Il reclutamento di medici in pensione per colmare le pesanti lacune d’organico negli ospedali pugliesi. Il via libera è arrivato dall’assessorato alla sanità della Regione Puglia, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della norma di carattere nazionale, che disciplina le modalità di conferimento di incarichi al personale sanitario collocato in quiescenza. Una legge questa, già introdotta in piena emergenza Covid per far fronte alla diffusione del virus e garantire i livelli essenziali di assistenza nei territori. La parola ora passa quindi alle Asl territoriali che potranno far fronte alle esigenze straordinarie e urgenti di carenza di medici nei reparti ospedalieri e nei pronto soccorso attraverso la selezione di medici in pensione, con contratti della durata di 6 mesi sino al dicembre 2023.
Carenza di medici che pesa in modo determinante sui servizi di emergenza-urgenza: in Puglia nella pianta organica sono previste 530 unità, ma in servizio ce ne sono poco più di 300. E secondo un calcolo sul fabbisogno realizzato dai sindacati di categoria nei mesi scorsi, complessivamente al sistema sanitario regionale mancherebbero 210 medici per il 118 e circa 2mila negli ospedali. «La crisi di personale – commenta l’assessore regionale Rocco Palese – è un’emergenza nazionale e come tale richiede norme straordinarie per essere affrontata. Gli avvisi di reclutamento dei medici in pensione per tutti i reparti ospedalieri sono obiettivamente dei provvedimenti tampone, ma rappresentano un primo passo per rimediare agli errori del passato. Peraltro la nuova legge, in base al rapporto giuridico a prestazione, non graverebbe sull’erogazione della pensione e sulla componente fiscale».
Palese: «È mancata la programmazione»
Scelte del passato su cui Palese entra nel merito. «È mancata la programmazione. A partire dal 1990 fu introdotta la norma del numero programmato di iscritti alla facoltà di Medicina. Se in quei tempi la scelta aveva una ratio legata al sovrannumero di medici, – spiega l’assessore - l’errore successivo, che paghiamo ora, è stato nel riproporla per 30 anni con tutte le difficoltà che ne sono derivate a causa dei numerosi pensionamenti e in pandemia. Purtroppo medici non ce ne sono e la carenza di organici continuerà ancora per diversi anni, interessando anche la medicina del territorio». Tanti i problemi e poche le soluzioni, dunque. «Dobbiamo stringere i denti e attendere i risultati dell’ampliamento delle borse di studio e dei posti in facoltà decisi negli ultimi anni. Nel contempo, la Regione Puglia, si sta attivando – aggiunge Palese - per stipulare delle convenzioni con le scuole di specializzazioni per integrare negli ospedali pugliesi l’attività dei giovani specializzandi dell’ultimo anno. Per i medici di base che andranno in pensione, al fine di coprire le “zone carenti” si è attivata invece una parziale sostituzione con i camici bianchi impegnati nelle guardie mediche che da 500 assistiti potranno passare a 850 pazienti».
Intanto per tentare di rimpolpare il personale medico ospedaliero si partirà dalla nuova normativa nazionale: le Asl pugliesi pertanto, potranno avviare, previa verifica dell’impossibilità di assumere personale per il corrispondente profilo professionale anche facendo ricorso agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, le attività propedeutiche e necessarie alla realizzazione di avvisi pubblici di disponibilità di personale in quiescenza.