superiori i numeri talvolta sono addirittura in aumento (tra fuga dai tecnici e fuga dai licei che si alternano di anno in anno). 
Così come sottolinea il Miur, però, nei prossimi anni gli effetti della decrescita demografica sui “baby residenti” saranno ben visibili. Le cause sono da ricercare nel grande inverno demografico che ha colpito l’Italia, e il Sud in particolare, nel corso degli ultimi anni. 
Tra i fattori inevitabilmente vi è una minore natalità e un indice di mortalità che invece si abbassa a un ritmo inferiore, così come sottolinea spesso Istat, che proprio ieri ha annunciato i risultati del censimento permanente. E ancora tra i motivi a cui si può imputare “l’inverno nero” che l’Italia sta vivendo anche la difficoltà nella conciliazione tra maternità e lavoro. Un tema spesso suggerito anche dalle analisi di sociologi e demografi. In tal senso il Pnrr potrebbe rappresentare una grande occasione. In particolar modo con gli ingenti investimenti sugli asili nido. Più servizi per i genitori e meno crisi: la ricetta sembra semplice, ma è così difficile da perseguire che i numeri, a conti fatti, mettono i brividi. E se da un lato diminuiranno i ragazzi, dall’altro diminuiranno anche le scuole sul territorio. A livello nazionale dal 2024 al 2032, quindi in appena otto anni, vi saranno circa 600 istituzioni scolastiche in meno, secondo le previsioni del Ministero. Meno scuole, con un piano di riorganizzazione che però non può tener conto di piccoli Comuni, località montane e situazione di vario genere.
L’inverno si farà sentire anche nelle scuole, tra i giovani e di conseguenza tra le associazioni sportive, i luoghi destinati alla socialità e così via. E stavolta non sarà questione di termosifoni spenti nelle aule. È che in quelle aule ci sarà più spazio. 
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