Visite ed esami urgenti: ecco quanto tempo serve in Puglia. Il report

Visite ed esami urgenti: ecco quanto tempo serve in Puglia. Il report
di Vincenzo DAMIANI
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 20:46

Le visite e gli esami urgenti dovrebbero essere garantiti entro 72 ore dalla prenotazione ma in Puglia questo avviene, mediamente, soltanto nel 35-40% dei casi. La conferma arriva analizzando i dati relativi al secondo semestre del 2023 pubblicati sul portale della Regione, Puglia Salute: la situazione è emergenziale. Basti pensare che per una prima visita urgente cardiologica i giorni di attesa, in media, sono 22 anziché tre; per una visita di chirurgia vascolare si sale addirittura a 49 giorni; 46 giorni per un controllo urgente neurologico; 49 giorni per una visita urgente gastroenterologica; 13 giorni per una prima visita urgente oncologica. Su un totale di 201 prenotazioni per una prima visita urologica urgente, soltanto in 65 casi l’esecuzione è avvenuta entro le 72 ore fissate dalla legge, circa il 32%, con un tempo di attesa medio di 39 giorni. Stesso discorso per gli esami strumentali: per una Tac al torace urgente il tempo medio di attesa è di 69 giorni, 67 per una Tac all’addome. Due mesi che potrebbero incidere negativamente sul decorso di una eventuale patologia. Addirittura per una Tac del rachide si arriva, mediamente, a 114 giorni. E ancora: 105 giorni per una risonanza magnetica di encefalo e tronco encefalico, addirittura 233 giorni per una risonanza magnetica della colonna in toto. 

I numeri

Sono soltanto alcuni esempi, la lista è lunga: basta collegarsi al portale, selezionare la prestazione di interesse (fra quelle indicate nel Piano nazionale per il governo delle liste di attesa) ed è possibile visualizzare la percentuale di prenotazioni con appuntamento fissato entro i tempi massimi, per una data classe di priorità (Urgente, Breve, Differibile, Programmata), per una data provincia o per l’intera regione, in un dato periodo temporale (mese, trimestre, semestre). Il colore verde indica che le prenotazioni entro i tempi massimi sono pari almeno al 90% del totale delle prenotazioni; i colori giallo e rosso indicano rispettivamente uno scostamento meno rilevante e più rilevante dalla soglia del 90%. Inutile dire che il rosso è il colore prevalente, se non unico, nelle liste di esami e visite. Se poi il controllo medico non dovesse essere urgente ma, ed esempio, “differibile”, cioè da effettuare entro 30 o 60 giorni al massimo, in quel caso non resta che incrociare le dita e sperare. Oppure, se si ha possibilità economica, aprire il portafogli e puntare sull’Alpi, l’attività libero-professionale fatta dai medici negli stessi ambulatori degli ospedali ma a pagamento. L’alternativa è attendere 126 giorni per una prima visita cardiologica; 152 giorni per una prima visita oculistica; 156 giorni per una visita urologica; 183 giorni per una colonscopia; 120 giorni per un elettrocardiogramma dinamico (Holter). Insomma, mettersi in fila davanti ai Cup. 
Per provare a ridurre questi tempi, quasi sempre biblici, il ministro della Salute Orazio Schillaci, in vista della Manovra, sta studiando un nuovo piano che prevede due interventi principali: pagare gli straordinari a medici e infermieri garantendo anche la detassazione dei compensi sull’extra orario; e acquistare prestazioni e esami dalle cliniche private. Che poi è quello che ha fatto già la Regione Puglia recentemente per recuperare le visite e gli esami persi durante la fase acuta della pandemia da Covid 19. Allo studio del governo un piano articolato con almeno 300-350 milioni a disposizione che prevede anche l’avvento di una Autorità nazionale che si occupi di uno stretto controllo di quello che accade negli ospedali e sul territorio vigilando non solo sull’organizzazione ma che “ex post” verifichi anche storture e sprechi che contribuiscono ad allungare le liste d’attesa. 
Sarà sufficiente? Dall’esperienza pugliese la risposta è “ni”, perché se è vero che la Puglia è riuscita a recuperare la quasi totalità delle prestazioni non effettuate per colpa del Covid, è anche vero che qualche mese dopo, esauriti i fondi straordinari, si è tornati al punto di partenza, con tempi di attesa infiniti. In Consiglio regionale c’è stato un tentativo da parte del gruppo di Azione di intervenire con una nuova legge che, tra le altre cose, prevedeva la decadenza dei direttori generali e lo stop all’attività Alpi in caso di tempi disallineati rispetto a quelli nel settore pubblico. La proposta è stata bocciata dall’Aula, nonostante avesse inizialmente incassato il sostegno di alcuni consiglieri del Partito democratico. Durante il dibattito c’è stato anche un duro scontro tra l’assessore alla Sanità, Rocco Palese, e il suo acerrimo “rivale”, Fabiano Amati, primo firmatario della proposta di legge. Sono volati insulti e parole grosse, con Palese che ha dato del “buffone” ad Amati che, a sua volta, lo ha punzecchiato a più riprese. Il consigliere e commissario regionale di Azione, però, non desiste e ha già annunciato che entro un mese ripresenterà la proposta legislativa. 
 

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