I dati dell'Istat: aumenta l'occupazione, ma in Puglia uno su otto lavora con contratto a termine da almeno cinque anni

I dati dell'Istat: aumenta l'occupazione, ma in Puglia uno su otto lavora con contratto a termine da almeno cinque anni
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 22 Aprile 2023, 05:00

Aumenta l’occupazione ma è una ripresa se non “finta” quantomeno lenta. Il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile dell’Istat pone l’accento anche sul lavoro. Nulla di nuovo sotto al sole, verrebbe da dire leggendo i dati. Eppure la fotografia serve a capire in maniera ancor più netta i divari territoriali. Divari che si traducono in termini occupazionali, ma non soltanto. Tra i 20 e i 64 anni lavorano 77 abitanti su 100 nel Trentino Alto Adige, e giù di lì in Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Toscana. In Puglia soltanto in 53 su 100, prendendo in esame la stessa fascia d’età. E va peggio in Campania, Calabria e Sicilia, dove gli occupati risultano essere meno dei disoccupati. Nelle varie classifiche stilate da Istat la Puglia, che era già stata rappresentata come una delle due regioni più tristi d’Italia, ne esce piuttosto male. È sempre in una delle ultime cinque posizioni, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi. 

Istat sottolinea la ripresa del mercato: «Dopo la forte riduzione del 2020 e la crescita contenuta del 2021, nel 2022 gli occupati tra i 20 e i 64 anni aumentano di 538 mila unità (+2,5% rispetto al 2021). Il tasso di occupazione raggiunge il 64,8% (+2,1 punti percentuali rispetto al 2021), superando di oltre un punto percentuale quello registrato nel 2019», si legge nel report. 
Le differenze territoriali sono però importanti ed evidenti.

Il Mezzogiorno paga, in particolar modo, il minor tasso di occupazione delle donne: per quelle con figli il dato si attesta sul 38%, a dispetto del 66% del Nord. Il Sud è la macro-area nella quale emerge anche con maggior chiarezza il distacco della situazione occupazionale tra le donne con figli e quelle senza figli. 

I divari territoriali

«I divari territoriali restano ampi e sostanzialmente stabili rispetto al 2021 vista la crescita in tutte le ripartizioni: il tasso di occupazione è molto più elevato nel Nord (73,2%, +1,8 punti sul 2021), seguito dal Centro (69,7%, +2,5 punti) e dal Mezzogiorno (50,5%, +2,0 punti). L’indicatore ritorna ai livelli pre-pandemia nel Nord (+0,3 punti) e li supera nel Centro (+1,5) e nel Mezzogiorno (+2,0)», scrive Istat a proposito della ripresa. Lenta, ma ben distribuita in tutti i territori. Non utile, però, a smussare il gap tra Sud e Nord.
E sul livello di istruzione Istat registra come «la crescita dell’occupazione rispetto al 2021 ha riguardato tutti i livelli, ma è stata più forte per i diplomati: il tasso di occupazione dei laureati ha raggiunto l’80,6% (+1,4 punti), per i diplomati il 67,3% (+2,2) e per le persone con al massimo la licenza media il 52,9% (+1,9); il recupero rispetto al 2019, seppur generalizzato, ha determinato un aumento dei divari tra i livelli; è stato infatti più alto per i laureati (+1,6 punti) e più contenuto per i diplomati (+0,9) e per le persone con al massimo la licenza media (+0,8)». 
Il profilo della Puglia che lavora è sempre più fragile. Uno su quattro tra coloro che sono occupati con un contratto a termine lo sono da almeno cinque anni (percentuale maggiore solo in Calabria, Basilicata e Sicilia, andando a comporre il quadrilatero “debole” d’Italia). È la precarietà che si stabilizza, il lavoratore no, resta precario. Alta anche la percentuale di “part time involontario”. Quasi uno su otto tra gli occupati (il 12%) in Puglia ha un contratto part time non per scelta ma perché non ha trovato di meglio. Anche qui, Mezzogiorno e Isole “comandano” nelle classifiche dell’Istat. La percentuale è meno della metà in Trentino Alto Adige, tanto per fare un esempio.

Dal rapporto Bes emerge un Mezzogiorno più fragile del Nord dal punto di vista occupazionale. La ripresa è lenta e soprattutto non ha toccato i divari, che restano di fatto immutati. E in Puglia, a fronte di un aumento delle persone che hanno un lavoro, il tasso di precarietà e di part time resta piuttosto alto. Ed è la regione in cui meno spesso si ricorre allo smart working. Precario, part time e poco smart: l’occupazione in Puglia è in ripresa, si fa per dire.
 

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