Caro energia, frena l'export del manifatturiero in Puglia

I dati dell’istituto Tagliacarne evidenziano numeri negativi a Lecce <CF1005>(-10%) e Brindisi (-4%)

Caro energia, frena l'export del manifatturiero in Puglia
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 11 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:58

Anche l’export pugliese subisce le conseguenze dei rincari energetici. Se infatti le variazioni tra l’annus horribilis 2021 e quest’anno forniscono percentuali positive, nel saldo tra primo e secondo trimestre 2022 iniziano a notarsi delle crepe. Nel manifatturiero, infatti, il saldo è positivo solo per le province di Bari, Taranto e Bat. Negativo, invece, per le altre tre e in particolare per Lecce con un -10,3%. 
Si era districato con enorme difficoltà tra post pandemia, inflazione ed effetti guerra portando a casa buoni risultati ma lo choc energetico rischia di compromettere quei passi avanti. 

I dati

Le elaborazioni del Centro studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne realizzate per il “Sole 24 Ore”, su dati Istat e Terna, evidenziano che tra il primo e il secondo trimestre 2022 la corsa dell’export ha cominciato un rallentamento in tutta Italia e in particolare nei territori cosiddetti energivori. La Puglia si divide equamente in province energivore e non: tra le prime rientrano Bari, Taranto e Brindisi.

E allora è interessante partire proprio da queste dove solo Bari e Taranto presentano numeri positivi. Il trend dell’export della provincia di Bari è aumentato del 6,9% tra primo e secondo trimestre 2022; a Taranto, aumento del 4,2%. Brindisi, la terza provincia energivora pugliese, ha invece una performance negativa del 4,3%. Passiamo ora alle tre province non energivore: anche in questo caso, la tendenza non sorride. Per Lecce, come detto, c’è una differenza tra i due trimestri di oltre dieci punti percentuali e Foggia presenta addirittura un -16,3%. La sesta provincia, la Bat, ha un peso minore sulle esportazioni in valori assoluti ma un trend che resiste in positivo al +1,5%. Insomma, come testimoniato da associazioni e categorie, gli effetti dei rincari si ripercuotono su tutta la filiera.

Se produrre costa di più a causa delle bollette schizzate alle stelle, naturalmente ne risentono le esportazioni dei prodotti. Del resto, il grido d’allarme è ormai diffuso in tutti i settori e il manufatturiero non ne poteva essere esente a maggior ragione per la natura prettamente energivora del comparto. Come confermato al Sole 24 Ore da Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, «i settori energivori risultano essere quelli più esposti: già nel secondo trimestre dell’anno hanno registrato i primi effetti negativi e contrariamente ad altri settori che stanno tagliando sui margini per mantenere determinati mercati, hanno cominciato a contrarre i volumi di esportazione». Anche per il centro studi di Confindustria sull’export c’è una spinta al ribasso che vede come principale fattore critico il rincaro del gas naturale «il cui prezzo sembra destinato a rimanere elevato a lungo». In generale, a livello nazionale le prime dieci province che chiudono in positivo hanno, comunque, un peso limitato sul manifatturiero made in Italy. Al contrario, i rallentamenti riguardano province produttive ad alto tasso di internazionalizzazione che ospitano aziende attive in diversi ambiti e sono accomunate da elevati consumi di energia: da Parma (-50,9%) e Lucca (-43,5%) a Frosinone (-21,9%) e Mantova (-14,5%).

L'alimentare resiste

In questo scenario, c’è un settore che soffre meno rispetto ad altri. Attenzione, non significa che non stia subendo le ripercussioni della tempesta perfetta ma comunque regge: secondo le elaborazioni del Centro studi Tagliacarne, nel comparto alimentare si registrano miglioramenti in entrambi i trimestri e in quasi tutte le province italiane. Scenario confortato anche da dati recenti diffusi dal report di Coldiretti Puglia: le esportazioni di olio d’oliva made in Puglia nel mondo hanno avuto una crescita che si attesta del +40% nel secondo semestre. Performance del commercio estero da gennaio a giugno 2022 positive anche grazie alle ragguardevoli cifre delle vendite dell’olio extravergine di oliva della Puglia in alcuni particolari Paesi. E tra questi un vero salto - hanno spiegato da Coldiretti - si è verificato nel Regno Unito con un raddoppio che evidenzia “come l’export pugliese si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue”.

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