Il turismo pugliese rischia di saltare in aria per mancanza di lavoratori. Nella filiera turistica regionale mancano all'appello tra le 15 e le 20mila unità: numeri drammatici che certificano come sia sempre più difficile trovare sul mercato del lavoro cuochi e altri lavoranti di cucina, camerieri, addetti alle pulizie e ad altre mansioni. E così hotel, stabilimenti balneari, ristoranti sono in grande difficoltà e molti, al momento, rischiano di restare chiusi o di lavorare a scartamento ridotto.
L'allarme di Confindustria
«Le cifre sottolineano un'emergenza importante sottolinea Marina Lalli, presidente nazionale di Federturismo Confindustria che affonda le radici negli anni della pandemia durante i quali abbiamo perduto i nostri collaboratori "affezionati" che si sono reiventati in altre mansioni e lavori differenti non potendo aspettare il ritorno alla normalità.
Allarme per le strutture più piccole
Nelle strutture alberghiere del brindisino mancano 700 figure professionali. «Siamo nell'ordine percentuale prossimo al 20% - spiega Pierangelo Argentieri, presidente di Federalberghi Brindisi numeri che potrebbero portare le imprese più piccole, quelle a gestione familiare, a tenere le serrande abbassate». Dal suo punto di osservazione privilegiato, Argentieri nota come da un lato ci sia una richiesta di lavoro da soggetti poco formati e sempre più spesso provenienti da esperienze lavorative differenti e dall'altro manchino in maniera quasi totale figure di alta professionalità. «Un fenomeno che rischia di mandare in tilt il sistema. Come categoria siamo accusati di sfruttare e sottopagare il lavoratore e poi succede sempre più spesso che chi rifiuta un lavoro nella filiera del turismo pugliese vada a lavorare in Romagna, dove di certo l'impegno lavorativo si deve offrire in maniera più intensa». Pierangelo Argentieri è convinto che tutte le parti in causa debbano agire all'unisono per andare oltre l'emergenza: «Le imprese, la politica e il mondo della scuola devono dare un'accelerata. Sempre più spesso, senza volere colpevolizzare l'istituzione, la scuola alberghiera o quella professionale non formano nel modo giusto, mancano sempre più le ore di pratica e di tirocinio. E così il ragazzo arriva non pronto alla prova lavorativa e la abbandona presto o non la inizia».
Il mondo dell'impresa e quello del lavoro si devono incontrare e parlarsi. Di questo è convinto Nicola Pertuso segretario provinciale Bari e Bat di Fipe Confcommercio, sigla che in collaborazione con UnionCamere Puglia ha organizzato una serie di giornate dedicate al confronto coinvolgendo gli oltre 30 Istituti Alberghieri di Puglia. «La crisi demografica, lo svuotamento della nostra regione al pari di tutto il Meridione sottolinea Pertuso hanno fatto diminuire in maniera sostanziale la forza lavoro presente sul territorio. E c'è da credere che anche rispetto al più recente passato le opportunità lavorative siano migliorate, non fosse altro perché in questo momento chi offre lavoro è in una situazione di necessità. Del resto, il mondo imprenditoriale turistico è composto da aziende che lavorano con onestà e rispetto delle regole». E alle regole Fipe Confcommercio si riferisce rivolgendosi ai ragazzi: «Durante gli incontri cerchiamo di spiegare loro i dettami del Contratto Nazionale Collettivo così da indirizzarli verso una scelta corretta dell'impresa alla quale chiedono lavoro e grazie alla quale hanno la possibilità di crescere e affermarsi in maniera importante in un settore dalle potenzialità infinite».
Stabilimenti balneari in crisi
Tra le imprese in maggiore crisi in Puglia per l'assenza di personale di certo trovano posto gli stabilimenti balneari. A sottolinearlo è Mauro Della Valle, presidente di Confimprese Demaniali Italia: «Nelle 1500 strutture sistemate lungo il litorale pugliese mancano 5mila lavoratori, tra essi oltre un migliaio di bagnini, la situazione è precipitata dopo la riforma che non permette di prendere il brevetto ai minorenni, e un numero di poco inferiore per quanto riguarda altre tipologie lavorative». Numeri impietosi che per Della Valle sottolineano la mancanza di passione e di voglia di mettersi alla prova: «È successo che dopo un colloquio, qualcuno non si sia presentato al lavoro pure essendo stato assunto. C'è assuefazione al pensiero che l'imprenditore tenga sotto scacco il lavoratore, mentre continua - non si sa o si fa finta di non sapere che il costo del lavoro impatta sull'impresa in maniera abnorme già al momento dell'assunzione». Il presidente Della Valle chiude con un altro aneddoto. «Ho assunto in maniera regolare e secondo quando prevede la contrattazione nazionale un ragazzo indiano con il quale comunico grazie al traduttore del telefono. Mi hanno convinto i suoi occhi e la voglia di imparare».