Petrolio in Adriatico, non solo Croazia. Il ministro Guidi: trivelleremo anche noi

Petrolio in Adriatico, non solo Croazia. Il ministro Guidi: trivelleremo anche noi
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Lunedì 19 Maggio 2014, 12:41 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 14:17

ROMA - Trivellazioni in Adriatico, la sfida della Croazia all’Italia. Il governo di Zagabria punta l’obiettivo sui giacimenti in Adriatico, annunciando una maxigara per la ricerca di idrocarburi e lo sviluppo di impianti per l’estrazione. In altre parole, presto davanti alle coste pugliesi (ma non solo) potrebbe essere dato il via alle trivellazioni nonostante sulla sponda italiana - almeno nel Mezzogiorno - l’orientamento è quello di bloccare ogni iniziativa.

Sotto i 12mila chilometri quadrati di mare divisi in 29 concessioni ci sono 3 miliardi di barili, per i quali sono pronti a sfidarsi a suon di rilanci milionari tutte le grandi società mondiali, dalla Shell a Exxon, compresa l'italiana Eni.

Una situazione, secondo il governo di Zagabria, che «può fare della Crozaia una piccola Norvegia di gas a Nord e di petrolio a Sud». La Croazia, dunque coltiva l’obiettivo di diventare un gigante energetico europeo. A questo punto l’Italia rischia di condividere tutti i rischi dell’impresa croata lasciando a Zagabria tutti gli utili.

È questo l’allarme lanciato dall’ex premier Romano Prodi in un articolo pubblicato domenica dal Messaggero. «La gran parte delle trivellazioni - ha scritto Prodi - si trova lungo la linea di confine delle acque territoriali italiane, al di qua delle quali ogni attività di perforazione è bloccata. Si tratta di giacimenti che si estendono nelle acque territoriali di entrambi i paesi ma che, se non cambierà la nostra strategia, verranno sfruttati dalla sola Croazia».

La replica del ministro Guidi. Abbiamo «importanti giacimenti» di petrolio «in diverse zone del Paese, molto spesso localizzate nelle regioni più svantaggiate del Mezzogiorno, che purtroppo sono fortemente sottoutilizzate. Non capisco perché dovremmo precluderci la possibilità di utilizzare queste risorse, pur mettendo la tutela dell' ambiente e della salute al primo posto». Così Federica Guidi ha commentato la proposta di Romano Prodi. «Per l'Adriatico - continua il ministro - è stato emanato nel 2013 un decreto di rimodulazione delle aree marine aprendo nuovi spazi di ricerca. Abbiamo insomma disciplinato dove è possibile intervenire e dove no. Tutto questo in attesa del recepimento della direttiva europea del 2013 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi».

Un' attesa che il ministro Guidi vorrebbe velocizzare per «evitare che questa moratoria ci faccia perdere ulteriori opportunità. Dato che tutto il mondo lo fa, non capisco perché dovremmo precluderci la possibilità di utilizzare queste risorse, pur mettendo la tutela dell'ambiente e della salute al primo posto».

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