Grano, calo del 15% a livello nazionale: la Puglia resta il primo produttore in Italia

Grano, calo del 15% a livello nazionale: la Puglia resta il primo produttore in Italia
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Lunedì 13 Giugno 2022, 12:22

La produzione di grano in Italia è stimata quest'anno in calo del 15% per effetto della siccità che ha tagliato le rese dal Nord a Sud del Paese. È quanto emerge da una stima della Coldiretti divulgata in occasione dell'avvio della trebbiatura che inizia dalle regioni del sud, dove in Puglia, la Regione dove si concentra la maggiore produzione nazionale, sono stati raccolti i primi chicchi di grano duro. Al nord dall'Emilia Romagna al Veneto si prevede, sottolinea Coldiretti, un calo intorno al 10%, mentre per le regioni centrali la diminuzione potrebbe attestarsi al 15-20%. Ma al Sud si prevede un minor raccolto tra il 15 e il 30% . Per effetto della riduzione delle rese a causa dei cambiamenti climatici, complessivamente il raccolto dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 milioni di tonnellate a livello nazionale su una superficie totale di 1,71 milioni di ettari coltivati. La situazione è preoccupante anche a livello internazionale, con la produzione mondiale di grano per il 2022/23 stimata in calo a 769 milioni di tonnellate. Ciò per effetto della riduzione in Ucraina, con un quantitativo stimato nel Paese di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione.

Grano, i numeri della Puglia

La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 360.000 ettari coltivati e 10milioni di quintali prodotti in media all'anno.

Le migliori varietà di grano duro selezionate da 'Emilio Lepidò a 'Furio Camillò, da 'Marco Aureliò a 'Massimo Meridiò fino al 'Panoramix' e al grano 'Maiorcà, sono coltivate sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano. La domanda di grano 100% Made in Italy «si scontra con anni di disattenzione e abbandono che nell'ultimo decennio - denuncia Coldiretti Puglia - hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull'economia, sull'occupazione e sull'ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall'estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia».

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