Scuola, alunni plusdotati in classe: così si formano i piccoli geni in un istituto di Lecce

All'Ammirato Falcone lezioni in gruppo o peer to peer

Scuola, alunni plusdotati in classe: così si formano i piccoli geni in un istituto di Lecce
di Francesca SOZZO
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Martedì 14 Marzo 2023, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 20:18

A tre anni voleva comprendere il perché dell'esistenza, chi fosse Dio e conosceva già le tabelline. Ora legge Focus junior, non certo Topolino, e durante le ore di lezione - quando finisce il suo compito in classe - si esercita con i test Invalsi. Ha 13 anni ed è un bambino cosiddetto plusdotato. E come lui tanti altri (il 5% dei piccoli italiani vivono questa condizione). L'aspetto positivo è che da qualche anno se ne parla, il "fenomeno" - se così lo si può definire - è più conosciuto, ma non ancora in grado di essere affrontato (e gestito) sia dalle famiglie che dalle scuole (e qui l'aspetto negativo).
La scuola Ammirato Falcone, a Lecce, ne sa qualcosa. Tre gli alunni plusdotati certificati. Riconosciuti, dunque. Sebbene il rischio sia quello di essere confusi con bambini iperattivi, con scarsa capacità di concentrazione. Invece no: il loro cervello viaggia talmente velocemente - colpa della smisurata conoscenza - che in classe rischiano persino di annoiarsi.

Alimentare il sapere

«L'ho scoperto quando aveva sette anni, in prima elementare - spiega la mamma di un 13enne dal QI superiore ai compagni della sua età - Non era solo molto intelligente: era bravissimo in matematica, storia, grammatica», meno in italiano (ride). Già, perché essere plusdotati non significa essere bravi in tutto (anche se un voto più basso del 10 potrebbe mandarli in crisi).

Il problema davanti a cotanto sapere è quello di alimentarlo, come un fuoco che non va spento, e di cercare continui stimoli - soprattutto tra i banchi di scuola - perché oltre al rischio noia c'è anche quello della dispersione scolastica.

Accade infatti, nella maggior parte delle scuole italiane, che i programmi didattici non siano adeguati per i plusdotati che al momento sono inseriti nei cosiddetti programmi Bes (Bisogni Educativi Speciali): alunni che necessitano di attenzione speciale lungo il loro percorso scolastico.

«Ricordo - spiega la professoressa Cinzia Conte, docente di Matematica alla primaria dell'Ammirato Falcone - che l'alunno in prima elementare mentre io combattevo ancora con la spiegazione della decina in classe, lui parlava del raggruppamento delle centinaia». È lì che si è accesa una lampadina: quell'alunno che all'inizio aveva dei comportamenti incomprensibili forse era "speciale". «Ciò che noi vivevamo come un disagio, sul piano organizzativo era molto disordinato ma era curioso e molto creativo» nascondeva certamente dell'altro. «È stata un'esperienza straordinaria - ricorda - In tanti anni di lavoro non mi era mai accaduto. Abbiamo iniziato a farci delle domande e a confrontarci con le altre colleghe fino a quando poi non c'è stato il riconoscimento della plusdotazione». Da lì ha preso il via un percorso personalizzato e l'alunno è stato considerato anche come una risorsa per gli altri».

Si è cominciato a lavorare in gruppo, in cooperative learning o peer to peer. Tutto questo, ribadisce la prof, è stato possibile però grazie al sostegno della dirigente scolastica Bruna Morena, e al confronto con la famiglia.
Oggi, l'ormai 13enne alunno leccese, che partecipata ai Giochi Matematici, alle Olimpiadi di Problem Solving - come ha ricordato Giovanna D'Ettorre, docente di Matematica, grazie alla lungimiranza della preside frequenta lezioni fuori aula. «Una volta a settimana - spiega la madre - lo accompagno a seguire le lezioni di Inglese di quarto anno al De Giorgi, indirizzo Cambridge». Un'opportunità, anzi, una sperimentazione che farà da apripista ad altri alunni plusdotati che all'Ammirato Falcone hanno trovato un percorso scolastico "speciale" come loro grazie alla sensibilità della dirigente, del corpo docente tutto e della collaborazione delle famiglie.

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