Export della moda fermo al palo: merci nei magazzini e collezioni "congelate"

Export della moda fermo al palo: merci nei magazzini e collezioni "congelate"
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 8 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:56

Era il giugno dello scorso anno, nemmeno un anno fa. Al forum Spief a San Pietroburgo, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il governatore della Regione russa di Tomsk, Sergei Zhvachkin si scambiavano sorrisi e strette di mano aprendo a future partnership economiche e confermando uno stretto legame. Con un passaggio emblematico: «C’è un grande desiderio di connettere le nostre aziende - disse Zhvachkin - con un interesse particolare al settore della moda». Nove mesi sono passati ma il contesto attuale dice che è trascorsa un’era geologica. Già perché il comparto ora subisce defezioni e blocchi a causa della guerra in Ucraina. E, al di là delle naturali priorità umanitarie, è un grave colpo per l’economia pugliese.

Il volume d'affari tra Puglia e Russia: 52,7 milioni di esportazioni nei primi sei mesi del 2021 

Gli interscambi commerciali sono praticamente bloccati. In generale, gli ultimi dati Istat e Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero) indicano che nei primi nove mesi dello scorso anno la Puglia esportava verso la Russia merci per più di 52,7 milioni di euro, in crescita del 64,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020. Tra queste merci, sicuramente rientravano anche quelle legate alla moda e al calzaturificio.

Improvvisamente, si è fermato tutto. «Abbiamo tutte le consegne che dovevamo fare la primavera-estate bloccate - spiega Salvatore Toma, nuovo presidente di Confindustria Taranto con delega all’internazionalizzazione e alla formazione e fondatore del marchio Havana&Co - questo è il periodo delle spedizioni ma sono state annullate perché i conti sono congelati e non possono fare bonifici. I primi giorni di febbraio abbiamo consegnato qualcosa, abbiamo fatto in tempo a inviare un po’ di merce ma i due terzi sono rimasti nei depositi». 

Nuove collezioni ferme al palo 

Una situazione complessa a cui si aggiunge un’altra problematica: questo è anche il periodo in cui si fanno gli ordini per l’autunno 2022 ma, per le stesse ragioni, c’è lo stallo. «Le ripercussioni sono grandi, parliamo di milioni di euro di merce per la Puglia - prosegue Toma - E non è solo quello che resta nei magazzini per la collezione primavera-estate ma si pensi al comparto del capospalla: la Valle d’Itria lavorava molto per l’inverno ma gli ordini russi non ci sono». Proprio lo scorso ottobre, a Martina Franca Ice aveva invitato buyer internazionali del settore provenienti in primis da Federazione Russa e Azerbaijan per creare una diretta opportunità commerciale per le imprese della moda e anche una straordinaria occasione di marketing territoriale. 

Made in Italy in Russia: verso la riduzione dei negozi

Oltre agli scambi commerciali, la Camera Nazionale della Moda Italiana ha affrontato un’altra criticità che si sta avverando: la scelta di chiudere i negozi made in Italy in Russia. «Molti brand vendono le collezioni in Russia attraverso distributori o concessionari e non sono nella possibilità anche dal punto di vista contrattuale, di chiudere gli spazi di vendita in stagione, avendo già consegnato negli scorsi mesi la collezione primavera/estate - ricorda una nota - La chiusura temporanea dei negozi retail in Russia non è prevista dalle norme sanzionatorie attualmente in vigore in Europa, è una scelta volontaria che è stata presa da molti brand nazionali ed internazionali che dispongono di una rete di distribuzione retail diretta. Il nostro impegno è teso ad essere vicino a quanti soffrono e per questo abbiamo affiancato Unhcr nella raccolta fondi per supportare i rifugiati con un aiuto concreto alle persone ed alle famiglie costrette alla fuga all’interno dei confini nazionali o nei Paesi limitrofi. Grazie alla generosità dei Brand abbiamo già raccolto e stiamo continuando a raccogliere risorse importanti per la popolazione ucraina».  Ma, almeno questo, sembra non riguardare primariamente la nostra regione. «La questione store non impatta tanto perché sono residuali - conclude Toma - Noi serviamo catene di multibrand in Russia, le aziende hanno pochi punti al dettaglio. Anche per le calzature il ragionamento è lo stesso. Siamo molto preoccupati, dobbiamo cercare di recuperare il mercato invernale. Ma, ovviamente, la priorità è che questa guerra non provochi più morti e dolori».© RIPRODUZIONE RISERVATA

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