In trent'anni di abbandono la Bradanico-Salentina è diventata una discarica

In trent'anni di abbandono la Bradanico-Salentina è diventata una discarica
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Sabato 20 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:26

Se il tratto manduriano della Bradanico-Salentina è stato fagocitato dalla vegetazione, quello che attraversa la periferia di Sava, abbandonato da più di trent’anni, è la patria dei rifiuti. Scarti dell’edilizia, sfalci vegetali, pericolosissime lastre di Eternit e cemento: una discarica a cielo aperto lunga circa 5 chilometri, priva di controllo e di facile accesso che incoraggia e alimenta l’abbandono selvaggio e gratuito di materiale che andrebbe conferito altrove a costi che qui si risparmiano.

È la desolante visione di chi percorre oggi l’eterna incompiuta che avrebbe dovuto collegare Taranto e Lecce con il territorio occidentale ionico e la Basilicata.

Una lingua di catrame eroso dagli elementi atmosferici che attraversa le campagne sfiorando casolari abbandonati, entrando quasi nei cortili di tante abitazioni e tagliando in due vasti poderi coltivati. Con viadotti pericolosissimi privi di parapetto e la base deteriorata da rifare. Ma soprattutto tantissimi rifiuti, una bomba ecologica che per disinnescarla e bonificarla servirà un capitolo di spesa extra per le aziende che si aggiudicheranno l’appalto del cantiere che, si spera, dovrebbe aprirsi a breve.


Anche di questo si discuterà il 29 gennaio nella conferenza di servizi, convocata dall’Anas con tutti i sindaci dei comuni interessati delle province di Taranto e Lecce. A Sava sono tante le speranze di dare finalmente vita all’opera strategica, più di qualsiasi altra parte e per diverse ragioni. Per motivi igienico-ambientali e per risolvere i problemi di un traffico che soffoca il centro urbano e paralizza la mobilità interna. La bretella savese della Bradanico-Salentina che ad una distanza di circa 700 metri dalla periferia abbraccia tutta la parte orientale del paese, diventerebbe la circonvallazione che il comune non possiede costringendo il traffico veicolare, automobilistico e grossi mezzi ad attraversare in lungo tutto il paese, con conseguenze che i savesi ben conoscono.

Il sindaco

Ne è consapevole il sindaco, Gaetano Pichierri: «Oggi la Taranto-Lecce – dice - attraversa l’intero territorio savese comportando, soprattutto negli orari di punta, una congestione del traffico che interessa anche il centro storico, con innumerevoli difficoltà per i cittadini e per i pendolari. Il compimento dell’opera garantirebbe a questo versante della regione innumerevoli vantaggi in termini di viabilità, di natura economica e di riduzione dell’inquinamento, gli stessi benefici di cui usufruirebbe la città di Sava».


Salvatore Toma, imprenditore e presidente dell’Associazione Industriali della provincia di Taranto, guarda con interesse al progetto pensando ai benefici che porterebbe al trasporto merci: «La Bradanico-Salentina diventa fondamentale per il trasporto su gomma anche alla luce dell’istituzione della Zes ionica», ricorda l’industriale che a Sava ha lasciato le sue aziende di produzione manifatturiera, pensando ai vantaggi che la Zes ionica porterà alle imprese già operative o di nuovo insediamento con le agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative previste dai piani di sostegno finanziabili anche dal Pnrr.

Di facilitazioni nei trasporti e benefici ambientali parla anche l’onorevole Dario Iaia, anche lui savese. Il deputato sta seguendo da vicino le ultime decisive fasi del rifinanziamento dell’opera e della ripresa dei lavori. «I vantaggi per Sava ricadrebbero soprattutto sulla decongestione del traffico pesante e al contempo – dice Iaia, già sindaco di Sava - vi sarebbero collegamenti più veloci e più efficienti che favorirebbero gli spostamenti dei cittadini e dei turisti, potenziando anche il trasporto delle merci in una area fortemente vocata alla produzione ed al commercio del vino Primitivo». A perorare la causa è anche l’architetto e urbanista savese Massimiliano Saracino, che giudica l’opera dal punto di vista tecnico: «Limitare il flusso di auto e mezzi pesanti all’interno di una città – dice - è fondamentale per una politica di governo del territorio che vada verso il sostegno e la promozione della mobilità sostenibile e della “cura” dello spazio pubblico, per sottrarre quante più aree possibili alle auto e riconsegnarle ai pedoni, ai ciclisti e alla socialità».

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