La Puglia perde residenti, ma crescono i paesi a ridosso delle città: da Lizzanello a Bitritto, ecco dove i residenti sono aumentati

La Puglia perde residenti, ma crescono i paesi a ridosso delle città: da Lizzanello a Bitritto, ecco dove i residenti sono aumentati
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 30 Settembre 2023, 20:14 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 06:37

Da Bitritto a Lizzanello, la Puglia che perde residenti - per via del calo delle nascite (mai così poche come nell’ultimo anno) - vede ripopolarsi alcuni piccoli centri a ridosso dei capoluoghi. L’ultimo rapporto dell’Istat sul tacco d’Italia, legato ai dati del censimento permanente per il 2021, racconta una verità dai due volti: da un lato le 10mila persone in meno all’anno, soprattutto per via della cosiddetta “dinamica naturale” (cioè, il tasso di mortalità resta stabile o aumenta leggermente, quello di nascita invece diminuisce), dall’altro lato i numeri più che positivi di alcune cittadine, che in controtendenza si popolano. Si tratta di posti vicini al mare, in alcuni casi: è evidente il +15% di abitanti in appena dieci anni per Porto Cesareo, o l’ottimo incremento di Leporano, nel Tarantino. Ma più spesso a ripopolarsi sono dei centri tra i 5 e i 20mila abitanti a ridosso delle grandi città. Così come tengono, relativamente, anche le città. Bari, ad esempio, dal 2011 al 2021 non fa registrare significative variazioni.

Il quadro

In una Puglia che scende al di sotto dei quattro milioni di abitanti e dalla quale sempre più spesso i giovani vanno via, per motivi di studio o di lavoro, c’è chi riesce ad attrarre residenti. I giovani fuggono anche dai paesini, ma c’è un numero crescente di persone che si trasferisce alle porte delle grandi città. E allora capita che nel 2021, ad esempio, Mesagne faccia registrare un saldo positivo tra chi è emigrato e chi invece è arrivato: +121 unità. O ancora il caso Bitritto, poco più di 11mila abitanti, a una decina di chilometri da Bari. Qui tra il 2011 e il 2021 i residenti sono aumentati: ora ci vivono 409 persone in più, un incremento del 3,8%. O Noicattaro, città più grande e anche leggermente più lontana: 17 chilometri per arrivare a Bari in auto e un aumento degli abitanti dell’1,2% in dieci anni. E ancora in Salento Lequile, a due passi da Lecce: +0,7% tra il 2011 e il 2021. E lo stesso discorso vale per Lizzanello (+291 abitanti, il 2,5%). In un contesto nel quale Casarano perde oltre il 5% dei residenti, Maglie l’8%, e ai comuni del capo va ancora peggio, per altro con un innalzamento dell’età media piuttosto consistente.
Resistono, a conti fatti e leggendo tra le tavole messe a disposizione da Istat, quelle città che offrono servizi, vicinanza al capoluogo e un costo della vita più basso.

Da Lizzanello per arrivare a Lecce bastano una decina di minuti in auto ma il costo degli affitti, ad esempio, è decisamente inferiore. E lo stesso vale per Bitritto.
Resta, però, per la Puglia come per tutto il Mezzogiorno, un enorme problema di emigrazione. Nel 2021 tutte le province sono in perdita guardando il tasso migratorio interno: cioè ovunque c’è più gente che va via rispetto a quella che arriva da altre regioni. E il tasso migratorio positivo con l’estero non basta. Anche perché nel 2021 i morti sono stati 11,8 ogni mille abitanti e i nati soltanto 6,7. E il tasso di nascita è ancor più basso tra Lecce, Taranto e Brindisi. La Puglia si spopola perché nascono sempre meno bimbi - e non è difficile intuirne i motivi - e perché sempre più giovani preferiscono costruirsi un futuro altrove.
Sullo sfondo, poi, le famiglie sempre meno popolose.

Tra vent’anni, secondo l’Istat, il numero medio dei componenti di una famiglia al Mezzogiorno sarà di 2,18 unità, mentre nel 2022 si attesta su 2,44. E il 35% dei nuclei sarà composto da “persone sole”, cioè da single. E le coppie con figli, che oggi rappresentano il 36,1% del totale, saranno soltanto il 28,5%. Al Sud questo percorso sarà più veloce. Da serbatoio di giovani per gli altri territori a territorio spopolato e con sempre più gente sola. Resistono solo le piccole cittadine, alle porte dei capoluoghi, mentre i paesi si svuotano e le grandi città fanno quel che possono, ma spesso reggono l’urto per l’arrivo degli stranieri. Un segnale che, forse, andrebbe colto.

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