Nassiriya, l’ira dei parenti: «I nostri eroi ancora senza medaglia»

Nassiriya, l’ira dei parenti: «I nostri eroi ancora senza medaglia»
di Alessandra LUPO
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Martedì 14 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:28

«Il riconoscimento non vale ai fini economici ma avrebbe valore esclusivamente simbolico e morale». Lo ha chiarito nei giorni scorsi l’avvocato Angelo Fiore Tartaglia, esperto in diritto militare che ha sposato la battaglia dei famigliari dei caduti durante l’attentato del 2003 a Nassiriya e che a distanza di vent’anni non hanno ancora potuto vedere i loro cari insigniti della massima onorificenza. Nei giorni scorsi infatti, rompendo il silenzio e il riserbo che avevano mantenuto per anni, vedove, figli, fratelli e genitori dei caduti italiani di Nassiriya, hanno dichiarato pubblicamente la loro amarezza, gettando un’ombra sulla solennità delle celebrazioni di Stato.

L'attentato


Nell’attentato, ricordato nelle scorse ore anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dalla premier Giorgia Meloni come una delle pagine peggiori della storia italiana, persero la vita 19 persone: dodici carabinieri, cinque militari e due civili. Il gruppo fu ucciso il 12 novembre 2003 da un camion kamikaze carico di esplosivo. 
Tra loro c’era anche il salentino Alessandro Carrisi, caporalmaggiore dell’Esercito in arrivo da Trepuzzi, morto a soli 23 anni. La vite spezzate di quei giovani, insieme a quelle dei tanti caduti e feriti nelle missioni militari italiane, sono state ricordate dalle maggiori cariche dello Stato. Lo stesso Stato che però non ha ancora dato una risposta chiara alla sollecitazioni delle famiglie, che chiedono la medaglia d’oro.
In queste ore figli e vedove hanno denunciato la situazione. Dal Salento, Moris Carrisi, fratello del caporalmaggiore di Trepuzzi, è tra coloro che portano avanti questa battaglia e che era presente alla cerimonia romana. Quella della medaglia al valore è una rivendicazione del tutto simbolica, un filone completamente staccato dal processo penale per il risarcimento danni che vide il ricorso in Cassazione contro il generale Bruno Stano, accusato di non aver fornito adeguate misure di sicurezza al gruppo in missione. 

I familiari


Per i familiari delle vittime, infatti, si tratta semplicemente di onorare il ricordo del massimo sacrificio di quei ragazzi. Moris Carrisi, perché questa medaglia non è mai arrivata? «Sinceramente ce lo siamo chiesto tutti – spiega il fratello di Alessandro -. Dopo aver aspettato a lungo una risposta quest’anno abbiamo deciso di affidare la nostra voce anche ai media – prosegue Carrisi: è vero, sono caduti in missione di pace ma erano servitori dello Stato». I militari coinvolti nell’attentato ricevettero infatti la croce d’onore, che non ha valore militare prevista dalla legge ma non la Medaglia d’oro, che rappresenterebbe invece la maggiore onorificenza che un militare possa avere. Soprattutto un onore difficile da negare a chi ha perso la vita mentre serviva il Paese. Ora i parenti stanno cercando di approfondire la questione attraverso il loro avvocato. «Subito dopo la disgrazia - prosegue Carrisi- i ragazzi furono definiti eroi della patria ed eroi di pace ma con il passare del tempo la memoria di quella tragedia è andata in prescrizione. Ma dalle parole del ministro Crosetto ci pare di avere visto uno spiraglio». A cambiare dovrebbe infatti essere un articolo dell’antica legge, istituita per la prima volta dal Re Vittorio Emanuele II nel 1851.
Le famiglie ci tengono a specificare che a “mancare” nei loro confronti non è stato l’Esercito. «Non possiamo dire che l’Esercito sia stato lontano: per la mia famiglia i vertici delle Forze Armate sono stati sempre presenti. Dalla disgrazia in poi non ci siamo mai sentiti abbandonati».
Il problema infatti sarebbe nell’apparato burocratico dello Stato. Lo stesso ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha chiarito che “non esistono morti di serie A e di serie B». Parlando nella Basilica dell’Aracoeli, nel corso della Messa in ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace, Crosetto ha aggiunto che «è giusto che persone che hanno subìto qualcosa nel fare il loro dovere non debbano affrontare i vincoli della burocrazia, i cavilli legali» per poi affermare: “Non esiste un caduto di serie A e uno di serie B. Una legge si cambia. Non si deve infangare il momento del ricordo». 
Oggi intanto a Trepuzzi si terrà la cerimonia di commemorazione proprio nella scuola intitolata ad Alessandro Carrisi.

Un altro modo per tenere vivo il ricordo del giovane soldato presso le giovani generazioni.

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