Puglia, ospedali sempre più vuoti: mancano 3.000 medici. Crollo previsto nel 2025

Puglia, ospedali sempre più vuoti: mancano 3.000 medici. Crollo previsto nel 2025
di Andrea TAFURO
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Domenica 18 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:49

Ospedali di Puglia sotto pressione e a rischio implosione tra criticità strutturali, riduzione dei dipartimenti e carenze negli organici. Posti letto insufficienti, medici stremati dai carichi di lavoro, pronti ad abbandonare le corsie per cercare impiego in reparti meno “stressanti” o nella sanità privata. I deficit più importanti di personale si riscontrano nelle unità di Emergenza-urgenza, ovvero Terapia intensiva e rianimazione e nei Pronto soccorsi. Non solo. In Puglia iniziano a scarseggiare anche i chirurghi, come nell’Asl Brindisi, dove la direzione generale è stata costretta alla sospensione temporanea dei ricoveri ordinari e delle attività programmate per il reparto di chirurgia nei tre ospedali della provincia (il “Perrino” nel capoluogo, Francavilla Fontana e Ostuni). Lo stato di salute della sanità regionale, in affanno soprattutto negli organici, si scontra poi con le polemiche e i disagi registrati dagli utenti, scontenti per le lunghe ore di attesa in ospedale prima di essere visitati. E ancora, i litigi e le aggressioni tra pazienti e personale sanitario non sono più l’eccezione, e obbligano carabinieri e Polizia a intervenire per sorvegliare reparti e attività. Infine la medicina del territorio. Anche qui la carenza di medici di famiglia denunciata dalla Fimmg, richiede interventi e una nuova riorganizzazione per fare fronte alle esigenze di cura e per realizzare quel filtro sul territorio capace di evitare il sovraccarico di accessi in Pronto soccorso

Lo scenario

Ne vien fuori uno scenario complesso, da piena emergenza e con tutti i rischi che l’arrivo dell’estate e la conseguente impennata di presenze nelle province pugliesi, può portare sul sistema sanitario regionale. Negli ospedali pugliesi, secondo i dati raccolti dal sindacato Anaao-assomed, mancano tra 2.500 e 3mila camici bianchi. Carenze nei reparti che potranno aumentare nei prossimi due anni a causa della maggiore “gobba” pensionistica. La crisi in atto riguarda tutte le Asl e i diversi ospedali delle sei province pugliesi, con situazioni al limite, in particolare nell’Asl Brindisi. Se è recente la decisione del commissario straordinario Giovanni Gorgoni di sospendere temporaneamente i ricoveri e le attività programmate per Chirurgia negli ospedali del capoluogo, Francavilla Fontana e Ostuni, già a inizio anno l’allora dg Roseto aveva chiesto e ottenuto dalla Regione lo stato di emergenza. Un allarme lanciato anche a causa dei numeri ridotti dei sanitari nei Pronto soccorso: 13 in servizio, di cui 7 a tempo indeterminato, a fronte dei 45 previsti dal Piano Triennale del fabbisogno del personale. 
Sul caso Asl Brindisi, l’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, ha convocato per venerdì 23 giugno un tavolo tecnico al Dipartimento Politiche della Salute per analizzare la situazione alla presenza dei tecnici regionali e della direzione strategica della Asl Brindisi.

Nella provincia di Taranto invece sui quattro punti di Pronto Soccorso operativi (Taranto, Manduria, Martina Franca e Castellaneta) i numeri di inizio anno segnalano una carenza del 50% di unità mediche rispetto al fabbisogno regionale (30 medici sui 65 previsti. Problemi comuni di sovraffollamento e difficoltà di gestire le presenze in Pronto soccorso anche nell’Asl Bari (ospedale “Di Venere” e “San Paolo”). Mentre al Policlinico per rimpinguare gli organici dell’emergenza urgenza in vista del periodo estivo sono stati ingaggiati cinque giovani medici iscritti alle scuole di specializzazione. Situazione deficitaria pure per l’Asl Lecce dove le carenze riguardano Pronto soccorso, 118 e Terapia intensiva. In particolare al “Dea-Fazzi” di Lecce, ospedale di secondo livello, in Pronto soccorso i camici bianchi sono 19 rispetto alle 36 unità previste dal piano regionale. Sempre al “Fazzi” medici rianimatori e anestesisti dovrebbero essere 75, ma a conti fatti non superano i 35/40. «L’effetto di queste carenze che purtroppo lamentiamo da anni – afferma Angelo Mita, segretario regionale di Anaao – sta portando i colleghi a ragionare sul loro ruolo nella sanità pubblica, sempre meno accogliente, gratificante e disposta a tutelare il proprio personale. In Italia un medico al giorno si dimette dalla sanità pubblica e tanti altri sono quelli che vanno in pensione aumentando i deficit del settore. Cause ed effetti delle scelte sanitarie, più attente ai bilanci che all’assistenza sono chiari a tutti – aggiunge Mita - ma i rimedi delle istituzioni tardano ad arrivare». 

La crisi della professione

Medici colpiti dalla “sindrome da burnout”, pronti a lasciare gli ospedali pubblici. Il 60% di quelli pugliesi che lavora nei reparti ospedalieri di Medicina interna è «depresso, stressato e in perenne carenza di sonno per orari di lavoro che vanno ben oltre il lecito». L’analisi prodotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, evidenzia «la mancanza di riconoscimento del valore professionale» e la “sindrome da burnout”, un insieme di sintomi determinati da uno stato di stress permanente con il quale vivono il proprio lavoro oltre metà dei medici pugliesi internisti, di cui circa il 21% ha pensato di licenziarsi nell’ultimo anno. Bilanci in affanno e riduzione dei dipartimenti nelle Asl: spese controllate e assunzioni solo se autorizzate dalla Regione. Le Asl, obbligate a rispettare i tetti di spesa regionali, stringono il cordone delle uscite e riducono i dipartimenti. A Taranto il dg Vito Colacicco ha dato il benservito alla direttrice del Dipartimento direzione mediche ospedaliere Maria Leone. A Lecce invece il dg Stefano Rossi, ha ridotto da 25 a 19 i Dipartimenti, accorpando Rianimazione, 118 e Pronto soccorso nell’area unica di emergenza urgenza.

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